Marina Pleasure Serial altro non è che un consistente cofanetto distribuito dalla U.Mida Films (nomen omen!) sul finire del 1985. Un opportuno passe-partout per comprendere la rilevanza di Marina Hedman Bellis, meglio nota come Marina Frajese, nel porno italico.
Il cofanetto, ormai fuori catalogo, consta di 19 “perle” filmiche, con numerazione 401-419. Nelle riviste di settore il suddetto era reclamizzato come COLLANA AZZURRA.
La U.MIDA FILM è orgogliosa di presentare nella sua nuovissima «collana azzurra» la fantastica Marina Frajese; l’unica, vera, grande pornostar in una straordinaria collezione di 19 videocassette indimenticabili. La nostra Marina (quella con le tette, non quella con le navi da guerra), vi farà letteralmente esplodere lo slip dall’eccitazione con questa fantastica, irripetibile «collana azzurra». Il più bel regalo U.MIDA Film per i suoi spettatori più esigenti.
Queste 19 Vhs hanno tutte la medesima composizione grafica. Custodia rigida con copertina a sfondo blu e un – mortificante – arcobaleno che solca, nella parte superiore, il retro e il fronte della copertina. La piccola foto di una radiante – e giovane – Marina, sulla già menzionata iride, funge da “sigillo” di garanzia. Sul fronte uno stimolante fotogramma estrapolato – si suppone – dal film in questione; sul retro un riquadro con la lista dei titoli che compongono il cofanetto.
Un voluminoso The Best che copre il primo lustro del porno nostrano (1980-1985), messo in commercio quando Marina era all’apice della carriera. Ma da lì a un paio d’anni scalzata dalle nuove e più mediatiche pornodive Cicciolina e Moana.
Pin Pon
Breve biografia di Marina
Le schede biografiche riferiscono che Marina Hedman Bellis è nata a Göteborg il 29 settembre 1944. I documenti presso l’anagrafe italiana, però, svelano che il reale genetliaco è l’11 giugno 1941. Tre anni in più che nel mondo dell’hard fanno una grossa differenza. Negli anni Sessanta svolse il lavoro di hostess sugli aerei di linea svedesi. Per poi smettere quando si sposò, in Svezia, con il giornalista italiano Paolo Frajese (1939-2000), con cui ebbe due figli: un maschio e una femmina.
Marina Hedman è stata espressione esemplare della bellezza scandinava: fluenti capelli biondi, pelle delicata e fisico giunonico. Il desiderio erotico svedese rappresentato prepotentemente da Anita Ekberg nell’episodio Le tentazioni del Dottor Antonio (1963) di Federico Fellini, con la Hedman giungeva a definitivo compimento. Diviene totalmente pornografico.
Da sempre intenzionata a diventare una star, iniziò come fotomodella e, dopo la separazione dal marito, a muovere i primi passi nel cinema. L’anno d’esordio (1976) già caratterizza la sua futura doppia carriera artistica: comparsa – propensa al nudo – in pellicole mainstream, protagonista indiscussa nell’hard.
In quell’A.D. 1976, Marina esordisce nella commedia Donna…cosa si fa per te (1976) di Giuliano Biagetti, per poi apparire in La pretora di Lucio Fulci e con Edwige Fenech, Marina recita la piccola parte di un’attrice di clandestini filmini hard: è la Regina in una versione porno casareccia di Biancaneve e i sette nani. Molto più interessante la sua apparizione nell’erotico Emanuelle in America (1976) di Joe D’Amato, terzo capitolo apocrifo ricavato dal personaggio creato dalla scrittrice Emmanuelle Arsan. La Hedman appare in una scena hard girata ad hoc per il mercato estero: una fellatio con coito – in primo piano – all’aitante Rick Martino.
Un rafforzativo espediente distributivo frequentemente utilizzato nelle pellicole erotiche italiane degli anni Settanta. Uno stratagemma non dissimile a quello usato durante gli anni Cinquanta e Sessanta. Ad esempio, i famosi extra della commedia Due notti con Cleopatra (1954) di Mario Mattoli e con Alberto Sordi. Nelle copie estere una giovanissima e ancora sconosciuta Sophia Loren esibiva il prosperoso seno discinto.
Nel volenteroso prosieguo della carriera cinematografica tradizionale, Marina fu poi figurante nelle pellicole d’autore Primo amore (1978) di Dino Risi e La città delle donne (1980) di Federico Fellini ; e comparsa in Fantozzi subisce ancora (1983) di Neri Parenti, nel ruolo della “Contessa”, amante (in verità mignotta assoldata per la villeggiatura) di Calboni (Riccardo Garrone). Però tra le diverse pellicole mainstream, una menzione a parte merita il dramma psicologico/erotico Le mani di una donna sola (1979) di Nello Rosati. Marina è per una volta protagonista, nel ruolo – impegnato – della contessa Eugenia Fabiani. Lesbica e immorale, sarà punita crudelmente.
È apparsa anche in alcune avventure dell’Ispettore Giraldi, nella serie dei delitti. Tra queste pellicole è opportuno citare la simpatica (parodica?) comparsata in Delitto sull’autostrada (1982) di Bruno Corbucci. Nico Giraldi (Tomas Milian) è nascosto dentro un confessionale per poter riferire in incognito l’indagine al Commissario Trentini (Marcello Martana). Successivamente ascolta il pentimento di una moglie fedifraga (Marina Hedman) che gli confessa, pensando che dietro la grata ci sia un prete, gli incessanti tradimenti con chiunque gli capiti a tiro. Di tutta risposta Giraldi la invita ad andare con il marito a Bologna, dove c’è la fiera delle vacche e dei bovini. E chiude il consiglio con un sentito:
“A zozza!”
Infine, non va dimenticato che Ciprì e Maresco l’avrebbero voluta in Totò che visse due volte (1998), per ricoprire il ruolo della Madonna. Al di là del loro atto provocatorio, tale scelta era per sottolineare come l’attrice sia a tutt’oggi un’icona sacra da venerare. Da quando Marina ha abbandonato il cinema, nel 1991, si è completamente eclissata nella sua villa nei dintorni di Roma, negandosi anche a qualsiasi intervista.
Delitto sull’autostrada
Marina: zia, mamma, moglie, dottoressa…
In Marina Pleasure Serial, lacerto di una proficua carriera di pornostar, si evince come i ruoli più congeniali dell’attrice siano stati quelli di signora quarantenne avvezza al sesso. Personaggi funzionali alla sua età ormai di donna matura, tenendo in conto la reale data di nascita (1941). Ma anche del suo fisico, che lentamente diveniva meno slanciato e più cascante.
La zia svedese è il più fulgido esempio, nonché un classico nella vasta filmografia di Marina. Il titolo condensa due sogni sessuali: il desiderio erotico che deriva dalla figura di una zia, e l’immaginario sessuale che comporta il paese scandinavo. Mentre la trama si riallaccia a quelle commedie erotiche degli anni Settanta, che avevano come tema pruriginoso lo svezzamento sessuale in ambito familiare borghese. Tipo Grazie… nonna (1975) di Marino Girolami, con protagonista Edwige Fenech; Innocenza e turbamento (1974) di Massimo Dallamano, nuovamente con la Fenech. Oppure, per citare un titolo nobile e “seminale”, Grazie zia (1968) di Salvatore Samperi e con la “Milf” Lisa Gastoni.
Però Marina è dedita zia, che vizia sessualmente con cura il nipote, anche in Sesso allo specchio. In questo misero hard, interpreta Gioia, una delle due procaci zie (l’altra è la mora Ashley Queen), che l’aitante nipote Giuliano (Giuliano Rosati) dovrà scegliere come tutrice per amministrare il patrimonio ereditato dal padre, perché ancora non maggiorenne. La decisione sarà molto dura: ambedue le ziette hanno argomentazioni molto convincenti. E anche la figlia adolescente di Gioia contribuisce a rendere complicata la scelta. Altresì in Jojami riveste il ruolo di zia amorevole, questa volta verso due nipoti ospiti in casa. Il primo, di indole studiosa, sarà aiutato togliendogli sessualmente la tensione creata dallo studio; il secondo, di tendenza sportiva, sarà coadiuvato con sporcaccioni esercizi ginnici.
Zia premurosa, però anche mamma amorevole. In queste 19 perle è madre nel succitato Jojami, nel già citato Sesso allo specchio e in Nido d’amore, tenera storia di giovani fantasmi e di… sesso. In tutte e tre le pellicole ha una figlia, tanto dolce quanto sessualmente birichina. Questi ruoli di madre confermano come Marina incarni perfettamente il ruolo di Milf ancora affascinante e sessualmente libidinosa.
Un poco diverso I vizi della signora (Sueca bisexual necesita semental). Nel film Marina è sposata con un facoltoso uomo anziano rimasto paralitico, che non può appagare i suoi pruriti sessuali. Quando ritorna il figlio del marito, tra i due scocca la scintilla sessuale ma, soprattutto, una passione sentimentale (situazione simile a La zia svedese). Nessun Happy-End, però, perché ci sono le convenzioni sociali (borghesi) da rispettare.
Per quanto concerne i ruoli di moglie, si possono distinguere due figure agli antipodi: moglie frigida, o consorte che si prodiga totalmente nell’appagare i desideri del marito. Nel primo caso da menzionare La chiave del piacere e Pin Pon, in cui Marina interpreta un personaggio analogo: una donna con delle remore sessuali.In Pin Pon è una donna restia nel farsi toccare dal marito (Bruno Alias). Si masturba segretamente, ma nelle situazioni giuste dimostra la sua spiccata porcaggine tanto con la giovane cameriera (Evelyn O’Keefe) quanto con il genero (Giuliano Rosati), di cui approfitta nel mentre anche il marito.
Mentre ne La chiave del piacere Marina va da una taumaturga – trans – per risolvere le sue titubanze verso il sesso anale, pratica ardentemente desiderata dal marito (Giuliano Rosati). La guaritrice saprà curarla seduta stante, facendogli provare l’ebbrezza dell’anal con l’ausilio del suo prestante aiutante. E anche il marito proverà nuove esperienze posteriori con la pranoterapista.
Invece è moglie devota – e partecipe – alle voglie del marito Oslavio (Erminio Bianchi Fasani) in Sesso allegro, perché accondiscende alla sua perversione necrofila, ossia fingersi morto. Riattivandosi però rapidamente con le performance sessuali di tre prezzolate prefiche. Anche lei, però, approfitta delle tre ragazze assoldate. In Le due bocche è Jasmine, un’ottima donna di casa che condivide con il marito (Bruno Alias) le gioie del sesso in tutte le sue varianti. Intrattiene con il consorte rapporti a tre o quattro: uomini, donne o trans (Giuliano Rosati, Paolo Gramignano, Cecilia Paloma, Wendy O’Neal)
Infine, stimata sessuologa in Wendee. Nelle rispettabili vesti di luminare della medicina, Marina ha la possibilità di fare sesso con uomini e donne… per efficaci scopi terapeutici. L’abile assistente Alby (Giuliano Rosati) gli da una mano… e non solo.
Wendee
Marina e le altre
Marina Pleasure Serial consente anche una panoramica sulle prime attrici che hanno bazzicato il pioneristico hard italiano. Figure femminili molto differenti dalla carica sessuale che sapevano promanare Cicciolina, Moana, Selen o finanche Eva Henger, che possedevano un fisico molto simile a quelle delle Top Model.
Le prime attrici hard erano archetipi delle successive pornostar. Avevano un aspetto comune, da casalinghe insoddisfatte o da studentesse appena uscite dai licei. Molte lo facevano per un rapido guadagno, per risolvere dei problemi occorsi nella vita privata (debiti, droga). Altre per provare l’ebbrezza del proibito. Mentre alcune per una vera e propria passione esibizionista e/o una spiccata ninfomania. Tra quest’ultime Marina, come differenti personalità del settore hanno affermato:
Marina? Era una ninfomane.
(Luca Damiano, in “Moana e le altre”, p. 28)
Tra le attrici che si vedono in questa serie, compare in cinque pellicole la nera Sonia Bennet, espressione sessuale dell’esotismo. Di origini giamaicane, viveva a Napoli e pare avesse una cospicua prole da mantenere. Dopo la parentesi porno, si sono perse le sue tracce. In questi film sovente è relegata a ruoli di serva, e le sue scene rappresentano il genere “interracial sex”… ma all’amatriciana. Ruolo con maggiori – tentativi di – sfaccettature in Orgasmo non stop, che inizia come una commedia allegra per poi concludersi amaramente.
In sei film del cofanetto c’è Guia Lauri Filzi (1943-2016), in un certo qual modo versione mora della biondissima Marina. Spesso ha attuato ruoli similari: signora borghese, zia o mamma. Lauri Filzi fu una delle prime a fare da “controfigura” alle attrici che non accettavano di fare scene porno per il mercato estero. Ricordata come una stakanovista, dopo la carriera porno, terminata nel 1987, aprì un negozio a Roma. Tra i film proposti nel cofanetto è apprezzabile in La zia svedese, in cui recita il ruolo della madre sicula e bigotta del giovane protagonista. Dopo la cura carnale somministrata dal dottore (Erminio Bianchi Fasani) sarà una donna molto disponibile alle gioie del sesso.
Laura Levi (3 film) entrò nel porno per puri motivi economici: la laurea conseguita era valida come carta igienica, ed era sposata con un uomo disabile. Sul set era super professionale, e sebbene le sue scene siano altamente libidinose, il suo alacre fare era dettato soltanto dal rapido e necessario guadagno. È notevole in Sesso allegro, nel quale interpreta una delle prefiche cooptate da Marina.
Sabrina Mastrolorenzi (4 film) fu un’altra stellina dell’hard pioneristico. Dall’aspetto molto comune, era vivacissima nelle scene di sesso. Non ha mai avuto ruoli da protagonista, e la sua miglior performance è in Attenti a quelle due… ninfomani. Interpreta Rosina, domestica burina (doppiata in ciociaro) gelosa del suo rozzo fidanzato Quinto (Giuseppe Curia), sempre in tiro con le altre ragazze.
Carolin (3 film), dalle forme acerbamente adolescenziali, ha interpretato soltanto ruoli di teenager, andando a creare il genere “teen”. In Fashion Love è una delle due figlie di un facoltoso uomo d’affari (Bruno Alias), lasciata alle cure della finta istitutrice Marina (in realtà una truffatrice).
Altra bionda di quel periodo fu Sandy Samuel (5 film). Iniziò come stripteaseuse e cassiera del Teatrino di Milano, e si gettò nell’hard per soldi. Tentò anche un’effimera quanto inutile carriera come cantante, pubblicando un 45 giri. Ha (s)vestito differenti ruoli, però mai da vera protagonista. Film in cui si può gradire il suo modo di porsi al meglio è Sesso allegro, nel quale è una delle già citate prefiche… allegre.
C’è poi la meteora Mary Botle (1 film), alias Adriana Bonfanti. Miglior performance consistente in L’amante bisex. È Nella, sorella giudiziosa e beghina dell’attempato Antonio (Enzo Andronico), che sta tirando le cuoia. Inizialmente è in lotta contro le tre amanti del fratello (Marina, Guia Lauri Filzi e Sonia Bennet) per l’eredità, ma alla fine non disdegnerà una pacifica e liberatoria orgia con loro. Già prima, però, si era concessa vogliosamente al notaio (Brunello Chiodetti). Un’attrice che per il suo aspetto âgée doveva rappresentare il genere Granny, ossia donne anziane.
Mary Bottle (Adriana Bonfanti) in L’amante bisex
Marina e gli altri
Anche i pioneristici pornoattori nostrani erano lontani dalla generazione successiva. Non possedevano il magnetismo – e la dotazione – di Rocco Siffredi. E nemmeno l’esuberante presenza – fisica e di bastone – di Robert Malone, Franco Trentalance o Francesco Malcom. Erano normo-dotati, e sovente pelosi e con pancetta. A volte erano ex fotomodelli, finanche di fotoromanzi, ingaggiati soltanto per la capacità di riuscire a mantenere a lungo l’erezione. Anche nel loro caso discorso affine alle succitate attrici: chiuso con l’hard, molti hanno completamente archiviato quel periodo, svolgendo delle attività certamente anonime ma sicure economicamente. Soltanto un paio di loro (Bianchi Fasani e Rosati) hanno continuato a frequentare l’hard, ma come comparse.
Tra i primi porno attori ben visibili in Marina Pleasure Serial ci sono: Brunello Chiodetti, Paolo Gramignano, Giuseppe Curia, Erminio Bianchi Fasani, Bruno Romagnoli, Luigi Tripodi e Giuliano Rosati.
Quest’ultimo (8 film), in un certo qual modo, è un proto Siffredi: fisico atletico, viso fascinoso e alacre scopatore. A differenza di Rocco, però, Rosati ha fatto spesso scene bisex (anche da passivo) con uomini e trans. Questa ambivalenza sessuale la si può comprovare in La chiave del piacere, JoJami, Pin Pon, Wendee e Le due bocche. E tra questi film, in Jojami si vede bene sia la sua prestanza fisica (l’allenamento ginnico), quanto la sua versatilità sessuale: sesso omosex con la trans e/o con il cugino.
Brunello Chiodetti (2 film), pseudo George Clooney de noantri, per i capelli brizzolati e un viso alquanto fascinoso, aveva avuto una rovente scena di passione con Anita Ekberg nel Nun-Crime Suor omicidi (1979) di Giulio Berruti. Nelle vesti di attraente notaio, lo possiamo vedere in L’amante bisex mentre sollazza la matura Mary Botle.
Paolo Gramignano (7 film) è stato sicuramente uno degli attori più seducenti del primo hard nostrano. Fisico asciutto, depilato e con un viso belloccio. Non proprio memorabile nelle scene porno, ma il suo dovere professionale lo ha fatto. Smessa la carriera porno, ha professato quella di agopuntore e miniaturista. Tra i film che compongono questo cofanetto, in Orgasmo non stop offre alcune delle sue migliori performance sessuali, non soltanto con Marina.
Giuseppe Curia (5), per il suo fisico villoso e in carne, oltre a vistosi baffi da zio, è in pratica un Ron Jeremy – molto – casareccio. Non sono eccezionali le sue prestazioni, ma fu un attore devoto alla professione. Per il suo aspetto non proprio slanciato i ruoli congeniali erano quelli di personaggio buffo. Divertente come grossolano maggiordomo, sempre allupato, in Attenti a quelle due… ninfomani. Oppure – perennemente eccitato – come segretario personale del marito di Marina in La zia svedese.
Luigi Tripodi (3 film) è il corrispettivo (di corpo e baffi) di Giuseppe Curia. Si sono perse completamente le tracce di lui. Ha un ruolo divertente in Orgasmo non stop, come commesso viaggiatore sporcaccione che carica su Sonia Bennett (una truffatrice) e, dopo aver approfittato delle sue grazie, la deruba e la lascia appiedata.
Bruno Romagnoli (4 film) si situa tra Chiodetti e Gramignano. Ha avuto una carriera breve, non eccezionale, e difficilmente si può scegliere un ruolo chiave. Si potrebbe menzionare Orgasmo non stop, nel quale è un bislacco ricco che assieme alla moglie decide d’imparare l’inglese. La maestra è Marina, ma la coppia con lei imparerà di tutto tranne che l’inglese.
Erminio Bianchi Fasani (4 film) merita una citazione a parte. Figurante o comparsa in tantissime pellicole mainstream, come ad esempio nella trilogia dedicata a Sergio Marazzi (Il trucido e lo sbirro, La banda del trucido e La banda del gobbo) di Umberto Lenzi, nel porno Fasani ha ruoli più consistenti. Non un divo, poiché ricoprì sempre ruoli di secondo piano, ma presenza costante nel cinema hard del primo lustro. Erano ruoli usualmente comici, come attestano Sesso allegro o Attenti a quelle due… ninfomani. In quest’ultimo, è un coreografo che si finge gay, però appena una delle due ballerine fa delle avances lui mostra le sue reali pulsioni sessuali.
Erminio Bianchi Fasani in Sesso allegro
Gay, trans e bisex
Il cofanetto contiene anche performance con gay, trans o bisex. Queste scene, a quel tempo, erano una rarità. Una “parentesi depravata” offerta agli spettatori eterosessuali.
Fernando Arcangeli, intravisto nel ruolo della trav Debora in Amore tossico (1983) di Claudio Caligari, compare in tre film. E se in Orgasmo esotico si fa fare una – scadente – fellatio da Marina, in Orgasmo non stop ha una scena omosex da passivo durante una festosa, decadente – e ultima – orgia borghese.
Wendy O’Neal è stata una delle prime trans del cinema porno nostrano. Risulta accreditata soltanto in 5 pellicole, e tutte con Marina Frajese. Ruoli collaterali, incentrati sul suo fisico femminile completato da un obice maschile. Sempre passiva, quando doveva svolgere il ruolo di parte attiva utilizzava un evidente fallo posticcio. Spicca in Jojami, nel quale interpreta il personaggio del titolo. È una giovane cameriera da poco assunta da Marina, e offre il suo doppio sesso sia alla figlia di Marina che ai due maschietti.
Bruno Alias, classe 1928, appare in 6 film. Uomo maturo, come attesta la sua data di nascita, ha prevalentemente attuato ruoli bisex. Sono memorabili le sue scene bisex con Giuliano Rosati in Le due bocche e in Pin Pon. Da aggiungere ai già menzionati titoli anche Swoosie, in cui è un facoltoso signore sposato con la giovane trans Wendy O’Neal.
Bruno Alias in Pin Pon
Le performance di Marina
Marina Pleasure Serial è anche un’agevole “catalogo” delle performance dell’attrice svedese, che attestano come Marina si prodigasse in prestazioni estreme che le coeve attrici non attuavano, trasformandola quindi in autorevole icona. Tale credito conquistato da Marina nel porno è anche comprovato dai titoli di alcuni film, che a partire dalla metà degli anni Ottanta sovente contengono il suo nome, come ad esempio Marina Pin Pon, La voglia di Marina, Le due bocche di… Marina. Una consuetudine distributiva che rimanda alle produzioni – seriali – di Totò. Nel caso del Principe De Curtis garanzia di spassose risate, nel caso di Marina certezza di godibile porcaggine.
L’elenco delle performance di Marina è ricco e variegato. Non soltanto partecipò con slancio alle basiche scene di masturbazione, di rapporti eterosessuali o a scene saffiche, ma fu una delle prime a girare scene anali; doppie penetrazioni (Le due bocche); rapporti con transessuali (Jojami, Le due bocche, Sesso allo specchio); orge (Le due bocche, Swoosie, L’amante bisex); pissing (La chiave del piacere); zoofilia (I vizi della signora, La bestia N.2).
Da puntualizzare che la zooerastia in questi due film è artefatta, realizzata con falli palesemente posticci. Ma quello che intrigava era vedere Marina sollecitamente indaffarata a dare piacere ai cavalli. Ed è conferma di come fosse un’attrice estrema, perché accettava scene “immorali”.
I vizi della signora (manifesto)
L’hard italiano delle origini
I 19 film selezionati per questo cofanetto mostrano come il porno italiano delle origini fosse raffazzonato, girato rapidamente alla bell’e meglio in pochi giorni. Sovente c’è l’ombra dell’operatore ben visibile in scena. Ci sono scene estrapolate da un film precedente e riutilizzate. Oppure musica di commento riciclata da film mainstream (usualmente commedie italiane anni ’80). A cui si aggiungono il solito sparuto gruppo di attori, e location prese in affitto per un periodo che permettesse di girare più film.
Mentre le maestranze tecniche (registi, direttori della fotografia, montatori ecc.) si erano infilate in questo sozzo genere cinematografico principalmente per questioni economiche, essendo l’hard il genere che stava andando per la maggiore, come antecedentemente lo furono gli spaghetti western o i decamerotici. Chi si gettò in questa industria poco onorevole utilizzò per convenienza dei nickname. Marina, sebbene abbia conservato il suo nome, ha usato differenti “cognomi”, anche perché, dopo il divorzio, l’ex marito gli proibì l’utilizzo di Frajese.
Riguardo i registi, Lucky Faar Delly – inglesizzazione maccheronica del prestanome Luciano Fardelli – altro non è che Luca Damiano, alias Franco Lo Cascio (1946). Mentre dietro Lee Castle o Carlo Leone c’era l’italiano Mario Siciliano (1925-1987).
La prima ondata di hard nostrani, come si può ben vedere nei film contenuti nel cofanetto, erano primariamente incentrate su vicende familiari, in cui venivano resi “reali” alcuni dei lussuriosi desiderata degli spettatori. Ed essendo ancora un genere non completamente codificato, si sfruttavano schemi già collaudati attraverso la contaminazione.
Se da un lato si prosegue con le trame da commedia erotica, con il soft che diventa hard, tipo La zia svedese, Sesso allo specchio o L’amante bisex, dall’altro si tentano spericolati quanto bislacchi esperimenti con generi agli antipodi.
Il comico/demenziale con Sesso allegro, in cui tre uomini si fingono pericolosi evasi per poter approfittare, sotto minaccia, di più donne possibili. Il grottesco con Swoosie, pseudo scopiazzatura di The Rocky Horror Picture Show (1975) di Jim Sharman, nel quale Marina è la cameriera servizievole di una stramba coppia. Il raffazzonato plagio con il musical camp di Sharman è ravvisabile perché due giovani sposi, rimasti in panne, riparano nella villa della già menzionata strana coppia, scoprendo (e partecipando) alle stramberie del luogo.
Un tentativo di commedia femminile, forse da interpretare come una velleità femminista (la conflittuale liaison tra Sonia e Marina), con L’amica di Sonia. Il poliziottesco con La voglia di Marina, in cui due rapinatori in fuga si nascondono in un dancing, e oltre a tenere come ostaggio Marina e due giovani ballerine, approfittano sessualmente di loro. Dapprincipio le donne sono restie, poi si lasciano andare.
Ma fra tutti questi film, la commistione più trash rimane Orgasmo esotico. Nel film Marina è una signora borghese impudica che viene trasformata in zombi. Mutamento che però non cambia assolutamente la sua irrefrenabile voglia di sesso. L’aspetto più trash è che per mostrare il suo stato di zombi si è semplicemente dipinto pauperisticamente il suo volto di blu.
Orgasmo esotico
Il mercato dell’home video degli anni Ottanta
Marina Pleasure Serial evidenzia anche l’inesorabile passaggio di fruizione che il cinema hard stava subendo in quel periodo, ossia la visione dei film dalle sale a luci rosse al mercato delle videocassette. Molti hard sarebbero stati realizzati direttamente per uso domestico, per approfittare del nascente lucroso commercio delle VHS (noleggio e vendita), ed evitare così i costi di stampa su pellicola per le proiezioni nei cinema.
Le VHS di Marina Pleasure Serial confermano come la Hedman fosse una delle poche dive – assieme a Cicciolina e Moana – remunerative per il commercio dell’hard casalingo. In quel periodo le videocassette avevano un prezzo superiore alle 100.000 lire, eppure i suoi film, secondo stime redatte da riviste specializzate, vendevano settimanalmente 350 esemplari al pezzo. Comprare una VHS porno non era soltanto una maniera per vedere il film in solitaria, ma per il fruitore era come portare la propria pornoattrice preferita in casa, e poter godere di lei il più lungo possibile.
Sesso allo specchio
Marina Pleasure Serial: le vhs
La seguente lista riporta in ordine di catalogazione i titoli dei 19 film che compongono il cofanetto. Tra parentesi la data d’uscita del film in sala, per mettere in evidenza la poca distanza di distribuzione che spesso intercorreva tra un film e l’altro.
401 Orgasmo esotico (28 aprile 1982) di Lee Castle
402 Orgasmo non stop (17 febbraio 1982) di Lee Castle
403 L’amica di Sonya (13 maggio 1983) di Carlo Leone
404 La zia svedese (10 novembre 1980) di Mario Siciliano
405 Sesso allegro (15 aprile 1980) di Lee Castle
406 L’amante bisex (9 febbraio 1984) di Charles Lion
407 Attenti a quelle due ninfomani (7 agosto 1981) di Lee Castle
408 Jo-jami (18 maggio 1984) di Lucky Faar Delly
409 Nido d’amore (18 maggio 1984) di Lucky Faar Delly
410 Sesso allo specchio (? 1984) di Lucky Faar Delly
411 La chiave del piacere (31 maggio 1984) di Lucky Faar Delly
412 Pin Pon (? 1984) di Lucky Faar Delly
413 Le due bocche (4 febbraio 1985) di Lucky Faar Delly
414 Wendee (31 maggio 1984) di Lucky Faar Delly
415 Swoosie (23 novembre 1984) di Lucky Faar Delly
416 Fashion Love (? 1984) di Lucky Faar Delly
417 La voglia di Marina (? 1985) di Lucky Faar Delly
418 Bestia Nº 2 L’orgia dell’amore (1985) di Renato Polselli
419 I vizi della signora (12 dicembre 1985, in realtà realizzato nel 1982) di Ricard Reguant
I vizi della signora