Al Festival di Cannes 76, le passioni proibitissime rendono A Prince di Pierre Creton il film-scandalo della rassegna.
In realtà la pellicola, una storia semi-autobiografica accolta con entusiasmo alla Quinzaine des Cinéastes, ( vincitrice del Premio SACD,)si rivela un film sincero e quasi garbato nel raccontare un’ intimità professionale e sessuale davvero potenti e perfettamente condivise.
A Prince Padre-padrone e figlio adorante, uniti dalla passione per la natura
Il sedicenne Pierre-Joseph ha sempre avuto il pallino per il giardinaggio e la cura delle piante. A quella giovane età decide di iscriversi ad un centro di formazione che lo indirizza presso il parco gestito dalla direttrice Françoise Brown, che gli presenta, lo stesso primo giorno dell’assunzione, l’insegnante di botanica Alberto.
I due, oltre alla passione per la natura e la coltivazione e l’architettura dei giardini, sono uniti da un’ attrazione fisica potente che rende il rapporto padrone-dipendente ancora più galvanizzante come in un gioco di ruolo .
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Dopo anni, il figlio adottivo della direttrice, Kutta, di origine indiana, arriva finalmente alla villa e può conoscere anche lui sia Alberto che Pierre-Joseph.
Da padrone della villa e del parco annesso, anche il giovane figlio della proprietaria sembra disposto alla tentazione di voler esercitare questa sua posizione per qualcosa di più di un semplice rapporto professionale e di dipendenza.
A Prince – la recensione
Amore per la natura e desideri si intersecano in un magnifico piccolo film che ha soprattutto il pregio di raccontare, senza veli né censure, i dettagli di una passione che nasce e si sviluppa.
Un racconto che procede tranquillo attraverso la voce narrante di Mathieu Amalric (unica voce nota assieme a quella di Françoise Lebrun) che ci fornisce con sincerità e nostalgia i dettagli più scottanti di una passione e di un legame intimo col territorio e con il proprio datore di lavoro.
Attraverso un lavoro che strutturalmente pare una simbiosi anch’essa molto intima ed inscindibile tra fiction e documentario, il regista Pierre Creton ci racconta qualcosa di molto familiare a quello che fu il suo apprendistato professionale iniziato appunto come agricoltore e bracciante presso terzi.
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A Prince: il dovere che include il piacere
L’intimità del racconto e la consapevole sincerità con cui viene dettagliato ogni risvolto di rapporto tra due (e più) uomini di età disparate, si risolve in una schiettezza quasi serafica in cui l’io narrante descrive nell’intimo quello che l’immagine, pur senza alcune remore o veli di falso pudore di comodo, solo accenna, fino ad un finale ove la fantasia sessuale sempre più sviluppata, e l’intreccio carnale hanno la meglio sulla razionalità.
Ma anche in questo caso, il rapporto si consuma in perfetta sintonia con un contorno paesaggistico naturale sontuoso e solenne che, in qualche modo, finisce per fare da garante ad un rapporto che, nonostante l’aria di scandalo, appare quasi garbato .
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