Pruebas di Ardélia Istarú in concorso al 59a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro è un cortometraggio documentario intimo e biografico sugli anni della madre della regista immigrata dal Costa Rica a Parigi negli anni Ottanta.
Partendo da quattro lettere ritrovate dall’autrice scritte dalla madre ai suoi genitori, la giovane e talentuosa regista crea un montaggio emozionale tra le parole della madre con innesti della sua esperienza di emigrante in Europa.
Diviso in quattro quadri, ascoltiamo il dialogo tra le due donne e la lettura delle lettere da parte di Ana mentre scorrono delle immagini ricostruite per rendere visive le sue parole.
Lettere dal passato in Pruebras
Così la prima lettera in cui Ana racconta ai genitori la vita difficile per una giovane donna del Costa Rica in una città ostile con il marito Cesar. Le parole di Ana sono rese con una serie di scene con camera fissa in campo medio che riprendono alcune zone di Parigi. Dalla metropolitana a incroci anonimi, da vicoli su edifici in ristrutturazione a giardini, una moltitudine di persone sconosciute passano davanti all’obiettivo di Ardélia come il suono della voce narrante della madre.
La seconda lettera in Pruebas racconta dell’appartamento in cui i due sposi vivono e la macchina da presa si muove a volte a scatti a volte sinuosa all’interno dell’appartamento (della regista?). Con un’inquadratura stretta, lo sguardo dell’autrice si sofferma sui particolari dell’arredamento. Sono mostrati oggetti vari, intimi, di uso quotidiano. Si sofferma su indumenti, scarpe e fotografie della madre e della famiglia. Dalla moltitudine della folla anonima in cui si sente estranea la protagonista si passa all’intimità della casa.
La terza lettera mette in evidenza la fatica della vita e del rapporto che si sta deteriorando con il marito e la macchina da presa riprende lo stesso stile della prima sequenza. Sono mostrati scorci esterni intorno a un edificio.
La quarta lettera descrive le violenze e le umiliazioni subite dal marito e la fuga di Ana. Il momento più intenso in cui la donna sommersa dai ricordi ha un momento di sconforto che sfocia in un pianto.
Pruebas ha uno stile cinematografico che compie un montaggio visivo profondo
Ardélia sceglie per Pruebas una soluzione molto elegante per tradurre la lettura in immagini. In un bianco e nero molto sgranato, scorrono fotogrammi che dall’esterno passano all’interno di una stanza fino a dettagli di un corpo maschile e femminile. Le immagini sono sovraesposte, metafora visiva dei ricordi sbiaditi, ma allo stesso tempo dolorosi che trasformano in un grumo visivo l’intimità della donna.
Intervallati da un paio di sequenze animate astratte, Pruebras è un piccolo gioiello visivo compatto. Attraverso la madre, la giovane regista indaga le profondità dell’animo femminino in lotta contro una mascolinità tossica e un ambiente culturalmente estraneo e respingente. Pellicola in concorso, Pruebas è un’indagine intima attraverso immagini evocative in cui la grammatica cinematografica è al servizio di uno sguardo partecipe e consapevole.