Salem, La trama
Il film parla di un ragazzo di quattordici anni, Dalil (Dalil Abdourahim), della gang delle Locuste, a Marsiglia, che si innamora di Camilla (Marysa Bakoum), sua coetanea, della gang rivale dei Grilli. La ragazza rimane incinta di Dalil e questo evento è l’inizio di numerosi scontri tra le due bande, che portano Dalil in carcere. Il colpo di scena inatteso arriva alla fine del primo di tre capitoli, quando il film intreccia al tema delle lotte tra bande rivali la tematica dei miracoli e della fede. Dalil infatti ha un potere molto speciale, un’abilità secondo lui conferitagli da Allah, ed è sicuro che questo potere è presente anche in sua figlia, Alì (Wallenn El Gharboui). Sarà dunque suo dovere istruirla su come utilizzarla.
Salem, Un inizio faticoso
A causa dei giovani attori poco esperti, di una regia poco chiara e di una fotografia insipida, il primo capitolo del film si pone come il meno convincente. Le scene delle sparatorie sono mostrate con inquadrature troppo ampie che portano il pubblico a capire che è tutto… finto. La recitazione dei giovani attori non aiuta, tutto sembra forzato. Anche la scelta dell’età dei protagonisti non è del tutto consona: la storyline di giovani alle prese con un’improvvisa gravidanza avrebbe funzionato meglio con attori di 18/20 anni, apportando benefici anche alla recitazione.

Il rapporto padre e figlia
Sebbene il primo capitolo non abbia una personalità così forte per via della sua esplicita somiglianza con la pellicola di Luhrmann, il film diventa più intrigante quando entra in scena la figlia di Dalil, Alì. Il rapporto tra Dalil e la figlia, che non l’ha mai visto in quanto il padre è rimasto in carcere dai 14 anni ai 25 anni circa, è ben rappresentato. L’incontro con la figlia cambia Dalil radicalmente, dando un senso alla sua vita e spingendolo ad agire per il meglio, andando molto spesso contro il volere della sua gang.
Un mondo interiore visivamente surreale
La storia vuole essere una proiezione dell’interiorità, talvolta caotica, di Dalil, resa attraverso sogni, visioni, paure e timori. Tutto arricchito dalla presenza di locuste immaginarie (o no?), davvero ben realizzate, che aggiungono un tocco originale alle inquadrature. Anche le loro code luminose sono un dettaglio prezioso. D’altra parte, le sequenze di persone fluttuanti, non necessarie e pericolosamente somiglianti alle scene di possessione di The Conjuring, risultano di troppo. Inoltre, la scelta delle font di locandine, grafiche e titoli del film, tutte differenti, non convincono, risultando poco coese con l’atmosfera generale.

In conclusione…
Salem è un bel film se si cerca un dramma non troppo intenso, comunque ricco di emozioni e pathos. È un peccato: buone idee, ma una regia non all’altezza.