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Cannes

Italian Film Commission. Intervista esclusiva a Cristina Priarone e Paolo Manera

A Cannes durante Cappuccino with the Italians abbiamo avuto il piacere di conversare con il Presidente e il Vice Presidente di IFC. Abbiamo parlato di coproduzioni, Tax Credit, cinema a km 0, politiche a sostegno dell’audiovisivo e dialogo con le Scuole.

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Italian Film Commission

Durante il Festival di Cannes, nel magnifico Italian Pavillion, ospitato all’interno dell’ Hotel Barriere Majestic, abbiamo incontrato Cristina Priarone – direttrice della Roma Lazio Film Commission qui in veste anche di Presidente della Italian Film Commission – e Paolo Manera, direttore di Film Commission Torino Piemonte e Vice Presidente di IFC insieme a Maurizio Gemma.

L’occasione era quella di un incontro chiamato Cappuccino with the Italians, con una interminabile fila di operatori del settore in attesa del cappuccino…

L’obiettivo di questo incontro è spiegare al pubblico di una rivista di critica cinematografica quali sono le persone che nel cinema lavorano per muovere il mercato. Vorremmo fosse spiegato dalla voce dei protagonisti che il cinema è una industria e farlo al festival di Cannes, che coniuga cinema e mercato, ci sembrava il luogo ideale.

Paolo Manera: La prima Film Commission nasce decenni fa in America. L’idea di partenza era quella che ci fosse una struttura, un’agenzia, che in qualche modo facesse da supporto, in un dato territorio, con alcuni servizi, fornendo informazioni e strumenti di comunicazione. Le Film Commission promuovono le location, i servizi, le case di produzione, i professionisti in loco. Possono dare supporto ai produttori per fare da attrazione e nello stesso tempo aiutano le industrie locali a crescere facendo sì che un territorio sia rappresentato.

Vorremmo far capire ai nostri lettori come le Film Commission lavorano in sinergia per promuovere l’Italia come sistema paese e non come entità regionali separate. Quali sono i vostri piani per fare sinergia tra regioni e apparire compatti nei confronti della scena internazionale? Ci sono anche network internazionali?

Paolo Manera: Sì, certo, ci sono anche organizzazioni sovranazionali, quelle europee che lavorano a sostegno del cinema come la European Film Commission. Oltre a questo esiste una Film Commission a livello internazionale. Per noi è importante che ci sia un’associazione italiana specifica con l’obiettivo di sviluppare l’industria cinematografica. Invece di avere un’unica agenzia centrale a Roma, le regioni sono diventate autonome, ma allo stesso tempo collegate tra loro perché ogni regione ha una sua specifica non solo paesaggistica … Nello stesso tempo è importante fornire un’immagine unita del Paese, per attrarre ad esempio produzioni estere, perché è più probabile che una casa di produzione pensi di venire in Italia piuttosto che in una particolare regione. Poi, da lì si declina la location più adatta. L’Italia è un osservatorio straordinario, non solo di luoghi ma anche di persone, cibo, qualità della vita che tutto il mondo in qualche modo ci invidia. Tutto questo ha una potenzialità enorme.

Nel corso del tempo grazie alle Film Commission si sono strutturate una professionalità e una industria di tradizione locale che, da una prima fase più pioneristica, si sono sempre più evolute.

Oggi alcune zone d’Italia sono diventate un continuum di set cinematografici; basta pensare a Roma, come esempio…

Cristina Priarone: In Italia le Film commission esistono dagli anni 90, ma il punto di svolta è stato il 2016, quando per la prima volta, grazie alla Legge Cinema, è stata utilizzata l’espressione Film Commission.

È stata riconosciuta, grazie al lavoro dell’associazione, ed è stato stabilito debba essere pubblica, regionale e senza fini di lucro per evitare che qualcuno ne usi impropriamente il nome per vendere servizi.

Quindi voi siete un tramite per far arrivare dei finanziamenti alle produzioni?

Cristina Priarone: Noi siamo l’ente che a livello regionale coordina una serie di politiche a sostegno dell’audiovisivo, offrendo servizi e gestendo o collaborando a finanziamenti. E attivando iniziative di formazione.

Collaborate anche con le università?

Cristina Priarone: A volte sì! Le Film Commission sono nate per fornire assistenza a 360 gradi, quando le produzioni sono uscite dagli studi, in America negli anni Cinquanta. Dopodiché la loro attività di assistenza sul set è diventata solo una parte (occupazione suolo pubblico …) nel lavoro di intermediazione tra il mondo delle produzioni e la parte operativa.

Questo è stato l’inizio.

Poi, attraverso i fondi regionali, si sono aggiunte le altre attività: formazione del pubblico, lavori sui Ministeri, iniziative sulla sceneggiatura, corsi sulla formazione, training. Facciamo tantissime attività, come quella di gestire le anteprime dei film che noi sosteniamo. Quindi l’espressione Film Commission si è allargata per definire l’ente che si occupa del cinema a 360 gradi. In  alcune regioni gestiscono anche festival come accade con la Apulia Film Commission.

Ti faccio un esempio per capire meglio le nostre attività. In quanto direttore della FC Roma Lazio sono molte le attività e i progetti che cerco di attivare, iniziative come quella lanciata dal Ministero e che abbiamo vinto come Associazione.

Abbiamo vinto un bando di settantamila euro per la formazione degli insegnanti.

Questi  sosterranno i ragazzi e li stimoleranno ad andare al cinema per imparare a leggere un film, conoscere i vari mestieri che fanno parte del mondo del cinema, imparare a decodificare il linguaggio cinematografico.

Questo fatto è un moltiplicatore. Un conto è formare i ragazzi, un altro è intervenire sugli insegnanti che formeranno tanti ragazzi generando un effetto che durerà molto più a lungo.

Ad oggi le Film Commission sono venti, quando ci sarà il Molise saranno ventuno.

Quali sono i piani delle Film Commission nei confronti dell’ambiente per creare una produzione sostenibile e fare in modo che i set non impattino a livello negativo sull’ambiente e sul paesaggio?

Diversi e in diverse regioni. Con Roma Lazio Film Commission, per esempio, abbiamo un progetto sugli alberi secolari grandi patriarchi.

Abbiamo iniziato una partnership per promuovere questi alberi come location straordinarie o ispiratori di storie.

Abbiamo organizzato un convegno di scenografi e sceneggiatori insieme a Erri De Luca per lanciare questa mappatura dei grandi patriarchi del Lazio. Il progetto è arrivato in finale tra i cinque migliori progetti sulle location nel mondo.

Per andare verso il futuro, che impatto avrà secondo voi la nuova legge sul Cinema?

Cristina Priarone: Non abbiamo ancora elementi ma siamo molto fiduciosi. Le informazioni che abbiamo fino ad adesso ci fanno ben sperare per il futuro.

Ho notato che nell’ultimo anno molti operatori, ad esempio dell’area franco- belga, hanno scelto l’Italia per produrre i loro film. L’Italia per loro è estremamente interessante dato che possono accedere al tax credit al 40%, alle location tra le più belle al mondo e alla possibilità delle produzioni minoritarie. Come funzionano le co-produzioni minoritarie? Mi sembra di capire che con il fondo per le coproduzioni minoritarie, i coproduttori internazionali sono favoriti a lavorare con l’Italia. In quest’ottica, il lavoro di promozione delle Film Commission verso l’estero diventa uno strumento essenziale di supporto alle produzioni. Qual è il vostro piano d’azione al riguardo?

Cristina Priarone: Le co-produzioni minoritarie sono fondamentali perché rappresentano il volano dell’industria cinematografica, sono la crescita per gli operatori del settore. Il fondo di coproduzione vale dieci milioni di euro l’anno, una cifra importante nell’ottica di far arrivare i soldi ai produttori, a patto che agiscano in chiave internazionale.

Quindi i dieci milioni di euro sono per produttori italiani del Lazio che hanno coproduzione minoritaria estera?

Cristina Priarone: è un fondo nato sei anni fa, con lo scopo di far crescere il settore e che ha aumentato le coproduzioni Italia perché crea una rete, aiuta l’operatore italiano ad essere in un campo internazionale di rapporti di affidabilità, di riconoscibilità.

Esistono degli studi che diano dei parametri dei moltiplicatori, della resa dell’investimento nel cinema?

Cristina Priarone: Sì, esistono degli studi che risalgono a un po’ di anni fa, perché misurare le ricadute è molto complesso. Esiste una regola di base che dice che se tu dai un euro al cinema te ne tornano tre, ovviamente da declinare nelle varie realtà.

La coproduzione è la chiave fondamentale. L’iniziativa che IFC Italian Film Commissions ha proposto questa mattina, Cappuccino with the Italians, viene organizzata qui in Francia, al festival di Cannes che ha un mercato grandissimo, oltre che a Berlino e al Mia di Roma, proprio per creare queste connessioni internazionali che possano agevolare incontri e possibili coproduzioni nel nostro paese.

Qual è il legame tra le Film Commission e Italian Pavillon?

Cristina Priarone: Italian Pavillon è del MIC, di Cinecittà, Anica ed Apa. Con Italia film Commission c’è un legame stretto e partecipiamo sempre alle loro iniziative che apprezziamo molto. Le iniziative che nascono in queste occasioni durante i festival internazionali all’Italian Pavillion portano sempre moltissimi contatti importanti per le coproduzioni minoritarie.

Da che soglia percentuale si considera una coproduzione minoritaria?

Cristina Priarone : apartire dal 10%. È la regola europea.

Come é andato il Progetto CINEMA A KM Zero A scuola con le Film Commission? Lo ripeterete e potete dirci come si é svolto e quali erano le finalitá?

Cristina Priarone: Il cinema a Km 0 è il progetto di formazione del pubblico del futuro e degli insegnanti per i quali, nell’unione di cinque Film Commission (Lazio, Campania, Friuli, Trentino e Marche) abbiamo fatto un bando con l’associazione.

L’attività ha visto la formazione degli insegnanti per l’analisi dei film in base al mestiere di Film Commission. Quindi, analizzando i vari mestieri del cinema, l’impatto sul territorio, le ricadute a livello ambientale cercando in ultima analisi di fornire una visione anche del dietro le quinte di un film.

È un progetto che rifaremo sicuramente perché è andato molto bene…un progetto bellissimo.

Paolo Manera: Questo tipo di attività è molto importante. Ci sono tante scuole di diverso livello che credono nell’importanza di insegnare agli studenti che cosa c’è dietro la macchina cinema, ovvero l’industria e la filiera dell’audiovisivo.

Le Film Commissions, per loro natura, hanno un dialogo trasversale con tutti: dagli esordienti che realizzano i primi cortometraggi fino alle produzioni di kolossal hollywoodiani.

Siamo presenti, seguiamo e conosciamo tutte le fasi e gli interlocutori intermedi.

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