Alphaville Cineclub propone, dal 2 al 6 maggio 2012 nella sua sede di Via del Pigneto 283 dalle ore 21.00, la rassegna “E’ stato il maggiordomo“, selezione monografica dedicata al rapporto servo/padrone, frequentatissimo nel cinema sin dalle origini, attraverso la visione di cinque lavori d’autore del passato e del presente che maggiormente mostrano le tante ‘facce’ del maggiordomo, figura alla quale sono stati dedicate da sempre pellicole indimenticabili declinate nei generi cinematografici più vari. Anche la televisione sarà presente in rassegna con una delle puntate del famoso Arsenio Lupin, serie di grande successo in cui il maggiordomo in questione è davvero indispensabile , e non solo in casa, per il nostro francesissimo ladro gentiluomo. Discreto e per nulla invadente nella realtà, nella finzione il maggiordomo è assai rilevante ed ha assunto un ruolo importante nella letteratura e nelle arti rappresentative, dove in alcune occasioni introduce gli eventi narrati. Spesso è anche colui che commenta ironicamente gli avvenimenti e si dimostra più intelligente ed arguto dei propri padroni. Ha abitualmente un’aria seria ed imperturbabile, elegantemente distaccata. Nei cosiddetti gialli whodunit è il principale indiziato di un delitto ed è infatti celebre la frase È stato il maggiordomo! che appunto Alphaville ha preso in prestito per dar titolo alla rassegna! Tra i più famosi maggiordomi immaginari come dimenticare l’Alfred Pennyworth dei fumetti di Batman, il Lurch delle strisce de La famiglia Addams, il Battista di Zio Paperone, Sebastian Michaelis, demone maggiordomo nel manga/anime Kuroshitsuji, e i tanti altri , anche televisivi, che hanno rappresentato il vero fulcro delle storie narrate? Il cinema poi ha mostrato e mostra ancora ai suoi spettatori figure di maggiordomi e cameriere necessarie al plot, anzi protagoniste dell’intreccio narrato, come avviene con Riff Raff, maggiordomo di Frank ‘N’ Further nel film The Rocky Horror Picture Show e Stevens, maggiordomo protagonista del romanzo e dell’omonimo film Quel che resta del giorno.
La selezione di Alphaville inizia mercoledì 2 maggio alle 21.00 con la versione originale di Viale del tramonto (Sunset Boulevard, 1950), storia dell’incontro fatale tra una star decaduta ed un giovane sceneggiatore gigolò che accetta di scrivere il copione necessario a segnarne il trionfale ritorno e ne diviene l’amante: insuperata metafora firmata Billy Wilder del “mondo fluttuante” del cinema, sempre sospeso tra realtà e illusione, grandezza e cialtroneria, mostra un cast di protagonisti del muto davvero significativo del tempo che fu, dalla Swanson (“Io sono ancora grande: è il cinema che è diventato piccolo”) a De Mille nella parte di se stesso, al maggiordomo interpretato dal regista/attore viennese Erich von Stroheim, figura fondante dell’epilogo finale.
La serata di giovedì 3 maggio è dedicata a Quel che resta del giorno di James Ivory (1993), in cui il maggiordomo Stevens, splendidamente affidato alle cure di Anthony Hopkins, dopo che la tenuta di Darlington Hall dove ha servito per oltre trent’anni è stata acquistata da un ricco americano, si rende conto che la sua ammirata fedeltà per il padrone era mal riposta e che nella totale identificazione nel proprio ruolo ha fallito la sua vita. Tratto dal romanzo (1990) di Kazuo Ishiguro, giapponese cresciuto in Inghilterra, ed adattato da Ruth Prawer Jabhala che per 30 anni ha scritto per il regista 2 film su 3, è il più malinconico, amaro, politico dei lavori di Ivory. Ha la struttura di una cipolla con tanti strati da sfogliare fino a scoprirne il cuore, una lucida requisitoria verso una classe, un mondo, un modo di vivere.
Venerdì 4 maggio alle 21.00 imperdibile Il servo di Joseph Losey (1963), che inaugura la collaborazione del regista con Harold Pinter, grande ispiratore di parte della sua opera cinematografica. La tragedia dell’assurdo di Pinter, con le sue paranoie di isolamento e minaccia ed il suo minimalismo di comunicazione, viene qui immersa in un impianto stilistico barocco, sovraccarico di oggetti, movimenti, metafore. Un giovane ricco e solo assume un maggiordomo (l’indispensabile Dirk Bogarde) per gestire la sua grande casa. Il giovane e’ un essere amorfo, con un’amica sua pari. Il maggiordomo si rende di giorno in giorno piu’ indispensabile al padrone e lo convince ad assumere anche sua sorella (in realta’ una prostituta sua amante) la quale seduce facilmente l’ingenuo padrone, facendolo rompere con la fidanzata. Quando questi li sorprende a letto insieme li butta fuori e loro se ne vanno deridendolo; ma rimasto solo finisce per richiamarli e lasciarsi umiliare, perdendo man mano dignità e rispetto. Il potere del servo diventa totale, si dà apertamente alle orge, ridicolizzando ed umiliando il suo padrone davanti alla donna. La tensione psicologica, la morbosità decadente, lo straniamento brechtiano, il simbolismo sovraccarico degli oggetti, il dialogo spolpato di fronzoli, l’obiettività senza emozioni della cinepresa trasformano un conte philosophique (il rapporto servo-padrone) in una parabola metafisica (il senso ultimo del potere) ed in una denuncia sociale (la decadenza e la decomposizione della società). Lo stile sintetico e calibrato di Losey è ciò che tiene insieme il racconto e gli dà una forza cinica popolata di sordidi mostri: Mefistofele, la strega, il borghese frustrato. La lotta di potere si esaurisce in se stessa, mostrando raffinatezza e debolezza della dissoluzione.
E’ una donna la protagonista del capolavoro di Luis Bunuel in visione sabato 5 maggio in prima serata ad Alphaville, Diario di una cameriera (1964), in cui la protagonista, assunta in casa di ricchi borghesi, scopre i caratteri perversi di molti degli abitanti della magione. Tratto dal romanzo omonimo (1900) di Octave Mirbeau e sceneggiato da J. C. Carriere, fa del rapporto servo/padrone l’emblema di una caustica e maniacale trasformazione ibrida delle classi sociali, in cui chi comanda e chi viene comandato finiscono per combaciare nell’etica e nella morale. A seguire, alle 23.00, un’episodio a sorpresa di Le avventure di Arsenio Lupin, serial televisivo francese in cui il maggiordomo di Lupin è in realtà l’indispensabile deus ex machina delle fortune del ladro gentiluomo!
Ed infine, domenica 6 maggio, la rassegna ’E’ stato il maggiordomo’ si chiude con l’interessante commedia cilena di Sebastian Silva Affetti e dispetti (2009), in cui protagonista è Raquel (la bravissima Catalina Saavedra), domestica quarantenne in una ricca casa cilena. La nostra da oltre vent’anni vi presta servizio ed in questo lungo periodo si è totalmente annullata nel ligio rapporto con la famiglia dei suoi padroni, non curando altro: si ripete di essere amata dai bambini, cerca la propria unicità nell’essere depositaria di tutti i segreti della casa, ma in realtà è disperata ed il fisico inizia a “protestare”. Nella dialettica hegeliana, il rapporto servo/padrone a un certo punto si ribalta. Qui no!
Girato quasi totalmente in interni, con uno stile che può richiamare il famoso Dogma ma soprattutto il Lars von Trier de The kingdom ed Idioti, fatto di zero musica , fotografia sgranata, tagli fintamente naturali, primi piani improvvisi ed intensi, ricorda tuttavia anche il primo Ferreri, quello de El cochecito, e dimostra con decisione che oggi la serva si identifica al massimo con una serva un pò meno oppressa di lei e dunque impara a non a ribellarsi all’indegna ipocrisia che una volta si sarebbe detta “borghese”, riuscendo a convivere con la frustrazione. La lotta di classe è stata seppellita dall’idea che, in fondo, si possono trovare i propri spazi. Ma è una prospettiva vera o è la vittoria del più forte? Non è forse la verità dei padroni, oramai ‘copiati’ anche in questo dai servi?