Far cadere la quarta parete. Camera Look, Interpellazione, sfondamento della Quarta Parete. Termini similari nominativi di un artifizio scenico così crudo e così intimo. Tutti e tre si sostanziano nell’effetto dello stupore che lo spettatore avverte quando il noto attore guarda verso di lui. Interrompe la recita o l’immedesimazione del suo ruolo nel personaggio per parlare con chi lo sta ascoltando. Sospende la tranquillità di chi, seduto comodamente sulla sedia, deve semplicemente assistere con distacco, per farlo invece interagire direttamente con lui. Il soggetto che sfonda la quarta parete può confidarsi con lo spettatore su una precisa dinamica che sta rappresentando. Può trattare chi sta aldilà della parete come uno stolto che non potrà mai immedesimarsi nella sofferenza del personaggio dell’interpellante. O forse sì.
L’interpellazione ha origini antiche. Da Plauto che era solito usare alcune intromissioni del pubblico all’interno dell’opera teatrale, fino a una sua completa ufficialità con il saggio di Diderot, De la poésie dramatique. I
l concetto è abbastanza semplice. Dobbiamo pensare a un palcoscenico diviso in tre parti e una immaginaria, il proscenio, che serve alla finzione nel separarsi dal mondo che c’è al di fuori dal palco. Una parete con cui gli interpreti possono proteggere il loro mondo e ciò che raccontano visivamente. Quando invece l’attore si rivolge al pubblico guardandolo e interagendo con lui ( da qui la definizione di interpellazione), rompe la divisione tra questi due mondi, tra ciò che è reale e ciò che non lo è. La recita viene sospesa per inglobare lo spettatore nella recita stessa, trasformandolo in colui che guarda e che viene guardato.
Un espediente per spezzare la rappresentazione del palco e rendere tutto una grande unità scenica dove attore e spettatore si fondono l’uno nell’altro. Artifizio semiotico molto usato dal Cinema, seppur con motivazioni talvolta differenti.
1- Psyco
Noto è il camera look di Norman Bates in Psyco di Alfred Hitchkok. Il suo diabolico e arcigno sguardo ci suggerisce quasi che non siamo al sicuro dal suo agire da serial killer. Un personaggio complesso e spaventoso il cui primo piano dritto verso lo spettatore costringe quest’ultimo a interrogarsi sul buio profondo della sua mente.
2- Annie Hall
Celebri, e ormai storia del cinema contemporaneo, le ripetute interpellazioni di Woody Allen in molti suoi film. Il cineasta newyorkese ne fa largo uso in particolare nel suo capolavoro Annie Hall. Allen, sin dalla prima inquadratura col personaggio di Alvy, sfonda la quarta parete, ci guarda, crea un filo diretto con noi spettatori come se fossimo parte integrante della sua coscienza, elevandoci quasi a mentori, fedeli consiglieri dell’altalena sentimentale tra lui e Annie.
Emblematica la scena del cameo del sociologo Mashall McLuhan usato come critica a un certo mondo intellettuale: Alvy mentre è in fila al cinema per prendere il biglietto inizia una discussione con un saccente professore universitario. Poco dopo si dirige verso di noi includendoci nella discussione come se volesse lasciarci la decisione su chi tra i due avesse ragione, e l’entrata in scena del noto sociologo serve per convincerci di quanto il suo ego smisurato sia dalla parte della ragione.
3- Fino all’ultimo respiro
Anche il regista della Nouvelle Vague Jean-Luc Godard ne fa un utilizzo non indifferente. Come si può notare in Fino all’ultimo respiro. Il personaggio di Patricia rompe la quarta parete per un risvolto interiore, psicologico e intimo. Un primo piano diretto e dritto verso di noi, quello di Jean Seberg, ma non uno sguardo casuale. Un camera look invece che ci spinge a interpretare l’emotività di Patricia e il suo vorticoso rapporto con il Michel di Jean-Paul Belmondo.
4- Fight Club
Non fa eccezione nemmeno il Narratore di David Fincher in Fight Club, interpretato da Edward Norton. Gioca con lo spettatore, in parte conducendolo all’interno delle dinamiche della costruzione del mondo del Club, e in parte comunicandoci la sua alienazione per l’ambiente circostante, arrivando a identificare noi con il suo personaggio. Celebre il mini monologo in cui ci interpella
“Tu non sei il tuo lavoro. Non sei la quantità dei soldi che hai in banca. Non sei la macchina che guidi né il contenuto del tuo portafogli. Non sei i tuoi vestiti di marca. Sei la canticchiante e danzante merda del mondo”.
Forse più che nel Cinema la serializzazione degli ultimi decenni ha usato, e in alcuni show abusato, della rottura della quarta parete.
5 – Willy, il principe di Bel Air
Interessante è l’interpellazione del personaggio di Will Smith nella sitcom anni 90’ Willy, il principe di Bel Air. Sfondamento della quarta parete che avviene subito, e ancora prima che la serie incominci. La sigla della sitcom diviene un laboratorio continuo di camera look. L’intro funge da voce narrante in flashback in cui Willy, aiutato dalla madre, ci parla, guardando in camera, del perché si trasferisce da Filadelfia nella villa dello zio a Los Angeles.
6- House of Cards
Una delle serie cult della giovane storia delle piattaforme streaming è indubbiamente House of Cards interpretata dal premio Oscar Kevin Spacey. Il personaggio di Frank Undervwood, il membro del congresso americano dentro i giochi sporchi di palazzo con mire presidenzalistiche, realizza un continuo uso di interpellazioni con il suo pubblico. Un filo diretto che mira a svelare allo spettatore le sue vere trame, e il lato oscuro cinico e spietato che caratterizza le sue malefatte. Un interpellazione che punta tutto rispetto a quanto chi è dietro la camera si aspetta. Smuove Underwood/Specey l’antieroe che è in chi lo vede, producendo un immediato e ineludibile processo empatico di immedesimazione.
7- The Office
Il mockumentary per eccellenza, sia nella sua versione inglese che in quella Usa, è indubbiamente The Office . I suoi personaggi , da Michael Scott a Jim Halpert, sono consapevoli di essere ripresi e addirittura nella versione americana la troupe fa la sua comparsata consolando Pam. L’interpellazione viene preceduta da un rapido zoom ad avvicinare finché il protagonista non guarda in camera. A sua volta l’artifizio della rottura della quarta parete introduce l’intervista che i personaggi fanno alla troupe che li riprende ma rivolgendosi anche e soprattutto a noi.
8- Fleabag
Uno dei prodotti più interessanti che usa in maniera molto intelligente l’interpellazione è la serie inglese Fleabag. Phoebe Waller-Bridge, interprete e anche creatrice dello show, si rivolge costantemente alla camera analizzando e chiedendoci consigli o conforto sulle sue relazioni amorose e i suoi intoppi sessuali. E lo fa non rimanendo immobile ma voltando il viso in primo piano per essere sicura di avere la nostra attenzione. Interpellazione che non riguarda solo la protagonista ma anche chi gravita attorno a lei. ll Prete , interpretato da Andrew Scott, si gira di scatto guardando in camera come a sincerarsi che non ci siano altre persone nella stanza oltre Fleabag, alludendo alla presenza dello stesso spettatore. Uno dei massimi esempi di totale assenza di pareti sceniche.