Arriva su Apple TV+ “The Crowded Room”, miniserie drammatica di dieci episodi statunitense ideata da Akiva Goldsman, sceneggiatore tra i vari di “A beautiful mind”, “Io sono Leggenda”, “Io, Robot”.
La serie è un adattamento per il piccolo schermo del romanzo del 1981 “Una stanza piena di gente” di Daniel Keyes, ambientata nel 1979 a New York dove un caso legale diventa lo spunto per indagare altro, in una lenta discesa nei luoghi oscuri della mente umana.
The Crowded room. Trama, cast e personaggi.
Danny Sullivan (Tom Holland) è un ragazzo descritto da tutti come “strambo”, “diverso”, che improvvisamente cattura l’attenzione dei giornali a causa di una sparatoria da lui iniziata nel mezzo del Rockefeller Center, nello stato di New York. Arrestato e portato in un centro di detenzione in attesa di regolare processo, Danny comincia a prendere parte a una serie di “conversazioni” con la dottoressa Rya Goodwin (Amanda Seyfried), poichè afferma di non ricordare niente, e soprattutto, di non essere stato lui a sparare.
Comincia così un viaggio introspettivo nella mente di Danny: un percorso a ritroso nella sua vita e nei ricordi per riuscire a far emergere la verità. Che sia davvero come dice, o è semplicemente un eccellente manipolatore?
Al cast si unisce anche Emmy Rossum nel ruolo della madre di Danny, Candy Sullivan, la promettente e carismatica Sasha Lane nel ruolo di Ariana e Jason Isaacs come Jack Lamb.
Da un buon cast non può che uscire un buon prodotto nella maggior parte dei casi ed è sicuramente interessante vedere Holland sperimentare con un ruolo molto più vicino a quello interpretato in “Le vie del male” ovvero drammatico, rispetto al suo iconico Peter Parker dell’universo MCU.
La Seyfried sembra aver preso dimestichezza con i ruoli più “oscuri”, come è già accaduto nella miniserie presente su Disney Plus “The Dropout” o nel thriller/horror “L’apparenza delle cose” su Netflix. Qui si cala perfettamente nel ruolo della dottoressa Goodwin, conferendole dolcezza, empatia, ma anche una profonda dedizione per il proprio lavoro , mentre anche la sua storia viene rivelata puntata dopo puntata, così da espandere la narrazione profondamente umana della storia.
La mente umana è straordinaria: quando il confine tra realtà e illusione si assottiglia
La miniserie è già dalle prime puntate come un viaggio nella mente umana, quella di Danny, esplorata dalla dottoressa Goodwin. La sparatoria diviene solo l’innesco per arrivare al vero fulcro della narrazione: ovvero questo ragazzino apparentemente confuso che rivela tuttavia anche dei tratti carismatici, magnetici, fragili, dominanti, feroci.
Chi è Danny Sullivan
è la domanda che sorge spontanea durante la visione, in un gioco di percezioni, flashback, ricordi frammentati e dialoghi che tengono incollati. E, mentre ricorda, ecco che altri personaggi affiorano dalla sua mente, anime che Danny ha incrociato sul suo cammino, con i quali ha condiviso momenti importanti e intrecciato legami indissolubili. Ciascuno di loro sembra arrivare nel posto giusto al momento giusto, intensificando la sensazione che possa essere tutto frutto della sua immaginazione o, peggio, un articolato piano manipolatorio per tirarsi fuori dai guai.
Siamo tutti “stanze piene di gente”, a volte più rumorose di altre
La storia di Danny Sullivan è la storia di tanti altri che, come lui, non hanno trovato ascolto nella società. Persone bandite dalla comunità perchè non aderenti a determinati canoni. Con una sensibilità fuori dal comune o una diversa percezione del mondo, costoro non trovano il proprio posto perchè il mondo non fa loro spazio.
E allora ecco che la mente diventa una stanza, l’unico luogo sicuro, l’unica roccaforte dove nascondersi per non essere feriti ancora. Emozioni, pensieri, ricordi troppo difficili da processare, tutto custodito lì dove l’accesso a volte risulta arduo anche per il “proprietario”. La serie è un invito all’aiuto, al cercarlo per sè o per altri, in qualunque momento, prima che le conseguenze di quel rumore accumulato nella nostra mente diventino fatali. O che la mente diventi una prigione.
I temi trattati sono forti e le interpretazioni degli attori fanno il resto, in un prodotto ben confezionato seppur duro da digerire.