La vera guerra in Ucraina iniziò nel 2014, non nel 2022. Seppur limitata soltanto alle regioni del Donbass e della Crimea, l’invasione del territorio di una nazione sovrana avrebbe dovuto far scattare i campanelli d’allarme delle principali nazioni, cosa che non è mai veramente successa fino alla dichiarazione della “Operazione Militare Speciale” indetta da Putin il 24 febbraio 2022. Eppure, i segnali erano piuttosto evidenti. L’abbattimento del volo MH17 sopra i cieli dell’Ucraina il 17 luglio 2014 sarebbe dovuto essere stato un campanello piuttosto rumoroso, che però non fu mai veramente ascoltato.
“Iron Butterflies”, diretto da Roman Libuyi, già regista di War Note (2020) che documenta lo stesso conflitto, fa luce su questo tragico episodio che ha tolto la vita a 298 civili, mostrando come allo stesso tempo i media simpatizzanti dello stato russo abbiano cercato di insabbiare, per poi rigirare la colpa all’Ucraina, le prove inconfutabili della loro responsabilità.
Il film fa uso di immagini, video, intercettazioni radio e notizie di cronaca per tracciare le fasi dell’abbattimento. Mostra anche una dettagliata ricostruzione degli avvenimenti antecedenti il lancio tramite il sistema missilistico antiaereo BUK: da dove provengono i missili, chi li ha trasportati e fino a dove. Costruendo una base che funge da antitesi alla retorica mediatica russa, che passa dall’essere plausibile, a contraddittoria, fino ad arrivare ad essere totalmente folle, mentre le menzogne di quest’ultima vengono sempre di più sfatate.
L’assurdità della violenza
Un gruppo di soldati filorussi festeggia sopra il relitto dell’aereo come un cacciatore in posa col corpo della sua preda, due uomini al telefono arrivano alla realizzazione che l’aereo abbattuto non era militare. L’assurdità fa da padrone nel documentario, che alterna momenti di realtà a momenti di finzione, nella quale tramite momenti di forte simbolismo ricreano i sentimenti dei colpevoli, dei complici, degli ignari, e delle vittime, tornando poi al processo che avvenne tra il 2016 e il 2022 del JIT (Joint Investigation Team), una squadra investigativa composta da membri dei Paesi Bassi, Malesia, Belgio, Ucraina e Australia, e mostrando l’amarezza dei frutti dell’investigazione e delle sue conclusioni. Una condanna in cui tre colpevoli vengono condannati all’ergastolo, ma che probabilmente non dovranno mai scontare neanche un giorno di pena, dato che vivendo in Russia, la loro estradizione è vietata.
Il film è un grido alla giustizia, una mostra del reale e del surreale di una storia che non è ancora veramente conclusa, e che anzi, era solo l’inizio di qualcosa di ancora più grosso.
Collegandosi al conflitto attuale, rivelando la Z russa, simbolo dell’operazione speciale e contrassegno usato dai veicoli russi per distinguersi nel caos della guerra, il film si conclude con una nota ancora più tragica. Una semplice schermata del sito FlightRadar24. L’Europa è quasi coperta totalmente dalla quantità di aerei in entrata e in uscita dagli aeroporti, tranne sopra l’Ucraina, dove rimane un vuoto immobile.