È stato recentemente pubblicato il numero 604 della rivista di studi cinematografici “Bianco e Nero” – edita dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma (CSC) in collaborazione con Edizioni Sabinae -, a cura di Enrico Magrelli e interamente dedicato alla grande regista Liliana Cavani.
“Bianco e Nero”, in tal modo, dopo aver celebrato nel numero precedente le figure di Francesca Calvelli e Marco Bellocchio, prosegue nel percorso rievocativo di quelle eccellenze che hanno studiato e si sono diplomate presso lo stesso CSC.
Il numero 604 del prestigioso periodico di cinema è perlopiù costituito da una lunga intervista che la cineasta emiliana ha rilasciato allo stesso Magrelli.
Si tratta di un piacevole dialogo dai toni amichevoli in cui la Cavani ripercorre la sua vita e la propria carriera prendendo le mosse dall’infanzia nella sua bellissima Carpi.
Emergono, così, ricordi intimi, vicende personali. Compaiono, sul filo della nostalgia, figure del suo passato: il padre architetto, conosciuto soltanto a dodici anni, la madre con la quale va al cinema ogni domenica, la famiglia materna antifascista a cui deve il suo “interesse sociale, la curiosità per ciò che accade nel mondo”.
Seguendo un percorso cronologico lineare, si arriva alla Liliana adolescente e quindi alla ragazza che, dopo la scuola di avviamento tecnico, frequenta dapprima il liceo classico a Modena, e quindi la facoltà di Lettere Antiche a Bologna.
È da qui che, una volta laureata, la giovane Cavani parte per Roma dove, dopo essersi diplomata in regia al CSC, rifiuta un posto fisso alla RAI. Si tratta dell’evidente manifestazione dello spirito libero della regista, che preferisce collaborare da “esterno” con la televisione di Stato.
Ed è così che prendono forma, nei primi anni Sessanta, i suoi bellissimi documentari, seguiti nel 1966 dal primo film tv Francesco d’Assisi.
La regista ripensa al proprio percorso artistico raccontando aneddoti e retroscena. Spesso si sofferma sugli aspetti tecnici delle sue opere. E di certo non manca il ricordo affettuoso di quegli attori e collaboratori che l’hanno affiancata nel suo lungo cammino.
Si tratta di un dialogo che procede sul filo del tempo e della memoria, e che ci porta dalla seconda pellicola Galileo sino al suo film più conosciuto, Il portiere di notte. E poi ancora avanti con Al di là del bene e del male, Interno berlinese, Francesco (seconda pellicola sul santo assisiate).
L’intera produzione cavaniana si ricompone sino a Il gioco di Ripley, ai film per la televisione degli anni Duemila, alle regie delle opere liriche.
Giungiamo così ai nostri giorni, dopo un affascinante, immersivo racconto che attraversa quasi tutti i novant’anni della vita della grande cineasta.
Un racconto ricco di emozioni, visioni, personaggi. Un racconto proiettato nel futuro, a quel nuovo film intitolato L’ordine del tempo, tratto dall’omonimo libro dello scienziato Carlo Rovelli.
Il numero 604 di “Bianco e Nero” è completato e arricchito da alcuni importanti saggi sul percorso artistico della regista emiliana, nonché da un’intervista allo stesso Carlo Rovelli.
Taxi Drivers ne consiglia vivamente la lettura