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‘I tre giorni dopo la fine’ la recensione della serie

Una rappresentazione dark che fa riflettere

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I tre giorni dopo la fine

I tre giorni dopo la fine, diretta da Hideo Nakata e Masaki Nishiura, con protagonista Koji Yakusho, è la nuova serie giapponese disponibile su Netflix.

Una rappresentazione dark che fa riflettere.

Cupa e drammatica, I tre giorni dopo la fine riesce a raccontare, con precisione, una tragedia realmente accaduta. La ricostruzione filmica diventa un mezzo per emozionare e produrre una testimonianza preziosa, anche se crudele.

La trama I tre giorni dopo la fine

11 marzo 2011. Un terremoto provoca lo spegnimento dei reattori dell’impianto nucleare di Fukushima. Il forte sisma provoca un devastante maremoto che si abbatte sulla centrale. Le onde distruggono i generatori d’emergenza che alimentano i sistemi di raffreddamento e i reattori provocano una serie di esplosioni e il rilascio di materiale radioattivo. Gli operatori della centrale affrontano la minaccia, mettendo in pericolo la vita, ma c’è chi li considera i veri responsabili del disastro.

I tre giorni dopo la fine | Sito ufficiale Netflix

 

Cernobyl e Fukushima

Dopo la tragedia che colpì nel 1986 Cernobyl, molti paesi, tra cui l’Italia, misero al bando l’energia nucleare. Altri invece continuarono ad affidarsi all’atomo per creare una fonte energica che possa ritenersi inesauribile. Senza dubbio, però, anche questi ultimi tentarono di ridurre al minimo il pericolo e una nuova Cernobyl appariva se non impossibile, molto improbabile. Purtroppo la Storia ha dimostrato il contrario e Fukushima resta una ferita aperta per l’intero Giappone.

Dopo più di dieci anni dal disastro, sono almeno 35 mila le persone sfollate; lo smantellamento della centrale procede a passo di lumaca e i livelli di radiazione restano altissimi.

I tre giorni dopo la fine racconta cosa ha reso una prosperosa città una landa desolata. La serie, composta da otto episodi, ci riporta a quei drammatici momenti, quando un fortissimo terremoto provocò un tsunami con onde alte fino a quattordici metri.

La vicenda raccontata ormai risale a più di dieci anni fa, ma come rammenta la voce narrante l’episodio non fa parte del passato. La tragedia continua e le conseguenze sono ancora oggi evidenti.

Una tragedia ancora presente

“Parlare di quei giorni al passato non sembra giusto”.

Così recita la voce di Koji Yakusho (Perfect days), uno degli attori più celebri in Giappone, che ne I tre giorni dopo la fine interpreta il difficile ruolo del direttore Masao Yoshida. È suo l’onore di dirigere l’emergenza e trovare una via d’uscita per lui, per i suoi colleghi, per l’intero Paese. Una situazione tragica, mai verificatasi in precedenza, dove Yoshida si paragona a un pilota di un aereo che vola alla cieca.

Il suo è solo uno dei punti di vista da cui viene raccontata la vicenda. La serie ha il merito di offrire diverse prospettive alla tragedia e alla versione di Yoshida si aggiunge quella del governo, con il primo ministro e il suo entourage, la stampa, che con le sue domande mette in imbarazzo la Tepco, la proprietà della centrale nucleare e infine le famiglie dei dispersi.

I tre giorni dopo la fine | Sito ufficiale Netflix

I luoghi di I tre giorni dopo la fine

Una tragedia che si sviluppa a strati intrecciati e sovrapposti, che si concretizzano in luoghi reali dove si vive il dramma. Tra questi luoghi emerge senza dubbio la sala operativa rimasta al buio dopo il blackout. È questo il cuore nevralgico della vicenda. Qui si respira puzza di morte. Gli operatori creano una squadra di suicidi per evitare un disastro che sembra inevitabile.

Sono questi i veri eroi de I tre giorni dopo la fine, che mettono a repentaglio la loro vita, entrando a diretto contatto con le radiazioni. Ma sono uomini comuni, con le loro paure e basta un non nulla per peggiorare la situazione.

La tragedia di Fukushima è vissuta con la stessa intensità anche a chilometri di distanza. È il caso della famiglia di Koki, il giovane ventenne che lavora nella centrale nucleare. Il ragazzo è tra i primi dispersi e la sua famiglia lo viene a sapere dalla televisione. Un dramma nel dramma, per chi è impossibilitato ad agire e intervenire direttamente.

Un’eccitazione lancinante

I tre giorni dopo la fine ricostruisce una tragedia realmente accaduta. Una minaccia dietro l’altra mantiene la tensione altissima e i fatti raccontati creano un vortice che toglie il fiato. Lo spettatore è costantemente sulle spine.

Questo effetto, però, non viene creato dall’azione, che in alcuni momenti è ridotta all’osso. Hideo Nakata (Ring) e Masaki Nishiura (Fixer), i due registi, decidono di utilizzare uno stile lento, con lunghe pause. Questa scelta risulta efficace e di un’eccitazione lancinante. Lunghe sequenze immerse nella quasi totale oscurità e silenzi prolungati, con una musica drammatica riescono a trasmettere oltre lo schermo la sofferenza dei personaggi.

Questi ultimi, poi, pur essendo personaggi di finzione, hanno ben poco di irreale. Si percepisce una complessa operazione di ricostruzione mirata al realismo. I tre giorni dopo la fine riesce a realizzare un’impresa davvero ardua, amalgamando i pregi della finzione con quelli del documentario. La serie emoziona, non rinunciando mai alla ricostruzione veritiera e obiettiva della vicenda.

Inoltre, si concede una riflessione sul destino dell’uomo e della sua sfida, destinata a perdere, contro la natura. Lo sfruttamento senza rispetto del pianeta non può che portare a una fine tragica. La natura, prima o poi, riconquista il suo territorio.

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I tre giorni dopo la fine

  • Anno: 2023
  • Durata: 8 episodi
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: dramma
  • Nazionalita: Giappone
  • Regia: Hideo Nakata e Masaki Nishiura
  • Data di uscita: 01-June-2023