Al Festival di Cannes 76, presso la sezione Un Certain Regard, ha suscitato un buon interesse Les Meutes, la commedia nera francese che segna l’esordio in regia di Kamal Lazraq, anche autore della spigliata sceneggiatura. Il film spazia dall’ ironica e nera commedia degli equivoci fino ad uno studio interiore del legame tra un padre ed un figlio che, dopo anni di distacco e freddezza di rapporti, una situazione di emergenza finisce per rimettere in contatto .
Les meutes. In fuga col morto
Nella periferia di Casablanca, un padre ed un figlio dediti ad arrangiarsi con attività illecite, e ormai da anni incapaci di instaurare un dialogo, tornano ad interfacciarsi quando il padre, Hassan, propone al figlio di aiutarlo a rapire un boss il cui cane ha azzannato e ucciso il molosso del suo rivale presso una serata di lotta tra cani con scommesse clandestine.
Senza un soldo, il figlio Issam alla fine accetta e i due si mettono in viaggio su un furgoncino rosso per rapire l’opulento boss.
L’operazione, nonostante la scarsa capacità dei due di gestire gli imprevisti, alla fine riesce, ma durante il trasporto il rapito finisce per morire per un attacco cardiaco.
Devastati dalla circostanza ed impauriti di dover scontare reclusioni di oltre un trentennio, i due iniziano a vagare nella notte alla disperata ricerca di trovare una soluzione che li aiuti a celare per sempre quel corpo alle autorità e alla gang che l’uomo comandava.
Alla fine, tra difficoltà e sfortune, tra crisi mistiche e nemmeno troppo celati sensi di colpa, i due troveranno una soluzione in mezzo ad un mondo devastato da una corruzione ed una fame di ricchezza e potere che giustificano il comportamento da belva che spesso induce l’uomo a comportarsi come il più brutale e crudele tra gli esseri viventi.
Les Meutes – la recensione
A volte la sfortuna e le vicissitudini tutte in salita che circoscrivono vite sempre troppo al limite, finiscono anche per far riacquistare dignità a rapporti familiari messi alla berlina da troppe difficoltà e divari caratteriali.
L’opera prima di Kamal Lazraq, incentrata su un pacco scomodo e inanimato da portare a perdere senza mai riuscirci, finisce per rinsaldare una rapporto che, se non arriva alla stima, almeno riporta alla dignità la relazione allo sbando tra un padre ed un figlio legati al malaffare per pure ragioni di sostentamento.
Una sporca scommessa in una lotta tra cani è la miccia che fa esplodere una serie di vicissitudini tragicomiche che costituiranno l’inizio di una ripetizione di incubi a catena. Solo la bella scena verso l’epilogo di un lavaggio accurato presso i bagni pubblici in cui genitore e figlio si purificano letteralmente dopo la nottata trascorsa a sistemare l’ingombrante cadavere sempre tra i piedi, riesce a mitigare la situazione.
Les meutes, ovvero “i pacchi”, è un film dal buon ritmo e da cui emergono due ritratti ben descritti e scanditi che trovano appropriata rappresentazione nella buona prova che gli attori protagonisti, Ayoub Elaid e Antellatif Masstouri, riescono a dare ciascuno al proprio complesso personaggio.
La forza e la schiettezza del piccolo riuscito film trovano conferma nella capacità del regista di dotare la pellicola di una sceneggiatura schietta e mai retorica o consolatoria, legandosi con realismo alla drammaticità urbana e locale di una Casablanca dei ceti popolari costretti ad una illegalità dilagante e senza soluzione o rimedi.