Uno scandalo del passato, un’attrice troppo solerte, un mondo di intrighi sottili e bugie: col suo ultimo film Todd Haynes esplora le apparenze, il lavoro attoriale, le identità multiple.
Il film è ora disponibile su Sky e Now
Todd Haynes si è ben coperto le spalle, costruendo il suo ultimo film May December (un’espressione anglofona che indica una relazione romantica tra persone di età molto diverse), presentato in competizione al 76° Festival di Cannes – ora disponibile su Sky e Now – intorno a due vere leonesse, le attrici Nathalie Portman e Julianne Moore, entrambe in splendida forma, che si fronteggiano per l’intera durata della pellicola, dapprima con grande sottigliezza, poi in maniera più diretta, sempre mantenendo alto il livello di guardia e di tensione fra loro, con gli altri protagonisti e con gli spettatori.
Con questo film Haynes sembra entrare in una nuova fase della sua esperienza professionale. Superata la prima, legata agli anni Novanta, e la successiva, quella di Far from Heaven, I’m Not There, Carol, è ora alla ricerca di una riflessione più matura, nel senso di distante-intellettualistica, sulle convenzioni borghesi e sulla manipolazione delle relazioni, in un gioco di specchi fra ricerca della verità, realtà e performance artistica. Il film, confezionato con il consueto gusto estetico, rimane però piuttosto algido nonostante le ottime prove attoriali, e non coinvolge completamente lo spettatore.
Dal 21 marzo al cinema distribuito da Lucky Red.
May December: scandali e manipolazioni
La giovane e ambiziosa attrice Elizabeth (Nathalie Portman) viene selezionata per interpretare il ruolo di Gracie Atherton-Yoo ((Julianne Moore) in un film a lei dedicato, che ricostruisce la scandalosa vicenda di molti anni prima, quando Grace venne arrestata per aver avviato una relazione con un ragazzino di appena tredici anni, Joe Yoo, oggi suo marito. La coppia vive in una grande villa con due figli adolescenti e porta avanti un matrimonio borghese apparentemente tranquillo, fra torte, passeggiate e cerimonie scolastiche.
La storia di May December si svolge in Georgia e, fin dal suo arrivo annunciato, Elizabeth inizia a introdursi in profondità, ai limiti dell’invadenza, nella vita privata di Grace – sempre gentile ma evasiva – incontrando i suoi amici, l’ex-marito, il figlio del primo matrimonio e soprattutto Joe, oggi trentaseienne, che si occupa di tutto un po’ e alleva bruchi enormi come passatempo.
Insinuazioni, domande provocatorie, sottili detti/non-detti, piccole ipocrisie: Elizabeth gioca tutte le sue carte per grattare la superficie dell’unione perfetta e calarsi nel personaggio che dovrà interpretare. Vuole carpire una verità, che sembra aver già individuato a priori, e intrufolarsi nelle pieghe più intime della relazione fra i due coniugi. Verità e finzione si mescolano, l’arte prima di tutto, anche a costo di spingere Joe (un titubante Charles Melton) a prendere quasi forzatamente coscienza della sua fragilità e della sua mancata adolescenza, lasciando uscire dal bozzolo una nuova farfalla (una metafora dichiarata con forse eccessiva insistenza).
I tanti ruoli giocati nella vita, le aspettative sulle donne
Ambiguità, mimetismo, ossessione, tensione, gioco di riflessi: tutto questo fa parte della vita degli attori ma, in fondo, della vita di tutti noi, chiamati a giocare tanti ruoli diversi, in base ai luoghi, alle persone, all’epoca. Una sottile ironia pervade tutto, forse Haynes sente di portare un’istanza che ci interroga sulle nostre certezze, volendo dimostrare che, a fronte delle nostre identità multiple, basta poco a disgregarle.
“L’intero film parla di questa performance – ha spiegato la Portman in un’intervista – dei tanti ruoli che si interpretano nella vita, a seconda dell’ambiente in cui ci troviamo, delle persone che abbiamo intorno, come anche di come sentiamo noi stessi. Ovviamente, interpretare la femminilità e le cose che ci si aspetta da noi come donne, come voleva fare Todd, è qualcosa che mi interessava”.
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