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‘A guerra finita’, l’utopia morale di Simone Massi

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In 4 minuti e 20 secondi (questa la durata del cortometraggio A guerra finita), Simone Massi fa un sunto perfetto della crudeltà della guerra, con uno stile duro che richiama l’insensibilità della guerra stessa.

Il regista, nonché disegnatore e animatore, già vincitore di un David di Donatello nel 2012 e di due Nastri d’Argento nel 2014 e nel 2015, utilizzando transizioni animate forti ed estremamente intelligenti, prende spunto dai più grandi conflitti mondiali, creando quel fil rouge di violenza moralmente ignobile che colpisce le vere vittime di tali conflitti, ovvero i civili.

Il viaggio, o per meglio dire, l’incubo animato, si conclude con l’immagine di un bambino che guarda lo spettatore come per chiedere aiuto. Sguardo che viene sostenuto dal voice over di Gino Strada, persona a cui è stata dedicata l’opera, che espone le sue lucide e condivisibilissime idee sulla follia della guerra.

Io credo che l’abolizione della guerra, come è stata l’abolizione della schiavitù, sia il più grande compito culturale che ha di fronte l’umanità oggi.

Questo il finale che del corto, già presentato in anteprima durante la Mostra Internazionale di Venezia dello scorso anno e al Flaiano Film Festival di Pescara pochi giorni fa e che arriva oggi al Vertigo film festival di Milano

É un corto meravigliosamente utopistico, così come il pensiero genuino e sognante di Gino Strada, che regala all’opera, e conseguentemente allo spettatore, una leggera ventata di speranza, seppur, ahinoi, solamente utopica.

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