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‘Il cinema di Robert Mulligan’ Un testo che fa riscoprire un autore ingiustamente dimenticato

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Il cinema di Robert Mulligan a cura di Mario Molinari e Fabio Zanello per Edizioni Falsopiano.

Robert Mulligan, newyorkese, nato nell’agosto del 1925 e morto a dicembre 2008, è stato un regista poliedrico che ha affrontato, nel corso della sua carriera, svariati generi cinematografici, dalla commedia al film drammatico, dal melodramma al film sentimentale, con incursioni nell’horror, nel western e nel gangster movie, spesso contaminando i vari generi l’uno con l’altro.

Eppure, in questo nostro tempo di labili memorie, il nome di Mulligan difficilmente è associabile, da parte del grande pubblico (e non solo), ai titoli dei suoi film, eccezion fatta per la sua opera più nota, Il buio oltre la siepe tratta dall’omonimo e famoso romanzo di Harper Lee ambientato nell’America sudista e razzista degli anni Trenta del secolo scorso. Un film conosciuto da molti anche perché ha beneficiato di ripetuti passaggi televisivi che hanno contribuito a mantenerne vivo il ricordo.

Il primo testo interamente dedicato a Robert Mulligan

Che Robert Mulligan, attivo dagli anni Cinquanta sino agli inizi dei Novanta, sia un regista ormai poco considerato e del quale si va perdendo la memoria, lo dimostra il fatto che sino a oggi non esistevano monografie a lui dedicate. Cioè sino a quando, poche settimane or sono, è uscito l’interessante testo dal titolo Il cinema di Robert Mulligan, una raccolta di saggi scritti da vari, autorevoli critici ed esperti di cinema e curata da Mario Molinari e Fabio Zanello per le Edizioni Falsopiano, primo libro in assoluto interamente dedicato a questo regista.

Già nella prefazione curata da Roberto Lasagna veniamo introdotti alle tematiche predominanti nella cinematografia di Mulligan, sin dagli albori della sua carriera quando aveva beneficiato della collaborazione con Alan J. Pakula, allora produttore divenuto, a sua volta, regista. Un autore che, come pochi altri “ha saputo dedicarsi”, secondo Lasagna, “alle inquietudini dei giovani e degli adolescenti presto chiamati al mistero dell’altro”. E il tema delle inquietudini adolescenziali Mulligan lo affronta sin da Prigioniero della paura, suo primo lungometraggio del 1957 che, nel libro, viene analizzato da Francesco Grieco che lo considera un film al quale il successivo cinema della cosiddetta “New Hollywood”, quello “dei loser, degli sfigati, degli americani medi Pacino-De Niro-Nicholson-Hoffman” dovrà molto.

Leggendo i vari saggi che, pur con le normali differenze stilistiche e di visione, affrontano in ordine cronologico e in maniera sistematica i vari film di Mulligan, è possibile avere una visione d’insieme della filmografia di questo regista, “capace di far coesistere cinema d’autore e cinema popolare”, come scrive Zanello analizzando Il mediatore, ottimo gangster movie firmato da Mulligan nel 1974 su sceneggiatura di Eric Roth.

Attraverso i suoi film, Mulligan è stato in grado di descrivere i cambiamenti e le profonde contraddizioni di una nazione

Temi importanti quali l’emarginazione, sia razziale che sociale, la violenza sulle donne, il difficile e complesso rapporto genitori-figli, sono utilizzati da Robert Mulligan per descrivere – e mettere in discussione – un’America che evolve, portandosi dietro le sue profonde contraddizioni interne, le sue paure e i suoi sensi di colpa.

Ci riesce magistralmente con film famosi, quali Il buio oltre la siepe, che per Orazio Paggi rappresenta un punto di svolta nella carriera del regista e in cui la perdita di innocenza dei personaggi “prefigura quella di un’intera nazione alle prese con la ‘sporca guerra’ nel Sud-Est asiatico” (il film è del 1962), o meno noti come Lo stesso giorno, il prossimo anno che descrive, sotto forma di commedia, l’incontro fra due amanti, entrambi sposati con figli, che si ritrovano nello stesso giorno di ogni anno, nello stesso luogo in cui si sono conosciuti per continuare il loro rapporto. Incontro annuale che, per Antonio Pettierre

più che una fuga dalla realtà appare come un momento di sintesi delle loro vite e un bilancio non solo delle loro esistenze, ma dell’intera nazione americana rappresentata per sineddoche dalle dinamiche di coppia durante quei fine settimana”.

Alla fine della lettura di questo testo, corredato da una ricca bibliografia e dalla filmografia del regista, si ha l’impressione di essere di fronte alla scoperta – o riscoperta – di un grande cineasta. Il merito di Molinari, Zanello e di tutti gli altri autori dei saggi sta proprio qui: nell’essere stati capaci di estrarre Robert Mulligan dal dimenticatoio nel quale è stato relegato per troppo tempo, suscitando così nel lettore il desiderio di recuperarne i film per poterli vedere per la prima volta o riguardare con una visione diversa e, certamente, più consapevole.

Editore Falsopiano

Autori AA.VV.*

Curatori Mario Molinari, Fabio Zanello

Pagine 232

Prezzo 20 €

Uscita 2023

*Gli autori sono: Aurora Auteri, Umberto Berlenghini, Claudia Bertolé, Alberto Castellano, Massimo Causo, Giulio D’Amicone, Paolo Antonio D’Andrea, Mariolina Diana, Francesco Grieco, Anton Giulio Mancino, Francesco Saverio Marzaduri, Mario Molinari, Orazio Paggi, Antonio Pettierre, Michele Raga, Fabio Zanello.

 

La recensioni di Marcello Perucca

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