“Sorta nostra” un corto sulle tradizioni contadine all’Euganea Film Festival

“Sorta nostra” di  Michele Sammarco  è tra  i cortometraggi in concorso  all’Euganea Film Festival. Sarà proiettato il 30 giugno 2023  presso il Parco cava delle More.   E’ passato precedentemente in diversi festival tra cui il Festival del Cinema Europeo di Lecce e il  CinemAmbiente.  All’IsReal   Festival di Cinema del Reale  di Nuoro  ha vinto il secondo premio prima di  andare all’ HOT DOCS 2023 Canadian International Documentary Festival, tra i più importanti festival di documentario al mondo.

Con “Sorta  nostra” , il giovane regista Michele Sammarco presenta  un prezioso documento sul rapporto tra la terra e gli anziani. I due protagonisti Michele e Maria vengono presentati di spalle in un uliveto abbandonato che è stata  tutta lo loro vita, ora abbandonato dai loro eredi. Si chiedono cosa ne sarà di quella terra tanto amata alla mercè di pioggia e neve imprevista. La storia raccontata dall’autore è semplice ed è  fatta di pochi dialoghi tra i due vecchi, che per inciso sono i suoi nonni paterni. Non succede molto in questo piccolo film, ma è proprio  qui la magia dell’opera.

Un cortometraggio semplice e diretto come i due non attori protagonisti

Con un grande uso di primi piani sui visi rugosi ed espressivi dei due protagonisti,  si racconta la vita quotidiana semplice dei nostri nonni. Il loro mondo è fatto di piccoli gesti quotidiani, come il fare la pasta in casa e accendere il fuoco e tentare, senza alcun risultato di salvare l’oro verde  del Salento.   Seppur abbandonati dai loro figli, i vecchi non mostrano alcuna rabbia  nei loro confronti, ma al contrario accettano l’ineluttabilità delle cose. Nell’ incantevole semplicità  del lavoro presentato all’ Euganea Film Festival si percepisce tutto  l’amore del regista per la terra dei suoi avi. Intatti, il corto si chiude con una dedica e una promessa a Maria Nona Marasco e Michele Sammarco di non tradire mai le suoi radici.

I due protagonisti recitano in dialetto salentino, ma a parlare per loro sono i loro sguardi e i visi rugosi ed espressivi e sembra quasi incredibile che siano davanti alla camera per la prima volta.

Il lavoro  di Sammarco è un elogio della lentezza e una gioia per gli occhi in un tempo in cui tutti corrono senza pensare alla saggezza ancestrale dei nostri nonni.