Cannes

“Deserts”: la recensione del film di Faouzi Bensaidi

Dai deserti marocchini solenni e di una bellezza stordente, un road movie anomalo e cangiante

Published

on

Tra i film della Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 76, Deserts del regista marocchino Faouzi Bensaïdi, spicca per la sua capacità di giostrarsi tra la commedia bizzarra e comica e alcuni spunti drammatici. Sullo sfondo un  deserto di una bellezza abbagliante  quanto difficile da gestire quando ci si trova ad attraversarlo.

Deserts Due agenti di riscossione e l’intruso da gestire

Due esattori di una finanziaria senza scrupoli viaggiano e spesso si perdono tra la vastità del deserto marocchino alla ricerca dei debitori insolventi  per recuperare quanto più possibile del debito rimasto arretrato.

Mehdi e Hamid sono amici di vecchia data, si vestono sempre impeccabilmente con il medesimo completo interscambiabile tra di loro (e assomigliano fisicamente ad una nuova versione dei cantautori ed anche attori Colapesce e Di Martino), e percorrono le strade spesso sterrate ed impegnative del deserto roccioso del sud del Marocco con la loro auto scassata ed una capacità di orientarsi vicina allo zero.

Pagati una miseria, cercano di trovare anche fantasiose o grottesche soluzioni alternative che consentano loro di incassare qualcosa da debitori per lo più nullatenenti a cui risulta davvero difficile poter pignorare qualche avere che non siano strumenti od utensili legati alla vita quotidiana.

L’incontro inaspettato con un uomo ricercato, trovato ammanettato nei pressi di una stazione di rifornimento, finisce per cambiare il corso delle bonarie esistenze dei due cacciandoli in una situazione sempre più complicata quando accettano di trasportare l’individuo presso le autorità e intascando per conto del vecchio che lo ha catturato l’importo della taglia fissata sul ricercato.

Deserts – la recensione del film diviso in due parti nettamente contrapposte

Con Deserts, l’attore e regista Faouzi Bensaïdi, noto anche per il suo Volubilis (2017 Festival di Venezia 74 nella sezione Giornate degli autori) , riesce nel non facile compito di dirigere un film nettamente scomposto, nello stile e nel tono della narrazione, tra una prima parte ironica e dai tratti comici accesi ed improntati su una mimica molto calcata, e un umorismo più fisico che di parola nella seconda.

A tutto ciò fa seguito un secondo tempo decisamente più drammatico ed emotivamente incalzante, quando la vicenda inizia a focalizzarsi sulle ragioni che hanno spinto alla fuga e poi all’arresto del misterioso uomo ammanettato consegnato ai due esattori per incassare per conto terzi la taglia posta sulla sua persona.

Nonostante questo netto divario, che non può non colpire lo spettatore per lo sbilanciamento tra la rilassatezza  scanzonata dell’avvio e la drammaticità e tensione del suo epilogo, sul film ha la meglio la potenza di un paesaggio solenne e sontuoso.

Un contesto abbacinante e visivamente emozionante che sfida l’eleganza inopportuna dei due esattori (decisamente fuori contesto),  parte integrante dell’ originalità di una pellicola un po’ folle, ma anche coraggiosa. Il film è capace di raccontare con stile imprevedibile una serie di stati d’animo e di urgenze affettive in grado di restituire una purezza d’animo a personaggi a prima vista solo monotematici e in stile bozzetto.

Exit mobile version