Biografilm

Nicolas Philibert, l’esploratore dell’universo umano

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Senza alcun dubbio, il francese Nicolas Philibert è oggi uno dei più interessanti e apprezzati documentaristi del panorama europeo. Lo sa bene il Biografilm di Bologna che aprirà la edizione del 2023 con il suo nuovo film Sur l’Adamant.

Esploratore dalla forte impronta umanista di universi in piccolo, Philibert nel corso della sua quasi cinquantennale carriera è sempre stato attento a proporre uno sguardo delicato, libero e originale – spesso aperto al mondo del sociale – che, evitando di limitarsi ad un approccio freddo e distaccato, si è calato nella “materia viva” del racconto per ricavarne il significato più intimo e profondo. Un significato che, inevitabilmente, lo ha condotto all’analisi della natura più vera della “creatura” umana e della sua complessa bellezza.

Gli esordi di Nicolas Philibert

Nato a Nancy nel 1951, il giovane Nicolas, dopo aver studiato filosofia all’università di Grenoble, intraprende la carriera cinematografica lavorando, tra gli altri, come assistente di Alain Tanner e René Allio.

Al fianco di quest’ultimo, il futuro documentarista realizza Io, Pierre Rivière, avendo sgozzato mia madre, mia sorella e mio fratello… (1976), film drammatico, tratto da un’opera del filosofo Michel Foucault, in cui si racconta la vita di un giovane pluriomicida vissuto nel XIX secolo.

Io, Pierre Riviere rappresenta un passaggio fondamentale nella crescita artistica di Philibert, al punto che questi nel 2007 girerà un documentario dal titolo Retour en Normandie, in cui, tornando sui luoghi che fecero da location al film di Allio, incontrerà a distanza di trent’anni gli abitanti del posto che presero parte alla pellicola stessa.

La voix de son maitre, l’opera prima di Philibert assieme a Gérard Mordillat

L’esordio alla regia dell’autore transalpino avviene nel 1978, allorquando, assieme al connazionale Gérard Mordillat, realizza La voix de son maitre, inchiesta sul mondo del capitalismo condotta attraverso dodici dei più potenti dirigenti d’azienda francesi, i quali, lasciati parlare liberamente, esprimono il loro punto di vista sulle dinamiche del potere e delle relazioni coi lavoratori ed i sindacati, lasciando intravedere, al di là dei discorsi dall’umanesimo patinato, la visione di un universo regolato dalla dura legge del profitto.

Con il materiale raccolto per la realizzazione de La voix de son maitre, nel 1979, la stessa coppia Philibert-Mordillat realizza una miniserie tv in tre puntate da 60 minuti ciascuna, la cui messa in onda viene tuttavia censurata.

 

Gli anni Ottanta e il mondo dell’alpinismo

Negli anni Ottanta, l’attività di Philibert si focalizza principalmente sullo scalatore francese Christophe Profit, con il quale realizza una serie di cortometraggi e lavori televisivi che culmineranno nel docufilm Trilogie pour un homme seul (1987).

È il racconto in 53 minuti della straordinaria impresa compiuta dallo stesso alpinista, che, tra il 12 e il 13 marzo 1987, in sole quaranta ore, riesce a scalare in sequenza tre delle pareti nord più alte delle Alpi: il Grandes Jorasses, l’Eiger e il Cervino.

Nell’occasione, Philibert non si limita alla cronaca dell’evento in sé, ma estende il suo sguardo alla storia e ai preparativi che lo precedono, lasciando che l’“uomo” Christophe emerga al fianco del “campione” Profit.

Nel 1988 il documentarista transalpino prosegue coi suoi ritratti di uomini sportivi realizzando due interessanti cortometraggi.

Si tratta di Vas-y Lapébie!, affettuoso omaggio a Roger Lapébie, vincitore del Tour de France del 1937, e Le comeback de Baquet, nuovo racconto sul mondo dell’alpinismo che ha come protagonista Maurice Baquet, attore e violoncellista ormai anziano, il quale, in omaggio alla memoria dell’amico alpinista Gaston Rebuffat, torna a scalare la parete sud dell’Aiguille du Midi, sul massiccio del Monte Bianco, a distanza di trentadue anni dalla prima ascesa assieme allo stesso Gaston.

Da La Ville Louvre a Nel paese dei sordi

Dopo aver avuto, nello stesso 1988, l’onore di lavorare come assistente alla regia in Io e il vento, ultimo film del leggendario documentarista Joris Ivens, nel 1990 Nicolas Philibert, esaurito il filone sportivo-alpinistico, gira La Ville Louvre (1990), splendida, suggestiva immersione in un Louvre insolito, alle prese con il microcosmo brulicante di operai, impiegati ed esperti d’arte, a loro volta impegnati in un nuovo allestimento del museo dopo alcuni lavori di ristrutturazione.

Due anni dopo, il regista francese si dedica all’esplorazione di un nuovo universo in piccolo col documentario Nel paese dei sordi (1992), opera delicata e poetica che, dando risalto alla lingua dei segni, si addentra nel mondo dei non udenti, raccogliendone direttamente le testimonianze e calandosi nella loro quotidianità.

Ne scaturisce un racconto tenero e intelligente selezionato al Festival di Locarno del 1992 e vincitore di alcuni premi internazionali, tra cui il Premio della Fondazione GAN per il Cinema del 1992.

Da Un animal, des animaux a La moindre des choses, racconto sul disagio mentale

Il 1994 segna il ritorno di Nicolas Philibert nelle sale museali con Un animal, des animaux.

Protagonista non è più il Louvre de La Ville Louvre ma il Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi, la cui Galleria di Zoologia, dopo venticinque anni di chiusura, è prossima alla riapertura.

Il regista francese, attraversando un arco temporale che va dal 1991 al 1994, ne racconta i lavori di ristrutturazione realizzando un docufilm di un’ora che, tra venature umoristiche e passaggi stranianti, sembra voler dare nuova vita alla folta popolazione di animali imbalsamati, per tanto tempo consegnati all’oblio.

Il 1997 è l’anno di La moindre des choses (nel titolo inglese, The least of thing), racconto che, prendendo le mosse dai preparativi dello spettacolo teatrale annualmente tenuto dagli ospiti e dallo staff della clinica psichiatrica Le Borde, propone uno sguardo tenero sul mondo del disagio mentale.

Philibert rivolge la propria attenzione alle persone ricoverate nella struttura catturandone le espressioni, ascoltandone i discorsi e cercando di coglierne le emozioni e i sentimenti più profondi. Ci consegna, in tal modo, un’opera che, tra poesia e humor, conferisce alla parola “umano” il suo significato più autentico e innocente.

Da Qui sait? al successo di Essere e avere

Dopo aver girato Qui sait? (1999), pellicola incentrata sul processo di creazione di uno spettacolo da parte di un gruppo di aspiranti attori del Teatro Nazionale di Strasburgo, nel 2002 l’autore transalpino realizza Essere e avere, documentario ambientato in una scuola di un paesino sperduto nella campagna francese, dove un gruppo di bambini di tutte le età, riuniti in una classe unica, è seguito dal maestro Georges Lopez, prossimo alla pensione.

Con pazienza e attenzione, il maestro non si limita alla parte didattica, ma dà ai suoi allievi quei consigli che potranno essere loro utili lungo il cammino della vita.

La pellicola è uno straordinario, commovente racconto che, rimarcando l’importanza della scuola come luogo d’istruzione e incontro, trova la sua forza prevalente nella buffa spontaneità dei bambini (già ottimamente sperimentata da Philibert in Nel paese dei sordi) e nel rapporto di sincero affetto tra questi e il proprio insegnante. È un rapporto che, inserendosi in un contesto idilliaco così lontano dal caos e dalla frenesia della vita cittadina, rende l’intera opera una sorta di favola del reale.

Presentato fuori concorso al 55esimo Festival di Cannes, Essere e avere riscuote un clamoroso successo al botteghino. Un successo che lo porta a vincere, tra gli altri, il premio Louis-Delluc 2002 e il premio César 2003 per il miglior montaggio, ponendo definitivamente Nicolas Philibert all’attenzione della critica e del pubblico internazionali.

Da Retour en Normandie a La maison de la radio, passando per Nénette

Nel 2007 il cineasta realizza il già citato Retour en Normandie, seguìto da Nénette (2010), struggente ritratto di una femmina di orangotango di quarant’anni – rinchiusa nello zoo di Parigi dal 1972 – che ogni giorno risponde agli sguardi curiosi dei visitatori col suo sguardo intenso e misterioso. Uno sguardo che, aprendo ad una riflessione sul rapporto uomo/animale, assomiglia ad una sorta d’ineluttabile domanda.

Tre anni dopo Nénette, Nicolas Philibert compie una nuova esplorazione di microcosmi col documentario La maison de la radio (2013).

Il regista, questa volta, punta la sua curiosa lente d’ingrandimento sull’universo radiofonico portando la propria telecamera all’interno degli studi dell’emittente statale Radio France, dove, in un apparente arco temporale di ventiquattr’ore (in realtà le riprese sono durate sei mesi), incontra addetti ai lavori e ospiti vari (tra questi, il grande Umberto Eco).

Tra programmi in studio e collegamenti esterni, Philibert compie, così, la magia di dar corpo (e immagine) ad una realtà fatta di suoni e parole.

De chaque instant: l’omaggio di Philibert alla professione infermieristica

Il 2018 è l’anno in cui il cineasta transalpino fa uscire nelle sale il suo De chaque instant, interessante racconto in cui viene seguito il percorso di formazione di alcuni aspiranti infermieri dell’Institut de la Croix Saint-Simon a Montreuil.

Dalle esercitazioni in aula alla pratica in ospedale, gli allievi apprenderanno tutti gli insegnamenti utili allo svolgimento della professione. E soprattutto, impareranno ad approcciarsi con rispetto e sensibilità alle persone malate, al di là del loro stato e della loro condizione sociale.

Selezionato al Festival di Locarno 2018 e candidato come miglior documentario al Premio César 2019, De chaque instant è un espresso omaggio al mondo della professione infermieristica che Philibert ha deciso di realizzare in seguito al suo ricovero in ospedale, avvenuto nel gennaio del 2016 in seguito ad un’embolia.

Sur l’Adamant, l’ultimo documentario di Philibert premiato con l’Orso d’Oro a Berlino

L’ultimo lavoro ad oggi realizzato dal cineasta francese è Sur l’Adamant (2023), docufilm girato a bordo dell’Adamant, un edificio galleggiante sulla Senna parigina, all’interno del quale si trova un centro diurno per la cura delle persone con disagio mentale.

Tornando alle tematiche già affrontate in La moindre des choses, Philibert filma la vita quotidiana dell’équipe medica e dei pazienti della struttura, offrendo loro la possibilità di raccontarsi.

Ne scaturisce un’opera delicata che, spazzando via ogni pregiudizio sulla malattia mentale, crea una forte legame empatico tra i protagonisti e lo spettatore.

Sur l’Adamant è stato premiato con l’Orso d’Oro al Festival di Berlino 2023.

Si tratta del meritato suggello alla splendida carriera di Nicolas Philibert, cineasta originale, sensibile e profondamente umano.

Sur l’Adamant aprirà la 19esima edizione del Biografilm Festival di Bologna.

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