Fra i numerosi film in costume selezionati a Cannes, rientra a pieno titolo Firebrand (Le jeu de la reine), in concorso al 76° Festival , un film diretto dal regista e sceneggiatore brasiliano Karim Aïnouz, già autore dello splendido La vita invisibile di Euridice Gusmao – film vincitore della sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes nel 2019. Interpreti, Alicia Vikander e Jude Law, divi belli e famosi, che si cimentano nei panni di due personaggi storici realmente esistiti, Catherine Parr ed Enrico VIII.
Il film è al Cinema dal 17 Ottobre distribuito da Vertice 360.
Firebrand – VERTICE CINE (vertice360.com)
Dramma storico ma anche fotografia epocale del gioco di potere fra il maschile e il femminile, dove Catherine incarna l’intelligenza, il progresso, il protestantesimo come libertà di pensiero e di culto, ed Enrico VIII al contrario rappresenta il bieco conservatorismo, il maschilismo secolare, la religione come strumento per mantenere privilegi di casta ed opprimere le masse. In questo clima di intrighi di corte e di complesse trasformazioni politiche, religiose e sociali (il tema del potere temporale della Chiesa è in competizione a Cannes anche con il film del ‘nostro’ Marco Bellocchio), come in un classico dramma shakespeariano, si dipana la vicenda individuale di Henry e Kate, insieme al lento tramonto della monarchia assoluta.
Firebrand: giocare col fuoco (e morirne)
Fra le mogli di Enrico VIII, quasi tutte ripudiate o uccise, spicca la personalità e la capacità di leadership di Katherine Parr, sesta e ultima moglie del temibile re, interpretata nel film da Alicia Vikander, una donna di eccezionale cultura, di carattere volitivo e di mente aperta, con simpatie protestanti: Catherine, capace di fronteggiare gli intrighi di corte e la follia del marito, viene nominata reggente del Regno durante le lunghe assenze del re per le campagne militari e cerca in quel periodo di influenzare i consiglieri della corte verso un futuro orientato alle convinzioni protestanti. La regina visita ancora, in segreto, un’amica d’infanzia attivista protestante, Anne, che sobilla il popolo a ribellarsi al re, e ne sostiene la causa donandole preziosi gioielli. Ma qualcuno farà la spia ad Enrico, tornato dalla guerra, il quale, dopo aver trovato e mandato al rogo l’attivista, inizia a nutrire dei sospetti anche sull’amatissima ultima moglie, che si viene così a trovare in una situazione ad alto rischio, nonostante sembri essere rimasta incinta dell’atteso erede maschio.
In epoca di guerre di religione, si sa, è molto pericolo scherzare col fuoco poiché la pena per gli eretici – veri e soprattutto presunti, spesso rivali politici o personali – è il rogo. Il titolo del film Firebrand, che significa appunto ‘agitatore’ (qualcuno che causa problemi politici o sociali opponendosi all’autorità e incoraggiando altri a farlo), indica il termine con cui venivano ‘bollati’ anche coloro che disseminavano dottrine diverse da quelle della Chiesa ufficiale, i primi protestanti (che poi si divideranno in tante ‘famiglie’ diverse) considerati eretici: chi non rinnegava pubblicamente l’eresia veniva condannato al rogo.
“Firebrand è una sorta di thriller psicologico – ha affermato la Vikander – il mio lavoro sul set era quello di interpretare una donna ben consapevole che, in qualsiasi momento, il marito (Enrico VIII) avrebbe potuto farle del male o ucciderla per una parola o un comportamento secondo lui sbagliati. Dunque ho cercato di raccontare la lotta per la sopravvivenza messa in campo da questa regina per sfuggire alle intemperanze del marito. È terribile pensare che Catherine trascorra ogni momento col pensiero che il re ha potere di decidere per lei la vita o la morte. Per fortuna lavorare con Jude Law mi ha messa alla prova, perché sul set lui è stato ‘spietato’ (anche se gentile e disponibile). Ciò che non dobbiamo dimenticare è che mentre il film è ambientato cinque secoli fa, cose come queste accadono ancora oggi nel mondo”.
Nella seconda parte del film il re e la regina giocano dunque al gatto e al topo, la regina è braccata e il re, gravemente malato, malconsigliato e sospettoso fino alla paranoia, va a caccia di prove contro il suo stesso interesse. Cathe lotta per la sua vita, nella speranza che il re muoia naturalmente a causa delle ferite e delle malattie che lo devastano, fra cui l’obesità e il diabete.
Una coppia d’eccezione si contende la scena
Nonostante la pubblica confessione fatta in conferenza stampa dai due attori che interpretano i protagonisti, Alicia Vikander e Jude Law, di non essere particolarmente interessati alle vicende della monarchia (passata e presente), la preparazione ed il coinvolgimento messi in campo da entrambi nel calarsi nei rispettivi ruoli, anima e dà vita ad un film che non risulta particolarmente originale nello script, ma che vanta una maestosa messa in scena, una dettagliata ricostruzione storica, un’ottima regia e grandi interpreti. Jude Law ha modificato il proprio aspetto in modo da rendersi quasi irriconoscibile (benché la sua obesità sia solo un trucco di scena, dato che sul tappeto rosso è apparso in forma smagliante), mentre Alicia Vikander è abilissima a modificare in maniera impercettibile ma evidente le espressioni del volto, fra terrore, paura, astuzia, malcelato sdegno, desiderio di libertà e vendetta.
“Sono molto legato al progetto da cui è nato questo film: non volevo realizzare un semplice film storico, ma un’opera che raccontasse una vera e propria guerra privata, la lotta di sopraffazione di un uomo su una donna – ha raccontato il regista Karim Aïnouz – e la capacità di lei di difendersi. Ci sono già tanti film d’epoca asettici ed irreali, mentre io volevo evocare il passato in modo tangibile, soprattutto per le giovani generazioni. Ho voluto che ci fossero animali in giro e che si sentissero odori anche spiacevoli, in modo da far sembrare agli spettatori di essere dentro quel momento, quella scena, Volevo fare un film che fosse politico, ma non garbato: sono molto soddisfatto della riuscita di Firebrand”.
Firebrand; Jude Law e Michelle Williams nel dramma in costume