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‘La sirenetta’, tra fiaba e Marvel Comics

Remake live action dell'omonimo classico Disney del 1989. Un tripudio di effetti speciali, molta azione, tante canzoni, ma non ha l'incanto fiabesco dell'originale.

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Dopo una lunga pre-prepoduzione, cominciata nel 2016 con i primi rumors, ecco giungere finalmente sugli schermi La sirenetta (The Little Mermaid, 2023) di Rob Marshall. Remake Live Action dell’omonimo fortunato cartoon della Disney, la pellicola non solo deve lottare con il botteghino, ma anche con l’originale. Attualmente è visibile su Dinsey Plus.

La sirenetta (The Little Mermaid, 1989) di Ron Clements e John Musker fu il film d’animazione che risollevò le sorti economiche e artistiche della Disney, dopo oltre un decennio di produzione ritenuta poco valida e ispirata, sebbene di buon introiti.

La sirenetta, la trama

Ariel (Halle Bailey), figlia più giovane di Re Tritone (Javier Bardem), sovrano del regno di Atlantica, è affascinata dal mondo umano, ma alle sirene come lei è proibito esplorarlo. Dopo aver salvato il principe Eric (Jonah Hauer-King) da un naufragio ed essersene innamorata, è determinata a stare con lui nel mondo sopra l’acqua.

Le sue azioni portano ad un acceso scontro con suo padre e ad un incontro con la subdola strega del mare Ursula (Melissa McCarthy), sorella di Tritone, con cui Ariel stringe un accordo per scambiare la sua bella voce con delle gambe umane, in modo che possa raggiungere Eric.

Tuttavia, Ariel finisce per mettere in pericolo la sua vita e la corona di suo padre, ma come in ogni favola disneyana, tutto si sistemerà.

La sirenetta, nuovo tassello dei Live Action

La sirenetta, stando alla numerazione, è il 18º remake Live Action della Disney, e va ad arricchire quella linea produttiva, inaugurata a partire dal 2010, con la quale la casa di produzione di Topolino ripropone, con attori in carne e ossa (e tantissimi effetti speciali), i propri classici d’animazione.

Una ampia e costosa struttura seriale, con cadenza annuale, che va di pari passo con la mastodontica mappatura dell’MCU (Marvel Cinematic Universe). Chiaramente non ha le stesse finalità della Marvel (un universo interno, in cui storie e personaggi sono legati), ma questa metodica riproposizione dei classici in formato Live Action sta creando un cosmo, a livello produttivo e nell’avvicendarsi dei registi.

Una volta la Disney riproponeva al cinema i propri film d’animazione, come ad esempio attesta Biancaneve e i sette nani (Snow White and the Seven Dwarfs, 1937), ridistribuito nelle sale per oltre una decina di volte nelle decadi a seguire (ultima nel 2002).

È ovvio che i tempi sono cambiati, e certi classici, ormai con un tratto d’animazione antiquata, sarebbero poco appetibili per il nuovo pubblico abituato ormai a ben altro. Quindi, a cominciare dal remake di Alice in Wonderland (2010) di Tim Burton, si è cominciato a riadattare il proprio immaginifico archivio, con mezzi cine-effettistici attuali.

Mentre in parallelo si porta avanti, sempre con ottimi profitti, il filone dell’animazione, che arricchisce i classici, e diverranno poi future basi per remake Live Action.

La sirenetta e gli aggiornamenti sociali

Il lungo processo produttivo evidenzia bene come questo progetto fosse molto importante per la Disney. Rispetto agli altri cartoon finora riproposti, La Sirenetta resta un (super) classico della produzione Disney, molto amato dal pubblico.

Era un film d’animazione a quel tempo all’avanguardia per quanto concerne l’animazione, e che rimetteva al centro della storia, dopo oltre vent’anni di fiabe incentrate su animali antropomorfi, un personaggio umano (tenendo in conto che Ariel ha l’animo e il 50% di fattezze umane).

Una storia d’amore simile a quelle di Biancaneve, Cenerentola o la bella addormentata. E che sarà poi uno schema collaudato dagli anni ’90 in poi, a cominciare – a parti invertite – da La bella e la bestia (The Beauty and the Beast, 1992) di Gary Trousdale e Kirk Wise.

Inoltre, La sirenetta era un formidabile musical d’animazione sottomarino, in cui primeggiava la canzone In fondo al mar (Under the Sea), tra le hit sonore dell’intera discografia della Disney.

La sirenetta edizione 2023, ricalca quanto Clemens e Musker attuarono con la riuscita trasposizione della fiaba di Hans Christian Andersen, ma la nuova versione purtroppo non riesce a ricreare l’incanto del prototipo.

La pellicola si basa sul cambio dei tempi, generazionali e cinematografici, e apporta delle aggiunte e degli aggiornamenti che funzionano malamente. Se l’Ariel animata era si un’adolescente, ma ancora dalle sembianze infantili, l’Ariel in carne e ossa (e pinna) è specchio dell’adolescente odierna.

Una teenager dalle forme più accentuate e uno “teen style” simile a quello delle Bratz. Aspetto questo valevole anche per le altre sue sorelle. Ma l’aggiornamento più evidente, e che lascia perplessi, è quello di trasformare Ariel in una meticcia, e rappresentare le altre sorelle attraverso attrici di ogni etnia.

Un forzato inserimento del discorso dell’inclusività, che da qualche anno prevale in molto cinema. Ogni sirena dovrebbe rappresentare una minoranza etnica, e la scena finale, in cui tutto il popolo del mare sale in superficie per salutare Ariel, è un tripudio di questa mescolanza di etnie.

Un inserimento che sarebbe giusto in una seria argomentazione sociale, ma in un film realizzato prettamente per incassare, ed essendo una fiaba con Happy End sentimentale, è soltanto una ipocrita aggiunta, per avere più mercato. A maggior ragione pensando che Ariel e le sorelle, tutte di differente etnia, hanno un padre bianco.

La sirenetta e l’effetto MCU

Nel film, che come scritto in precedenza ricalca il prototipo d’animazione, si sente molto l’effetto Marvel. Una sensazione che si prova nella durata e in due scene; e si ha la conferma con la sceneggiatura, scritta da Jane Goldman e David Magee.

Questo remake è lungo ben 55 minuti in più rispetto all’originale. Per delle scene aggiuntive e/o per degli allungamenti dei momenti originali. Un aumento che trasforma certamente la storia in un vero e proprio blockbuster, ma che aggiunge poco alla giusta misura de La sirenetta cartoon.

Mentre l’effetto MCU vero e proprio si ha quando Tritone muore (e risorge) come è capitato a differenti supereroi della Marvel; e quando Ursula, impossessatasi del magico tridente, diviene un gigantesco mostro. Una trasformazione epica, corroborata dagli effetti speciali, che ricorda le apparizioni dei mastodontici mostri della Marvel.

E Ariel ed Eric, novelli David contro Golia, in quel momento è come se fossero loro i supereroi, e infatti come i difensori Marvel, hanno super problemi: irrequietezza adolescenziale. Pertanto, in questo remake si è innestato un consistente elemento action, frutto della Goldman, che scrisse, tra gli altri, X-Men – L’inizio e i primi due Kingsman.

Questo ingigantimento, inoltre, non migliora nemmeno le scene musicali, visivamente ineccepibili, ma meno appassionate rispetto a quelle del prototipo. In fondo al mar ha una coloratissima e movimentata coreografia, però manca quella genuinità d’animazione.

La sirenetta, se lo si accoglie come blockbuster, è un prodotto super funzionale, perché rispetta quelle leggi di stile visivo/narrativo e di mercato. Infatti la pellicola andrebbe considerata principalmente come una dimostrazione del livello raggiunto degli effetti speciali.

La sirenetta

  • Anno: 2023
  • Durata: 135 minuti
  • Distribuzione: Walt Disney Studios
  • Genere: sentimentale
  • Nazionalita: Stati Uniti
  • Regia: Rob Marshall
  • Data di uscita: 24-May-2023

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