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‘Questo mondo non mi renderà cattivo’ di Zerocalcare, la recensione della serie Netflix

Nuova impresa animata di Zerocalcare, nuova riflessione che “te pare” spicciola e invece è un fracking mentale.

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Questo mondo non mi renderà cattivo di Zerocalcare è una serie animata in sei episodi, disponibile dal 9 giugno su Netflix. É prodotta da Movimenti Production, società del gruppo Banijay, in collaborazione con BAO Publishing, diretta da Zerocalcare in collaborazione con Giorgio Scorza e Davide Rosio.

Guarda Questo mondo non mi renderà cattivo di Zerocalcare su Netflix

Nuova impresa animata di Zerocalcare, nuova riflessione che “te pare” spicciola e invece è un fracking mentale. Lo Zero menefreghista apparente, che poi ha a cuore il destino anche degli amici mai più visti e sentiti. E ci fa pensare che più comunità gioverebbe a chiunque.

Questo mondo non mi renderà cattivo di Zerocalcare, la trama

Il ritorno di Cesare, dopo anni di comunità, coincide con un momento molto delicato per il quartiere. I cittadini si confrontano con la possibilità di mantenere un centro di accoglienza mentre monta il sentimento di diffidenza e inimicizia nei confronti degli stranieri. Zero vede i propri amici prendere posizioni diverse sulla questione e si interroga sulla coerenza e l’aiuto incondizionato che vorrebbe dare a chiunque perda la rotta.

L’universo di Zero

Anche la seconda serie del fumettista italiano, già autore di Strappare lungo i bordi, racconta il microcosmo della sua vera vita: ambientata nella Roma periferica, Questo mondo non mi renderà cattivo è un arcobaleno di personaggi comuni con le loro storie intricate. Questa volta Zerocalcare aggiunge un fatto di attualità e politica che lo coinvolge direttamente, e che gli richiede una netta presa di posizione (sebbene neanche prima fosse un mistero il suo pensiero al riguardo).

La vita di Zero è fatta di confronti, che potrebbero quasi essere il leitmotiv della sua produzione seriale: con se stesso, con l’Armadillo, con la storia, con le citazioni delle serie TV, con gli amici di una vita. La sensibilità nel gestire questi confronti sta nel fatto che il primo ad essere messo in dubbio è lui stesso: non è infallibile o migliore o “più in diritto di”. E il continuo ping pong di pensieri con l’Armadillo-coscienza è sempre molto d’effetto, chiaramente perché la sinergia tra Michele Rech e Valerio Mastandrea è altrettanto ben funzionante.

Quel Cesare, poi, amico-nemico, un personaggio pieno di ombre: al di là della storia infelice, è uno tra i tanti amici con cui si ha condiviso e poi improvvisamente, non ci si sente più. È difficile interpretare questi passaggi come vita, senza lascarsi sopraffare dal senso di colpa e dalla responsabilità. Storie così, sono universali.

Un’animazione in crescita

Questa seconda serie ha subìto un evidente miglioramento in termini di regia e di tecniche applicate. Si aggiunge lo stop motion alla grafica che richiama lo stile del fumetto, con qualche scappata tra i videogiochi. L’andamento del montaggio è reso più astuto e dinamico, dal momento che tutta la storia è costruita come un lungo flashback di cui Zero racconta, interpretando tutti i personaggi. Inoltre, sono ancora più intense le parentesi emotive che ci tuffano nei pensieri dell’autore-regista-protagonista, che si prende una pausa dalla vita per favorire l’introspezione, raccontando a se stesso come fosse il ricevente e non l’emittente.

Sempre piacevole la selezione musicale, specialmente per chi è coetaneo dell’autore e avrà il suo piacevole tuffo nel passato.

Già dalla seconda puntata è elettrico lo scambio con “il produttore televisivo”, vizioso romanaccio che anche troppo esplicitamente rientra nel cliché, e che costringe Zero a scegliere tra la coerenza o il sistema. La coerenza, uno dei temi più consistenti nelle pagine di Michele Rech, che umilmente e malgrado le oscillazioni, ancora lotta per rimane fedele ai propri valori.

Tu unisci! Hai capito Ze’? Tu quello devi fa’, no dividere.

Incapace di mentire

Baluardo della sua opera, Zerocalcare è l’onesto incapace di mentire. La sua scrittura imperfetta di dialetto, è in realtà ben più pura di quanto la sua forma possa lasciare intendere. Svincolata dai vezzi e dagli abbellimenti della lingua, si fa sboccata, sciocca, esagerata, libera di muoversi tra l’animazione, il racconto, la musica e le emozioni. È così che la sostanza è dignitosa ed emozionante, e il:

E nun ve girate manco a guarda’

diventa una delle battute più commoventi di tutta la serie.

Ma chiaramente, bisogna essere in linea, politicamente e mentalmente, con un autore così forte. La visione non ammette antipatie, con Zerocalcare si sta, oppure si fugge.

La disinteressata imperfezione di vita è la spina dorsale della sua forza creativa, acculturata e politicamente scorretta, schierata e un po’ molesta. Chi accusa l’eccessiva politicizzazione del racconto, guardi altro. Questo mondo non mi renderà cattivo è iniettato di senso civico e fa dell’intrattenimento il suo ponte verso la militanza e la…filosofia.

 

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