In occasione della prima giornata della rassegna pescarese Il Flaiano in Sala, che anticipa il festival omonimo, è stato presentato, con la presenza del regista Alessio Consorte, il documentario d’inchiesta Il guerriero mi pare strano.
Il film in questione è praticamente uno spin-off, nonché conseguenza naturale del suo lavoro precedente, ovvero Decumano Maximo, documentario in cui il regista abruzzese narra la misconosciuta ‘Guerra sociale’, conflitto che vide opporsi i popoli italici preromani. Infatti, è proprio durante la lavorazione di questa opera che Consorte rinviene un cimelio, più precisamente una misteriosa lettera, dove si evince che la famosissima statua del Guerriero di Capestrano è in realtà un falso, instillando nella sua mente un dubbioso tarlo sulla presunta veridicità del Guerriero. Un dubbio che non è passato inosservato alla Soprintendenza la quale, a seguito delle riprese incriminate riguardanti la lettera della discordia all’interno del documentario Decumano Maximo, ha diffidato Alessio Consorte. Eppure il regista pescarese non ha paura di dire ciò che pensa e se, con il documentario precedente aveva colmato un certo gap storiografico riguardo i popoli italici, con Il guerriero mi pare strano prende il dubbio instillato antecedentemente e mette in discussione la famosa statua e chi sostiene che sia l’emblema per eccellenza dei Vestini, dedicando un’intera pellicola allo studio del ritrovamento, portando all’attenzione del pubblico delle prove a suo favore, fino a raggiungere un risvolto incredibile nel finale del film teorizzando, attraverso un parallelismo azzardato, una connessione tra la statua del Guerriero di Capestrano e una delle figure più controverse della politica italiana e non.
L’intervista
Quanto è stato complesso fare questo lavoro di ricerca?
È stato incredibilmente complesso, perché qui si entra nel tunnel della “legge dell’ostracismo”, dove sono stato messo alla gogna dal mondo accademico, il quale non ha mai fornito la controprova di quello che io cercavo. E lo cercavo perché avendo dei dubbi, delle domande, volevo andare a fondo della questione. Loro, invece di rispondermi e di collaborare insieme in maniera pacata per cercare una risposta a questa controversia, mi hanno sempre infangato e questo non è bello anche perché il dubbio è alla base della ricerca scientifica per raggiungere una consapevolezza maggiore, perché il vero interesse comune è la veridicità delle cose, e in questo caso del Guerriero di Capestrano.
Invece, a parte la diffida della Soprintendenza per le riprese di Decumano Maximo, durante le riprese di questo documentario hai dovuto affrontare altri ostacoli dai vari organi?
In realtà no, perché ho fatto tutto in silenzio e nessuno si aspettava che uscisse un documentario del genere tutto incentrato sulla presunta veridicità della Statua. E nel momento in cui ho annunciato, improvvisamente, l’uscita del film non mi hanno creduto, addirittura burlandomi, tanto che sul web qualcuno ha manomesso la locandina del film. Ma io comunque non ho mai avuto problemi a dire le cose come stanno, perché, secondo me, è giusto che il pubblico abbia la possibilità di conoscere se il Guerriero è autentico oppure no e la mia inchiesta dice di ‘no’. Se loro vogliono provare il contrario possono sempre dimostrarlo.
Secondo te perché c’è questa reticenza a far emergere la verità?
Sinceramente non lo so. Forse il fatto che di mezzo ci siano tanti studiosi, tanti professori universitari magari c’è una certa difficoltà ad accettare a scardinare la figura del Guerriero, ma ahimè se c’è bisogno di fare una revisione oggettiva, si fa e basta.
E invece riguardo a progetti futuri?
Ho un altro documentario sulla viabilità abruzzese, tratta dallo studio della Tabula Peutingeriana e ne sentiremo delle belle anche lì!
Non ne dubito!