In anteprima mondiale al Biografilm festival 2023, l'on the road diretto da Vittorio Bongiorno e raccontato dal figlio Giulio arriverà prossimamente su Sky arte
Presentato ieri in anteprima mondiale al Biografilm sezione Art & Music, Ask the sand – Can we change the future? è un documentario scritto e diretto da Vittorio Bongiorno.
“Essere e avere” è il tema su cui ha deciso di soffermarsi il festival, un interrogativo sul futuro attorno al quale ruotano gli undici giorni di Biografilm. Taxidrivers lo segue come media partner.
Ask the sand si inserisce in questo scenario semantico. Un viaggio on the road alla ricerca dell’utopia dell’architetto Paolo Soleri. Un’occasione per rinsaldare il rapporto padre-figlio e riflettere sul domani della relazione tra uomo e natura. Hanne Sue Kirsh, Tim Bell, Mary Hoadley, Paolo Soleri, Mario Cucinella e Giulio Bongiorno sono le voci e i volti del racconto. Il film si giova della fotografia di Nicola Cavalazzi, del montaggio di Angelica Gentilini e della curatela musicale di Giulio e Vittorio Bongiorno.
Prodotto da Giangiacomo De Stefano e Vittorio Bongiorno per Sonne Film e Milk Korowa Film e realizzato con il contributo di Emilia Romagna Film Commission, Farm Cultural Park e Sky Arte. Il film sarà prossimamente su Sky Arte.
Ask the sand, in Arizona sulle tracce di Paolo Soleri
Una voce introduce e accompagna il viaggio. Vittorio Bongiorno pronuncia sin da subito una parola che ricorre spesso in Ask The Sand.
Facciamo un viaggio verso l’utopia, dal greco uo τόπος (non luogo), assetto politico sociale religioso che non trova riscontro nella realtà, modello non realizzabile, astratto; società perfetta proiettata in una dimensione spazio temporale indefinita, nella quale uomini e donne dovrebbero poter realizzare una convivenza felice.
Il regista guida nel deserto dell’Arizona insieme a suo figlio Giulio. Si muovono alla scoperta di Arcosanti, città pragmatica e futuristica progettata nel 1970 dall’italiano Paolo Soleri (1919-2013), allievo di Frank Lloyd Wright. Non sanno ancora cosa troveranno e neanche cosa riserverà la fine del percorso. Paolo Soleri è innanzitutto un visionario, forse un’utopista ma con un’idea antica e luminosissima dell’architettura come pratica di accordo con la natura.
Il lungometraggio ne percorre opera e pensieri a suon di immagini e racconti. Arcosanti è uno dei progetti della Fondazione Cosanti, il cui titolo richiama le parole “anti o prima” e “cosa”, frutto di una visione antitetica al materialismo e allineata ai ritmi naturali del pianeta. “Un laboratorio più che un’utopia”, lo definiscono i suoi collaboratori. L’idealismo di Paolo Soleri coincide con l’aspirazione a una vita materialmente frugale, ma ricca di esperienze.
Dalla voce dell’architetto:
Se vogliamo evolverci da qualcosa che abbia una certa quantità di vita in qualcosa che ha più vita, bisogna progredire in qualcosa che da più semplice diventa più complessa, è necessario. È la linea dell’evoluzione e bisogna accettarla.
Il documentario indugia sulla definizione corretta delle parole. Per porsi le domande giuste. Oltre al sostantivo utopia, ci si interroga sull’origine dell’architettura. Qualche centinaio di anni fa l’uomo ha perso la complicità con la natura, tentando di generarne una nuova attraverso le costruzioni umane. Paolo Soleri intuisce questo scenario nel 1970, Ask the sand lo coglie mettendosi in viaggio verso quell’intuizione. Urge un nuovo equilibrio, tornare indietro sembra indispensabile per capire come orientare il futuro.
Ask the sand, il domani è nella relazione
La storia è raccontata in prima persona da occhi, riflessioni, disegni e musica di un giovane uomo, aspirante architetto. Suo padre lo scruta, lo stuzzica, gli lascia spazio. Si fida del suo fiuto, asseconda le sue sollecitudini. Vittorio Bongiorno è prevalentemente dietro alla macchina da presa, ad osservare suo figlio relazionarsi con l’analisi del passato per un’idea di futuro. L’equilibrio dentro e fuori l’inquadratura è tutto giocato sulla relazione: tra ieri e domani, tra padre e figlio, tra generazioni differenti, tra uomo e natura. La vertigine è ben rappresentata dallo sguardo vigile, sognante e preoccupato di Giulio, suo figlio, umanità dell’avvenire. Il “paesaggio” pensato da Soleri è il punto di contatto tra architettura ed ecologia, con una stratificazione strutturale che fa echeggiare l’antichità greca, con anfiteatri, volte e luoghi di ritrovo e stimolo collettivo.
Il film va però oltre simbolismi e connessioni dal tenore giustamente politico. È il ritratto intimistico della relazione tra un padre e un figlio, vissuta nella sua natura più propria: il movimento, la trasformazione, il distacco. Dalla ricerca di una città immaginaria e incompleta a un’esplorazione della dualità, passando per le distese sconfinate del deserto e del mare d’America.
“Non chiedo altro alla sabbia del deserto che di darci questa bellezza”. Che rinunce vogliamo fare per essere liberi e per ricominciare a dialogare con la natura? Forse essere e avere tempo, procedere con grazia e armonia, inseguire un miraggio.
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