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Thunder Road-La recensione

Jim Cummings esplora le ripercussioni di un lutto, riflettendo in chiave tragicomica sulla crisi della mascolinità nel contemporaneo

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Thunder Road Jim Cummings

Il regista americano Jim Cummings riparte da dove aveva lasciato. Il cortometraggio che gli valse nel 2016 il Gran Premio della Giuria al Sundance, Thunder Road, diventa il punto di partenza per un lungometraggio, ora disponibile su Mubi.

L’INIZIO DI THUNDER ROAD

Il piano-sequenza del funerale, che costituiva il cortometraggio nella sua interezza, è qui solo l’inizio della storia personale del poliziotto Jim Arnaud. La perdita della madre è un evento traumatico che fa crollare tutte le certezze del protagonista e, come sembra raccontare questo incipit, lo fa ritornare in qualche modo bambino. Le azioni e simboli che lo riportano a una condizione infantile sono espliciti, forse fin troppo: le crisi di pianto, lo stereo rosa che non funziona (come fosse un giocattolo), le urla, la rabbia, l’insicurezza.

Thunder Road Jim Cummings funerale

Durante il funerale la smorfia di pianto che dipinge il volto di Jim è accentuata al parossismo. Questo sentimento marcato porta con sé il segno del tragico e del comico, un equilibrio e un rimbalzo sul quale poi giocherà tutto il film, non sempre riuscendoci. 
Quindi se si guarda a questo piano-sequenza iniziale, già di per sé un lavoro compiuto, si possono ritrovare in a nutshell le dinamiche di racconto, le scelte visive e il senso del film.

NON CAPIRE IL MONDO

Come si è detto, il lutto rompe qualcosa dentro Jim, già in crisi nel suo matrimonio e prossimo al divorzio. La perdita di una figura genitoriale rappresenta concettualmente lo sgretolamento delle coordinate sociali e di un mondo che non riesce più ad afferrare. Così Jim sbaglia tutto quello che può sbagliare. Ogni situazione ricade nel segno del tragicomico perché a un contesto di profonda difficoltà, che sia familiare, lavorativa o esistenziale, in cui ogni scelta ha una gravità tragica, Jim risponde in maniera folle o irrazionale. Sono la pazzia, la mancanza di filtri, l’incapacità di controllo e di capire il mondo che contraddistinguono e rendono interessante il personaggio.

LA REGIA DI THUNDER ROAD

Sotto un aspetto di regia e messa in scena, Jim Cummings privilegia l’uso del piano-sequenza e dello zoom. Il piano-sequenza si può vedere come il tentativo del regista di restituire nella loro temporalità quelle dinamiche, anche comiche, di imbarazzo e umiliazione cui Jim si sottopone, senza così smorzarne l’impatto (è anche questo uno dei motivi per cui i dodici minuti iniziali funzionano). Ciò permette la costruzione di alcuni ritorni e circolarità, seppur probabilmente troppo facili e banali. Ne è un esempio la scena in cui Jim approccia un senzatetto che continua a ripetere senza senso: “They don’t know”. Più avanti nel film, infatti, rivedremo questa scena ribaltata, perché sarà Jim a ricoprire il ruolo del pazzo, pronunciando quella stessa frase più volte di fronte ai colleghi poliziotti.

Thunder Road Jim Cummings scena

 

L’uso del piano-sequenza in Thunder Road tenta di catturare nella loro interezza dei momenti che sono significativi per il percorso interiore del protagonista. Lo zoom, in sinergia, suggerisce il tentativo di un’entrata più profonda nella psicologia del personaggio.

UNA MASCOLINITÀ ALLA DERIVA

Sotteso al percorso interiore del protagonista attraverso i suoi problemi personali c’è un altro aspetto importante. Ciò che emerge dalla vulnerabilità del protagonista è la messa in crisi di una mascolinità che perde i suoi riferimenti virili tradizionali.

Just because somebody leaves… just because somebody chooses to leave, that doesn’t mean they didn’t want to be here with you. It means they had a hard time with things. It’s a lot for some people

Che si tratti del lavoro da poliziotto, dell’aplomb inscalfibile o del controllo sulla sua vita familiare, Jim perde uno dopo l’altro tutti i tratti da narrazione classica. La vulnerabilità manifesta è lo specchio del deteriorarsi dei valori premianti di una virilità obsoleta. Quando Jim reclama urlando “I’m the most decorated motherfucker out here” in realtà suggerisce l’inutilità di tutto quell’impianto di valori di fronte al tragico.

CONCLUSIONI

Seppur negli intenti di Thunder Road si avverta la spiccata ricerca di originalità, purtroppo spesso cade in banalità e manca di una visione d’insieme. L’impianto tragicomico, che funzionava in maniera compiuta all’interno del cortometraggio, qui risulta fine a se stesso poiché manchevole nella costruzione a livello di scrittura. L’assenza di una struttura che si estenda orizzontalmente e la mancanza di un senso di progressione conferisce un senso di ridondanza e ripetizione alle sequenze. In ultima istanza non c’è una vera e propria catarsi che sia tangibile, o quantomeno un percorso interiore significativo che non risulti artificioso. Thunder Road s’incaglia nelle sua stessa costruzione e nella natura tragicomica.

MUBI Maggio 2023

Thunder Road

  • Anno: 2018
  • Durata: 92'
  • Genere: comedy-drama
  • Regia: Jim Cummings

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