La Casa Lobo è il film di debutto dei filmmaker Cristóbal León e Joaquín Cociña. Tra l’animazione e lo stop motion, il film si può trovare su MUBI Italia.
La Casa Lobo – La Trama
Cile, anni 60. La colonia Dignidadè ubicata nel bel mezzo della natura, tra alberi altissimi e piccole case di legno. Dopo essere fuggita da questa setta, Maria si rifugia in una casa, la quale comincia a reagire ai suoi sentimenti, diventando un mondo oscuro e minaccioso.
La storia dietro La Casa Lobo
La Colonia Dignidad fa parte sicuramente di una delle pagine più nere della storia post-nazista. L’ex ufficiale paramedico della Luftwaffe, Paul Schäfer, insieme a un gruppo di immigrati tedeschi, fondò la colonia appena traferitosi in Cile. E così divenne il capo di più di 300 famiglie cilene e tedesche che vennero impiegate principalmente in attività di agricoltura. Non solo, la colonia poteva contare su una scuola, un ospedale, due piste di atterraggio, un ristorante e una centrale energetica.
Quindi, un ‘paradiso idilliaco’ e ‘perfetto’ sostenuto da un sistema a cui Schäfer era stato abituato da tempo. Se andassimo più a fondo, però, si scoprirebbero storie di abusi e torture alle quali gli abitanti erano costretti: pillole per ridurre il desiderio sessuale, lavori forzati in abiti bavaresi, abusi sessuali soprattutto sui minori. E così, il Lupo, aveva costruito il suo luogo spirituale per eccellenza.
Il Lupo
“Mio bellissimo uccellino. Senti la mia presenza?”
La figura del Lupo ricorre spesso nel film, costituendo una presenza costante e drammatica per la protagonista. Lo sentiamo anche quando non c’è, ma in realtà in scena non c’è mai. L’unico segno della presenza è la sua voce: graffiata e languida che continua a ripetere la cantilena “Maria, Maria…“. Il Lupo costituisce l’orrore, l’abuso e la paura.
La protagonista, Maria, è costretta però a sviluppare un rapporto di bisogno verso il Lupo: le dà da mangiare, la ‘protegge’ e la segrega nella setta. Straziante è il risvolto finale della sua figura, con la protagonista costretta a chiedere aiuto, pregando fino alle lacrime che arrivi. Ed è così che alla fine, Maria è vittima del gioco psicologico del Lupo. Così el Lobo ha preso un’altra anima. Così el Lobo è diventato maestro, sovrano e punizione divina.
I Porcellini
“Non mi manca nessuno. Qui posso giocare e cantare. Trasformerò i miei porcellini in bellissime creature che non mi lasceranno mai.”
I porcellini sono gli unici amici di Maria, la famiglia con la quale gioca e si diverte. Come in un sogno, l’universo della casa reagisce ai sentimenti di Maria e si modella nella sua realtà ideale. I maiali si trasformano lentamente in esseri umani, Ana e Pedro, e, anche se la presenza del Lupo è oppressiva e non permette fuga dalla casa, Maria e i maialini vivono felicemente in quel sogno.
Ma il tempo passa, i maialini diventano affamati e ritornano incubo. Maria è costretta a rientrare nell’orrore. I porcellini sono diventati una minaccia e la vita di Maria è in bilico. E in uno sporco destino, adesso solo il Lupo può salvarla.
L’incubo frenetico e costante de La Casa Lobo
Come se tutto questo non bastasse, l’incubo è amplificato dalla tecnica di animazione usata dai registi. La pittura sulle pareti che si trasforma in cartapesta e ritorna alle pareti, è un capolavoro di tecnica in stop motion difficilmente visto prima. Ogni immagine de La Casa Lobo è impressionante, frenetica, violenta e pura.
L’animazione, nel corso degli ultimi anni, ha fatto passi da gigante, ma mai sono state toccate vette così alte. I filmakers ne La Casa Lobo ci hanno regalato la tecnica che si mescola all’arte, in un connubio di bellezza e inquietudine mai visto.
Inoltre, ciò che vediamo è stato costruito 1:1 in un set magico e pregno di arte e possiamo solo ammirare in silenzio ciò che questo film ha da offrire.
All’incubo, allora, non resta che essere vissuto: lo spettatore non sta guardando le vicende di Maria, le sta vivendo. L’incubo è reale, vero, sincero. La paura non fugge, ma rimane.
La Casa Lobo è a tutti gli effetti, inequivocabilmente, un capolavoro di animazione che lascia il segno non solo nello spettatore, ma in tutto ciò che racchiude l’arte cinematografica.