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“The Breaking Ice”: la recensione del nuovo film di Anthony Chen

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Al Festival di Cannes 76, nella sezione Un Certain Regard, il film The Breaking Ice riporta in regia il valido regista di Singapore, di origine cinese, Anthony Chen, apprezzatissimo dieci anni orsono per Ilo Ilo che ottenne proprio a Cannes la Caméra D’Or, e molto amato anche per Wet Season, che al Torino Film Festival 2019 ricevette il premio per la Miglior Sceneggiatura.

The Breaking Ice : la trama

Un pullman di turisti coreani giunge in Cina presso la città innevata di Yanji, per presenziare ad un banchetto di nozze.

Tra costoro c’è anche il timido Haofeng, che stenta ad inserirsi tra le spensieratezze degli altri viaggiatori e sta in disparte. Viene notato da Nana,  brillante e spigliata giovane guida turistica che accompagna il mezzo di trasporto  che, grazie alla sua disinvoltura, riesce a farselo amico.

A loro si unisce poco dopo, subito un po’ recalcitrante, poi decisamente più motivato, l’amico di lei Han Xiao, che aiuta i familiari a gestire un piccolo ristorante.

Finiti i festeggiamenti, i tre partiranno prima in moto, poi su un furgoncino, alla scoperta delle valli innevate e del magico lago azzurro.

Un viaggio in totale libertà che significherà molto per ognuno dei tre, in qualche modo tutti diversamente imprigionati dalle storie più o meno misteriose che li riguardano. Tristi storie di trascorsi clinici per disturbi mentali, memorie dei tempi del pattinaggio agonistico finito nel peggiore dei modi e rimorsi per un passato di perdizione che torna alla memoria con la comparsa di un ricercato con tanto di taglia addosso.

The Breaking Ice – la recensione

Il lato che maggiormente si apprezza nello stile immediato ma profondamente cinematografico di Chen, è la semplicità delle storie che il regista racconta.

Una semplicità apparente, in quanto il cineasta, soprattutto su questo film, non calca la mano sui dettagli un po’ volutamente oscuri e tenuti nascosti dei tre protagonisti, ma si impegna a descriverne i dettagli intimi dopo un incontro che avviene con la titubanza e la riluttanza tipiche di qualcosa di forzato, tendente poi a trasformarsi in un sentimento di tutt’altro genere.

In questo suo palese ma intenso omaggio alla Nouvelle Vague francese, il regista rischia anche molto esplicitando favole e miti che si materializzano sotto la tempesta con l’apparizione dell’orso perplesso e non meno titubante dei tre improvvisati ‘camminatori’.

Con lucidità e un accurato studio interiore che rimane  fuori da ogni retorica, The Breaking Ice ci trasporta all’interno di un’ esperienza personale interiore a tre, che prevede anche un intermezzo fisico, ma che mai diventa il motivo portante di quella nascita di un’ amicizia  dal valore taumaturgico e dunque in fondo pure salvifico ed illuminante.

Anche la bellezza austera e spesso semplice e disadorna di un paesaggio invernale di fatto ostile ma puro, diviene un punto forte del film senza la necessità di strumentalizzare troppo la vicenda su aspetti esteriori di mero richiamo visivo.

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