Calabria Movie Film Festival

‘Km 9’ di Filippo Valsecchi – Recensione

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Km 9 è il titolo del primo cortometraggio diretto da Filippo Valsecchi, in concorso al Figari International Short Film Festival e in arrivo oggi al Calabria Movie International Short Film Festival

É stato distribuito da Premiere Film Distribution e prodotto da Wildside e Clemart.

Il corto di Filippo Valsecchi è un interessante spunto per riflettere di fronte all’ineluttabilità del caso, che porta i due protagonisti, interpretati da Alice Benvenuti e Giovanni Toscano, a un destino che mai avrebbero immaginato.

Trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato

Sono le sei del mattino di una giornata d’estate quando, all’improvviso, una Fiat Panda (primo modello) ci passa letteralmente sopra la testa e percorre una lunga strada sterrata di campagna, con in sottofondo il brano di Harry Thumann Underwater Original Version del 1979. All’interno dell’auto vediamo Cloe al posto di guida ed Edo accanto a lei che “molleggiano” a ritmo della canzone.

Sono probabilmente tornati da una festa e vogliono godersi l’alba insieme, tra una canna e l’altra. Colpiti da un improvviso impeto di passione, Edo pratica un cunnilingus a Cloe mentre sono fermi a un semaforo. A quel punto, un’auto della polizia si accosta godendosi la scena. I due poliziotti a bordo fin da subito appaiono molto ambigui, grazie alle ottime interpretazioni di Giuseppe Lo Piccolo e del sempre inquietantissimo Roberto Zibetti.

Dopo qualche secondo, Cloe si accorge dello sguardo morbosamente curioso dei due poliziotti e schiaccia con forza il piede sull’acceleratore, scatenando una loro reazione, quella di inseguire la Panda.

Da qui in poi, numerosi colpi di scena e un’escalation di violenza incontrollata.

Un ottimo corto tarantiniano

Per girare questo bel cortometraggio, Valsecchi si è ispirato a un maestro del genere, ovvero Quentin Tarantino. È abbastanza evidente, infatti, l’ascendenza che il regista di Knoxville ha avuto sul giovane Valsecchi.

Tanto per cominciare, fin dalla quarta inquadratura possiamo notare un dettaglio sui piedi sporchi della protagonista sopra i pedali dell’automobile. I dialoghi no-sense di Cloe ed Edo che risultano funzionali per far capire allo spettatore le sfaccettature dei loro caratteri; il cambio di ruoli tra i due ragazzi in auto e il conseguente cunnilingus (quante volte abbiamo visto al cinema che è il ragazzo che pratica sesso orale alla ragazza mentre è alla guida?), fino allo sguardo voyeuristico dei due poliziotti. Arrivati a questo punto del corto è come se lo spettatore avesse fatto un accordo tacito con il regista, ovvero: d’ ora in poi puoi mostrarmi tutte le incongruenze che vuoi, ci passerò sopra.

Questo patto sacro non potrebbe venire stipulato senza un’ottima presentazione dei personaggi e una regia eccellente. È infatti incomprensibile il motivo per cui Cloe possa avere la cattiva idea di sfrecciare per la strada e farsi inseguire da un’auto della polizia senza volersi fermare, nonostante le avvisaglie di Edo. Forse perché avevano una grande quantità di erba in macchina? Forse perché il cortometraggio è ambientato (probabilmente) nel 1980 e quindi c’è un forte richiamo ai giovani che non riconoscevano l’autorità della Polizia? Forse sì, forse no, ma va comunque tutto bene, perché a fine film scopriremo che aveva ragione lei.

Il finale è tarantiniano che più arantiniano non si può. Filippo Valsecchi, infatti, mostra la vendetta di due donne sui loro carnefici facendo l’occhiolino a film come Grindhouse: A prova di morte e Kill Bill.

I numerosi colpi di scena e la regia dinamica portano lo spettatore a farsi trascinare dagli eventi, proprio come è accaduto ai protagonisti.

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