Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro

‘Bloom’, un viaggio alla ricerca di un luogo mitico

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Bloom di Helena Girón e Samuel M. Delgado, presentato alla 59ª Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro (di cui Taxidrivers è media partner), è un cortometraggio dal forte impatto visivo, che cattura lo spettatore sino all’ultima scena.

La didascalia iniziale ci introduce nell’argomento del film. San Borondón è un’isola mitica che da molti secoli appare e scompare in mezzo all’oceano, localizzata nei pressi delle Canarie. Fra il XVI e il XVIII secolo sono state organizzate numerose spedizioni alla sua scoperta. Allo stesso modo i due registi iberici hanno intrapreso un’esplorazione alla caccia dell’isola, riprendendo con una pellicola in 16 mm, con una videocamera e un ROV (Remotely Operated Vehicle) in grado di filmare i fondali oceanici e, allo stesso tempo, prelevare campioni di flora e di rocce sottomarine. In tal modo Girón e Delgado hanno campionato materiale dalla vetta del monte Tropico, situato a quasi mille metri sotto la superficie marina e considerato l’ipotetica vetta della mitica isola che riaffiorava dai flutti marini.

Un film in cui i dialoghi appaiono inutili di fronte alla grandezza e alla forza della natura

Bloom è un film senza dialoghi, in cui le parole appaiono inutili di fronte alla forza della natura e dove l’unico suono percepito è quello del rumore del vento che soffia incessantemente. Inizialmente osserviamo alcune figure umane che scalano le rocce in riva al mare, piccole figure perse in un paesaggio aspro e inospitale; un luogo in cui la natura selvaggia domina senza lasciare spazio alle miserie umane.

Poi le riprese si spostano sotto il livello del mare, là dove le creature degli abissi – esseri magici dai tratti fantastici – fluttuano muovendosi leggere fra la macchina che l’uomo ha inviato per scandagliare i fondali e asportare campioni di rocce, di alghe e catturando gli stessi abitanti marini che poi verranno refertati e conservati.

I due registi confezionano un gioiellino avvalendosi di una fotografia che esalta il potere delle immagini, virando i colori a volte verso il giallo intenso, altre volte verso il blu o l’arancione del tramonto; catturando lo sguardo dello spettatore che, inizialmente, si trova spiazzato pensando di essere di fronte a un puro esercizio di stile, per poi ricredersi e abbandonarsi alla bellezza del filmato. Un viaggio alla ricerca di un luogo mitico dove, si dice, dimorino le anime dei morti che, forse, si possono anche vedere. Un film alla ricerca della vera essenza del mondo.

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