Anno: 2012
Distribuzione: Iris Film
Durata: 105′
Genere: Drammatico
Nazionalità: Italia
Regia: Gianluca Mingotto
Ad ispirare il Presidente di Betpro e il produttore di Poker Generation Fabrizio Crimi e Tiziano Cavaliere, autori del soggetto, è la storia di Filippo Candio, uno dei più noti poker player italiani che, partito dalla Sardegna per inseguire la sua passione, approda a Milano.
Ma la storia raccontata in Poker Generation è un po’ diversa. Il film vorrebbe dipingerci uno scenario molto più articolato della realtà che lo ispira. Due fratelli siciliani, Filo (Piero Cardano) e Tony (Andrea Montovoli), partono per Milano nel tentativo di accumulare denaro attraverso il gioco del poker per curare la loro sorellina malata.
L’idea di voler indagare su un fenomeno come quello del gioco online, in particolare il Poker Texano, meglio conosciuto come Texas Holdem, incuriosisce perché ci spinge a cercare di capire una nuova tendenza sociale. Anche la storia sembra avvincente. Le intenzioni ed i presupposti su cui si è lavorato, dal soggetto alla sceneggiatura fino alla messa in scena, erano ottimi, e Gianluca Mingotto, al suo esordio cinematografico, ha scelto di mettere in evidenza l’atmosfera emotiva dei personaggi. Il risultato, però, delude le aspettative, perché i protagonisti non hanno una forte connotazione psicologica che ci permetta di comprendere quale siano la provenienza socio-culturale e la motivazione che li spingono all’azione. Il film, inizialmente, ha uno spirito ironico e gradevole che aiuta il ritmo della storia, ma questa linea stilistica si perde nei primi quindici minuti, nei dialoghi a volte sconcertanti per la loro povertà.
Lina Sastri e Francesco Pannofino (che appaiono in un piccolo cammeo) risultano scollati dalla evoluzione naturale del film, e in realtà anche gli altri personaggi sembrano patire la stessa sorte, per cui non ci è permesso di andare più a fondo nel comprendere la relazione che li lega.
Alessia Gallo