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Linea d'Ombra Festival

‘The Delay’. La recensione del corto di Mattia Napoli

La storia di Arturo al Linea d'ombra Festival.

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the delay

Presentato al Linea d’ombra Festival nella sezione CortoEuropa, The Delay scritto e diretto da Mattia Napoli vede nel cast Vincenzo Nemolato, Federica Sandrini e Riccardo Leto. La produzione è di 10D Film e la distribuzione affidata a Premiere Film.

Mattia Napoli è un regista e montatore freelance alla prima opera dopo la laurea in Storia del Cinema all’Università degli Studi di Torino.

Con The Delay esordisce in un cortometraggio esilarante e profondo.

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Di cosa parla The Delay

Il corto racconta la storia di Arturo, un interprete. È appena sorto, però, un problema con il suo lavoro: sente i suoni che lo circondano con un certo ritardo. Inizialmente il ritardo è minimo, ma col tempo si fa più consistente fino a metterlo completamente fuori sincrono con la realtà. Un problema che sconta non solo nelle relazioni quotidiane, ma anche in quelle professionali.

Immaginate di andare a una festa dove tutti ballano a ritmo di musica e voi quella musica la sentirete ore dopo. Che suono dare alle cose che ci circondano? È così scontato associare alle cose i suoni che hanno sempre avuto? E se ne avessero altri?

Immaginate, ancora, di essere a una riunione di lavoro e dover far aspettare tutti un minuto per poter sentire la domanda e rispondere. Come reagirebbe il vostro capo?

Queste domande accompagnano lo spettatore fino alla fine del film, quando arrivano i titoli di coda e si ha il bell’effetto straniante per cui non si capisce più se la musica, unico tratto in cui è presente una colonna sonora non diegetica, giunga a noi in ritardo, la stia sentendo anche Arturo, oppure è solo finito il film.

the delay

Il suono

L’ambiente sonoro in The Delay è un personaggio. Svolge un lavoro decisivo, nell’economia del film. Lo spettatore inzia ad empatizzare subito con Arturo che si trova da un otorino a verificare le ragioni del suo problema. È subito chiaro che c’è questo delay. Si comincia a percepire il suono in maniera alterata. In alcuni momenti è sincrono, in altri è ritardato, come sente il protagonista.

Si parte da un silenzio iniziale e poi le uniche cose che si sentono sono i suoni ambientali e le voci (pochissimi dialoghi); niente colonna sonora (salvo sui titoli di coda come accennato sopra). I suoni ambientali sono quelli delle macchine industriali del luogo di lavoro di Arturo, dei passi e degli oggetti.

Arturo proverà a risincronizzare il mondo e proverà a dare agli oggetti dei suoni, per vivere finalmente una parvenza di normalità. È un lavoro che con la fantasia possiamo fare su qualsiasi altro aspetto della nostra vita, non solo con i suoni. Pensare alla sincronia del mondo apre una vertigine da svenimento istantaneo.

Il tempo e lo spazio

The Delay è anche un lavoro sul tempo. Arturo si trova a cronometrare il suo ritardo, segna sul calendario quant’è il ritardo accumulato fino a quel momento, giacché, come si diceva, questo cresce di giorno in giorno e si passa da un secondo a ore. È una messa in forma del tempo. Ma ci si chiede se sia un modo per poterlo riportare indietro, quello presentato in The Delay. Probabilmente no, ce lo sugerisce l’aspetto spaziale del film: il protagonista si trova reagire in luoghi completamente diversi, ore e ore dopo gli stimoli ricevuti, per cui qualcosa è cambiato, siamo in un luogo diverso benché rivivendo situazioni passate. Potrebbe essere la rappresentazione del ricordo e della memoria, più propriamente.

Alla fine la colonna sonora e i titoli di coda ci risincronizzano con il mondo e ci ricordano che il tempo è dimensione aleatoria. O quantomeno ci fanno dubitare se il tempo sia un costrutto umano o una dimensione fisica concreta e inarrestabile.

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  • Anno: 2022
  • Durata: 15'
  • Distribuzione: Premiere Film
  • Genere: Cortometraggio
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Mattia Napoli