“City on Fire”, la nuova serie tv di Apple TV+ tratta dall’omonimo romanzo

Nella battaglia delle piattaforme streaming Apple TV + negli ultimi tempi è divenuto sinonimo di qualità grazie a serie come Severance, Ted Lasso o Servant ma purtroppo l’eccezione doveva arrivare e si chiama City on Fire.

Il libro di Garth Risk Hallberg proprio come una cometa ha avuto un successo durato molto poco e la serie prende subito le distanze dal testo. John Schwartz e Stephanie Savage (Gossip Girl) hanno sostituito la Manhattan degli anni 70 con quella del 2003, mettendo da parte l’estetica che caratterizzava il libro e riducendo notevolmente i flashback.

City on Fire La Trama

La storia inizia precisamente il 4 luglio a Central Park, dove viene trovata una ragazza di nome Samantha (Chase Sui Wonder) agonizzante a terra.

Tra l’ansia causata dall’11 settembre, la scena punk underground dei locali, gli affari di una famiglia molto potente e dei misteriosi incendi appiccati in giro per la città, la serie, grazie a vari  flashback, racconta le vite dei personaggi che si intrecciano  con quella della vittima.

Nei primi episodi City on Fire pone al centro proprio Samantha, una ragazza ribelle che ama la fotografia e i concerti punk. Samantha esce con Charlie, il classico ragazzo timido e impacciato, in  terapia dalla morte del padre durante l’attacco alle Torri gemelle. Charlie rimane immediatamente affascinato da questa ragazza anarchica che lo spinge ad aprirsi e a vivere di più.

Tra gli altri personaggi Nicky Chaos, amico di Samantha e fautore di inutili ideologie che si scatenano in degli incendi casuali.

A fare da contrasto a quello che sembrerebbe essere il solito teen drama c’è la ricca famiglia Hamilton-Sweeney, vista dagli occhi di Reagan (Jemima Kirke) a capo di un’azienda che suo zio vuole portarle via.

Fuochi Fatui a Manhattan

Nonostante ogni serie prodotta da Apple TV + sia tecnicamente ben fatta, la regia di City on Fire non ha invece personalità e da sola non induce ad alcuna suggestione. Colpa anche di una fotografia poco ispirata che mette in penombra un mistero che nessuno ha voglia di scoprire.

Ma ciò che veramente non brilla è la sceneggiatura scritta da John Schwartz e Stephanie Savage, che cerca pretenziosamente di risultare accattivante e trasgressiva attraverso dei personaggi senza profondità e figli di un’impronta televisiva da cui i due autori non riescono a distaccarsi.

I personaggi sono spesso inumani e surreali, compiono azioni senza senso, come automi, a servizio di una trama che sembra mettere costantemente la sceneggiatura davanti agli occhi dello spettatore per far leggere ogni alibi, ogni prova e ogni snodo narrativo nel modo più didascalico e disinteressato possibile.

Tutto ciò viene amplificato dalla scelta di inserire l’aggressione all’inizio dell’episodio, portando lo spettatore a notare ancora di più ogni sbavatura di un mistero tutt’altro che ben costruito.
La trama cade su se stessa nei suoi primi istanti . Una commistione di coincidenze e insensatezze non solo narrative ma umane avvengono in una sola sequenza e la serie prosegue con questo “grandioso” stile durante l’arco di tutto il minutaggio.

Anche i legami tra i personaggi risultano forzati, con molte dinamiche senza costruzione e una superficialità che permea ogni dialogo senza permettere a degli attori indubbiamente bravi di spiccare.

Conclusioni

City on Fire è una serie tv mediocre, un thriller senz’anima che non appassiona. Una penna pigra che ignora  ciò che i film e le serie di genere hanno insegnato per mettere in luce invece proprio quello che non si dovrebbe fare per accendere la fiamma della curiosità.