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Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro

Piera Detassis alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema

La Mala Educaciòn del Maschio Italiano, per raccontare il maschilismo nel cinema italiano.

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Piera Detassis

Alla 59° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema ha preso parte, per il secondo anno consecutivo, Piera Detassis, con un incontro intitolato, La Mala Educaciòn del Maschio Italiano.

Piera Detassis

Una figura centrale per il cinema italiano, Piera Detassis è Presidente e Direttrice della Fondazione Accademia del Cinema Italiano che assegna i Premi David di Donatello. Dal 1997 al 2019 ha ricoperto la carica di direttore responsabile della rivista Ciak e dal 2019 è Editor at large – Cinema & Entertainment del gruppo editoriale Heart Magazine Italia. Dal 2008 al 2011 è stata direttrice artistica della Festa del Cinema di Roma.

“Sono contentissima di essere tornata a Pesaro, perché è il festival dove è iniziato tutto”.

Mostra del cinema: Piera Detassis dà lezione in Piazza del Popolo

Un festival fondamentale e formativo per Piera Detassis

Con queste parole, Piera Detassis esprime la soddisfazione di partecipare al Festival diretto da Pedro Armocida.

Il Film Fest Pesaro è un festival fondamentale e formativo, che ha dato inizio ad un’intera carriera. La Detassis, incontrando  la stampa, ricorda i suoi anni universitari, quando studiava cinema all’Università di Padova e frequentava le lezioni di Piero Brunetta, grandissimo storico del cinema.

“Eravamo agli inizi degli anni Settanta. Gli studenti di cinema erano davvero pochi e io ero tra quelli”.

É frequentando le lezioni di Piero Brunetta, che Piera Detassis viene scelta per partecipare al Festival di Pesaro, dove ha avuto la possibilità di avviare collaborazioni con le più importanti riviste del settore. E così pubblica il suo primo articolo su Cinema & Cinema, Il femminile nel cinema di Alexander Kluge.

Prima di entrare nel vivo e parlare del progetto La Mala Educaciòn del Maschio Italiano, definito dalla stessa ideatrice un gioco, sollecitata dalle domande della stampa, si apre una piccola parentesi dedicata all’attuale situazione del cinema italiano.

La produzione del cinema italiano per Piera Detassis

La crisi, dovuta alla pandemia, ha colpito il cinema in generale, ma gli interventi pubblici sull’estate cinematografica, mirati all’abbassamento del prezzo del biglietto, stanno dando i primi risultati. È questa l’opinione di Piera Detassis, che nota però, la scarsa presenza del prodotto italiano, in ritardo proprio a causa dell’emergenza covid.

Ciò, però, non significa che nell’ultimo anno non siano stati realizzati film di qualità che hanno attirato anche l’attenzione del grande pubblico, come Le otto Montagne, film di produzione italiana, diretto da due cineasti belgi:  Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch.

È questo, secondo Piera Detassis, uno dei titoli di qualità del cinema nostrano nell’ultima stagione.

“Io punto molto sulla Mostra del Cinema di Venezia e probabilmente da settembre in poi saranno pronti i grandi titoli italiani”.

La Mala Educaciòn del Maschio Italiano

Dopo la breve panoramica sulla produzione cinematografica italiana, si entra in merito del progetto presentato alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema.

La Mala Educaciòn del Maschio Italiano ripercorre l’educazione maschile attraverso parole, immagini e sequenze di film, con uno sguardo critico su decenni di rappresentazione di un certo tipo di mascolinità.

Piera Detassis tiene a precisare che questo viaggio nel cinema italiano rientra in un laboratorio già iniziato tempo fa e che gli ultimi eventi di cronaca hanno solo in parte influenzato l’idea originaria.

“L’evento sembra fatto di proposito, considerando gli ultimi fatti di cronaca, ma non è così. Ciò però dimostra l’attualità della tematica”.

Esiste una necessità di rivisitare la storia del cinema senza pregiudizi, cercando di capire come si è costruita l’immagine del Maschio Italiano, spesso maschilista.

È nella Commedia che, secondo Piera Detassis, bisogna concentrarsi. Questo genere senza dubbio ha contribuito a forgiare un certo modello maschilista, ma allo stesso tempo ha creato gli anticorpi per combattere determinati stereotipi.

“Gli interpreti e gli sceneggiatori di quel genere sono riusciti a mettere alla berlina il maschilismo”.

Per la Detassis, in ogni modo, un periodo cruciale per analizzare questa tematica è il decennio tra gli anni Sessanta e Settanta, quando si faceva un certo cinema scorretto, che oggi sarebbe impossibile fare.

 

Sordi, Tognazzi e Mastroianni

Impossibile non ricordare Alberto Sordi in Amore mio aiutami, quando  prende a schiaffi Monica Vitti. Ma poi ci sono Ugo Tognazzi e Marcello Mastroianni, che spesso interpretano un doppio ruolo. Sono spesso immortalati mentre indossano una canottiera, da cui si intravedono i peli del petto, simbolo tipicamente virile. Ma è proprio la virilità che poi viene annullata in vari modi. Come avviene in Sedotta e abbandonata, dove si assiste a un vero teatro di piazza in cui l’uomo manifesta appieno la sua virilità e allo stesso tempo la sua fragilità.

“Poi si arriva ai comici degli anni Settanta. Si inizia con Nanni Moretti, per certi versi anche Carlo Verdone e sicuramente Massimo Troisi”.

Sedotta e abbandonata - LongTake - La passione per il cinema ha una nuova regia

 

Moretti, Verdone e Troisi

Questi tre formidabili interpreti del nostro cinema per la Detassis sono stati i primi a raccontare le difficoltà del maschio italiano nei confronti dell’universo femminile. Basti pensare al comportamento di Michele, il protagonista di Bianca; a quello dei diversi personaggi interpretati da Carlo Verdone nei suoi film, come Leo in Sacco bello e Mimmo in Bianco rosso e Verdone. E infine, Massimo Troisi in Ricomincio da tre e Scusate il ritardo.

Ovviamente ci sono state e continuano ad esserci anche registe donne che sono state capaci di portare uno sguardo diverso sul cinema italiano. Però ciò, secondo Piera Detassis, è avvenuto portandosi dietro qualche contraddizione.

Liliana Cavani e Lina Wertmuller

“Non me la sento di dare dei giudizi su delle donne che in ogni modo si sono affermate in un mondo totalmente maschile”.

Sono state queste le parole rivolte da Piera Detassis alle registe italiane e in particolar modo a Liliana Cavani e Lina Wertmuller. Quest’ultima in particolar modo ha raccontato il grottesco maschile, quasi sempre impersonato da Giancarlo Giannini e così ha ridicolizzato il maschilismo, mostrando il Re nudo in scena. Lo stesso processo avveniva nel cinema militante, che attirava un pubblico di nicchia. Liliana Cavani e Lina Wertmuller, invece, hanno avuto il merito di compiere quest’azione nel cinema industriale e non sarà stato per nulla semplice.

Considerata la tematica sembra d’obbligo la domanda: “Oggi, esiste maschilismo nell’ambiente del cinema italiano?”

La risposta: “Si….e temo che sarà sempre maggiore”.

Piera Detassis prosegue ammettendo che forse oggi il maschilismo è più circoscritto, perché si è venuta a creare una nuova coscienza. Persiste, però, un certo timore provocato dall’affermazione dell’autonomia femminile.

Nonostante la presenza di donne nel cinema italiano sia aumentata, in termini percentuali resta inferiore agli altri Paesi, come per esempio la Francia. Esistono anche qui da noi interventi per favorire la produzione cinematografica da parte delle donne…

“Ma restiamo un Paese poco abituato all’autonomia femminile. D’altronde veniamo da un patriarcato molto radicato, attraverso la famiglia”.

 

 

 

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