fbpx
Connect with us

Taxidrivers Magazine

“Charley Varrick” & “The Outfit”

Tutto il cinema degli anni Settanta. Rubrica a cura di Paolo Gilli

Pubblicato

il

Don Siegel è un regista di cui non si parla mai abbastanza. Certo, viene ricordato per Invasion of the Body Snatchers (L’invasione degli Ultracorpi, 1956) e la manciata di pellicole con protagonista Clint Eastwood, ma trovare un film anche solo mediocre nella sua filmografia è impresa assai ardua. Riconosciuto come uno dei padri del poliziesco moderno e del cinema d’azione in generale, uno dei suoi film più riusciti degli anni Settanta (il suo periodo più ispirato) è lo straordinario Charley Varrick (da noi Chi ucciderà Charley Varrick?, 1973). Un crime movie con venature comiche, che anche a quarant’anni di distanza fa la sua sporca figura.

La trama è la seguente. Charley Varrick, ex pilota acrobatico, passato senza troppo successo alla disinfestazione agricola, organizza un colpo in banca con altre tre persone, tra cui la moglie Darlene e l’amico Harman Sullivan. Le cose però quasi subito iniziano ad andare per il verso sbagliato. Solo due dei quattro riescono a fuggire con il malloppo, ma la vera sorpresa arriva quando scoprono che il bottino si aggira intorno ai 750.000 $. La piccola banca di provincia infatti non è altro che una copertura per la mafia, che la usa per il lavaggio di soldi sporchi e che immediatamente mette un killer sulle tracce dei rapinatori. Appena realizza in che guaio si è andato a cacciare, Charley dà il via ad un piano ingegnoso, che alla fine lo vedrà come the last man standing, anzi come the last of the indipendents (motto che in origine doveva essere anche il titolo del film).

Dove iniziare per cantare le lodi di questo gioiello? Forse, da una delle scene di rapine in banca più belle mai viste al cinema, ripresa e montata con una precisione che andrebbe insegnata nelle scuole. Oppure la sceneggiatura (il film è basato sul romanzo The Looters di John H. Reese) intelligente e ironica, coronata da un twist finale semplicemente meraviglioso. Ottimo è anche l’accompagnamento musicale ad opera del grande Lalo Schifrin, uno dei collaboratori fissi di Siegel in quel periodo. Infine c’è un cast di tutto rispetto, capitanato da uno strepitoso Walter Matthau. Ricordato oggi soprattutto per i suoi ruoli comici, spesso in coppia con Jack Lemmon, da The Odd Couple ai molti classici diretti da Billy Wilder, era in realtà un attore a suo agio in ogni genere di film. In questo contesto vanno citati almeno The Laughing Policeman (passato da noi con il titolo demente L’ispettore Martin ha teso la trappola, 1973) di Stuart Rosenberg e The Taking of Pelham 123 (Il colpo della metropolitana, 1974) diretto da Jospeh Sargent, altre due perle anni Settanta di cui ci occuperemo in futuro. L’interpretazione di Charley Varrick però rimane tra le punte di diamante della sua carriera. Siegel ha poi l’intuizione geniale di affiancargli Andrew Robinson, che per il regista aveva già interpretato l’indimenticabile Scorpio nel primo Dirty Harry (Ispettore Callaghan – Il caso Scorpio è tuo, 1971) e il suo personaggio qui ne è una variante, anche se decisamente meno psicopatica. Il che comunque non gli risparmia di essere pestato a sangue anche questa volta. Un altro volto conosciuto è quello di John Vernon (il rettore Wormer di Animal House, nonché il sindaco di San Francisco in Dirty Harry). Per chiudere infine abbiamo anche uno dei giganti dell’exploitation americana anni Settanta, il roccioso Joe Don Baker (Walking Tall, Framed, Mitchell, Speedtrap) nel ruolo del sicario Molly, completo di pipa e capello da cowboy.

A questo punto non sorprende che il solito Tarantino abbia preso in prestito una delle frasi più memorabili messe in bocca al Marsellus Wallace di Pulp Fiction proprio dal film di Siegel. Allo spettatore il divertimento di scovarla.

Un altro bell’esempio di genere, ma ancora meno conosciuto di Charley Varrick, è il notevole The Outfit (Organizzazione Crimini, 1973), diretto da John Flynn. Diversi i punti di interesse del film, iniziando dal fatto che si tratta di una sorta di semi-sequel del classico Point Blank (Senza un attimo di tregua, 1967). Entrambe le pellicole sono tratte rispettivamente dal primo e dal terzo romanzo della serie creata da Donald Westlake (ma pubblicati sotto il suo pseudonimo Richard Stark), che vede protagonista Parker, un gangster talmente hard-boiled che più hard-boiled non si può. Come già nel film di John Boorman (dove era stato ribattezzato Walker), qui il nostro prende il nome di Earl Macklin.

Rilasciato appena di prigione, Macklin viene a sapere della morte del fratello. Prima di finire in carcere i due, insieme all’amico Cody, avevano infatti rapinato una banca che a loro insaputa faceva da copertura all’organizzazione criminale The Outfit, che di conseguenza mette una taglia sul trio di rapinatori. Macklin e Cody riescono ad evitare i killer messi sulle loro tracce, scoprendo anche i mandanti. A questo punto decidono di rapinare diversi esercizi illegali appartenenti all’organizzazione con il messaggio che smetteranno solo se saranno compensati con 250.000 $. Macklin ha tutte le intenzioni di prendersi i suoi soldi, anche se dovrà andare nella tana del lupo.

Flynn (sua anche la sceneggiatura) rimane molto vicino al romanzo originale, dimostrando di conoscere bene l’universo di Parker/Macklin. Tecnicamente il regista non è certo nella stessa categoria di Siegel, ma era comunque uno che sapeva il suo mestiere. Formatosi sotto Robert Wise (Odds against Tomorrow, West Side Story) e John Sturges (fu regista della seconda unità di La grande fuga), la sua filmografia include il classico exploitation Rolling Thunder (1975, su sceneggiatura di Paul Schrader), Best Seller (1987) con James Woods e Brian Dennehy, Lock Up (1989) con Stallone e Out of Justice (1991) con Steven Seagal. The Outfit infatti ha un bel ritmo che regge fino all’ultima inquadratura. Il punto di forza maggiore del film però è l’incredibile cast, con in testa Robert Duvall (che ci regala una gran bella versione di Parker) e ancora una volta Joe Don Baker, circondato da una stuolo di caratteristi, tra cui Robert Ryan (La sporca dozzina, Il mucchio selvaggio, I professionisti), Richard Jaeckel (conosciuto soprattutto per le sue molte interpretazioni nei film di Aldrich), Timothy Carey (personaggio e attore di culto, di cui parleremo in futuro), Bill McKinney (Deliverance, Rambo, The Shootist, nonché ben sette film di Eastwood) e persino Elisha Cook Jr. (da Il falco a Maltese a 1941 di Spielberg). Nel reparto attrici invece troviamo Karen Black (interprete di classici New Hollywood come Easy Rider, Five Easy Pieces, Nashville fino The House of 1000 Corpses di Rob Zombie) nel ruolo della ragazza di Macklin, e ci preme segnalare la breve comparsata di Sheree North (lanciata nel cinema come alternativa a Marylin Monroe ha poi avuto anche ruoli di supporto in alcuni film di Siegel, tra cui Charley Varrick).

Rivisto oggi, The Outfit rimane un film solido ed è per fortuna reperibile in DVD nell’ormai essenziale Archive Collection della Warner Brothers.

Paolo Gilli

 

Questo Double Bill è dedicato alla memoria di Adam “MCA” Yauch. Grazie per la musica e i ricordi.

Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers