La gang dei supereroi è un film per famiglie del 2022, diretto dalla coppia Henry Joost/Ariel Schulman, già nota per la regia del terzo e quarto capitolo della saga Paranormal Activity.
Prodotto dalla Paramount Pictures e dalla Jerry Bruckheimer Films, il film è uscito nelle sale italiane l’8 settembre 2022 ed è attualmente reperibile sulla piattaforma streaming Paramount + Channel.
Il cast include alcuni grandi nomi del contemporaneo panorama cinematografico (Owen Wilson, Michael Peña, Jesse Williams) accostati a un giovanissimo gruppo di future promesse della professione (Walker Scobell, Momona Tamada, Abby James Witherspoon, Keith L. Williams).
La trama de La gang dei supereroi
Charlie (Walker Scobell) è un quattordicenne appassionato del supereroe The Guard (Owen Wilson), di cui è inconsapevolmente figlio. Gracilino e con una difficile vita scolastica, Charlie è anche vittima di una situazione familiare complessa, contraddistinta dal divorzio dei genitori e dalla costante assenza del padre.
Presto Charlie, assieme ad altri tre intrepidi coetanei, scoprirà il quartier generale segreto del supereroe, ubicato proprio sotto le fondamenta della casa di suo padre, presso cui si trovava per festeggiare con lui il suo compleanno.
Ed è a questo punto che inizieranno i problemi: la fonte di energia da cui The Guard attinge costantemente per poter salvare il mondo, nascosta proprio in quella specie di Bat-caverna, è minacciata da un gruppo di supercattivi capeggiato da un ricco e spietato capitano d’industria (Michael Peña), il quale vorrebbe sfruttarla per i suoi loschi affari.
Un superclassico
La gang dei supereroi sembra una versione più facile del gioco a cui Quentin Tarantino ha abituato gli sguardi più acuti con tutte le sue pellicole: cogliere più citazioni e rimandi possibili. Per almeno due terzi del film, infatti, vengono scimmiottati numerosi titoli del Marvel Cinematic Universe e della DC Comics (da Batman a Iron-Man a Spider-Man, a Captain America… giusto per citare i più ovvi e facilmente rintracciabili).
Con ciò non si intende assolutamente criticare questa strategia visuale, poiché si parla di un titolo che è indirizzato a un pubblico di giovanissimi, a cui può soltanto far piacere scovare tutti questi riferimenti; tuttavia ciò non lo salva dall’essere un film con una storia e uno svolgimento fin troppo banali e a tratti noiosi, anche per i più giovani. Si parla di una generazione, l’ultima, che è abituata ai contenuti più disparati, anche ricchi di violenza grafica. Sarebbe dunque un controsenso, nonché uno spreco di risorse, indugiare produttivamente in nome di un’etica fuorviante.
A fare da contraltare ci sono l’accurata regia di Joost/Schulman, che dimostra un’efficacia spettacolare adatta a una simile produzione, e gli effetti speciali: ben trattati e con un’ottima resa scenica, soprattutto se si pensa alla facilità con cui certe soluzioni, nel cinema di adesso, possono scadere nell’esagerazione più inopportuna.
Alla fin fine si parla di un filmettino spendibile e con dei buoni presupposti per dare il via a una saga ricca di suggestioni e di idee perfette per tenere incollati allo schermo migliaia di ragazzi. Tutto sommato andrebbe solo aggiustato leggermente il tiro: le armi a disposizione sono di ottima fattura.
Una morale facile, ma mai così scontata
Ciò che La gang dei supereroi mette sicuramente in risalto è la sconfinata e impareggiabile superiorità delle virtù umane, capaci di scansare qualsiasi ambizione “superomistica” se usate con cognizione di causa e con ponderatezza. Essere un supereroe non è affatto una cosa per pochi, ma per tutti coloro che dimostrano di essere puri di spirito, votati a dei valori che favoriscano i tanti invece che il singolo, che garantiscano il rispetto e l’uguaglianza. Non basta indossare una tuta ultratecnologica o avere dei superpoteri per essere delle persone migliori.
È insita nella storia anche una forte retorica del sacrificio, irrinunciabile quando si parla di giungere a dei risultati notevoli. Tuttavia, il film ne cambia la finalità, giungendo a un’altra piacevole e salutare conclusione: il sacrificio non implica assolutamente che la vita non si possa prendere anche con semplicità e fantasia. Bisogna sempre saper trovare un giusto equilibrio, senza aspirare a un’inutile perfezione, nociva per noi stessi e per chi ci sta vicino.