In concorso alla 26esima edizione del Festival CinemAmbiente di Torino, il finlandese Lynx Man del regista Juha Suonpää racconta la curiosa storia del rapporto di interdipendenza tra un uomo e un gruppo di linci. Un documentario atipico ed eccentrico dove la salvaguardia dell’ambiente e degli animali passa attraverso uno sguardo e un vissuto decisamente particolari.
Lynx Man – Trama
Otto anni nella vita di Hannu Rantala, pensionato finlandese da tempo esiliatosi dalla società civile per vivere nei boschi a stretto contatto con la natura e gli animali. Una vita spesa tra salvaguardia del territorio, telecamere piazzate nella foresta e l’amore incondizionato per le rare linci che la abitano. È attraverso l’osservazione e il pedinamento di questa specie costantemente minacciata dall’attività antropica che quest’uomo dei boschi ci introduce in una routine fatta di saune e appostamenti, maschere di animali e sogni a occhi aperti. Una storia che unisce assieme documentario e fiaba, atto d’accusa e momenti dai forti connotati onirici.
Tra due mondi
Ha una doppia pelle Lynx Man. Una più vicina al documentario etologico, con le sue telecamere a circuito chiuso affacciate su un mondo spiato al buio, in silenzio, e una più sperimentale, fiabesca, surreale. Immagini apparentemente agli antipodi, differenti per formato, origini e propositi, ma che nel film di Juha Suonpää spesso si mischiano tra loro, fino a sovrapporsi e coincidere. Una forma che si rivela efficace per raccontare anche la doppia natura del protagonista, ibrido tra uomo e animale, a metà strada tra una natura osservata con partecipazione voyeuristica e una cultura che gli sta stretta e che spesso e volentieri fa rima con violenza e sopraffazione.
L’uomo che sussurrava alle linci
Alla routine quotidiana di Hannu, tra lavoro nei boschi e bizzarri intermezzi onirici, si accompagna così quella di Joseph, di Grumpy Girl e delle altre linci, ognuna con il suo nome e la sua personalità. Due strade che non si incontrano (quasi) mai ma che sono a loro modo interconnesse. Perché Hannu è il loro guardiano, il loro angelo custode. Un amico e un compagno di viaggio a metà strada tra due mondi, quello umano e quello animale, ma anche quello del sogno e della veglia, della ragione e della follia.
Uno sguardo differente
Un gioco di rimandi, di realtà e sguardi differenti, dove Hannu, che spia attraverso le sue telecamere nascoste e piazzate ad arte la vita brulicante della foresta, è a sua volta spiato dal regista nella sua curiosa quotidianità. Un mondo fatto di echi ancestrali che, a tratti, paiono lambire persino il folk horror (le maschere da animale, i balli rituali, Hannu come moderno homo silvanus), mentre la passione e la dedizione alla causa si confondono con un senso di fratellanza e amore incondizionato.
Un’operazione insolita che mette sullo stesso piano soggetto e oggetto, uomo e animale (le immagini di Hannu che si aggira davanti alle telecamere, quasi fosse lui stesso un animale selvatico), raccontando la storia, bizzarra e struggente al tempo stesso, di chi ha saputo, a modo suo, essere un po’ tutti e due. Un nuovo uomo per tempi in cui l’empatia è rara come le linci nei boschi finlandesi e l’armonia con la natura ha sempre più la consistenza di un sogno irrealizzabile.