Proiettato al Bolzano Film Festival Bozen 2024, arriva al cinema dal 12 Dicembre il bel film Solo per una notte-Laissez-moi, opera prima di Mazime Rappaz con protagonista la splendida Jeanne Balibar, nei panni di una sorta di “donna del tenente francese” che si reca una volta a settimana presso un hotel situato nei pressi di una diga svizzera per incontrare uomini in cerca di avventure.
Distribuisce Wanted Cinema.
Quella di Claudine è una vicenda di riscatto e insieme di rivolta contro una vita di scelte obbligate ed auto-imposte per questione di sentimenti e di ruoli.
La trama
La vicenda è ambientata nell’estate 1997, funestata, e qui non a caso, dalla scomparsa della principessa d’ Inghilterra Diana a seguito del tragico incidente d’auto.
In quello stesso periodo una bella donna sui cinquant’anni frequenta, ogni martedì della settimana, un albergo di montagna presso una monumentale diga idroelettrica e ogni volta si fa indicare da un fidato cameriere i clienti con un profilo particolare: uomini soli il cui soggiorno abbia una breve scadenza.
Dopo una cordiale conversazione che di solito verte sulla città di origine degli uomini incontrati, la donna propone loro, con una certa determinazione e quasi senza pudore, di salire in camera ma con lo scopo finale di non rivedersi mai più.
Le città di ognuno di questi uomini, come da loro stessi descritte, divengono utile spunto per le false lettere di un ipotetico padre verso un figlio in attesa di incontrarlo.
Sono le lettere che Claudine scrive sotto mentite spoglie per il figlio disabile e attraverso cui la donna fa credere al ragazzo di mantenere un contatto con un papà giramondo, che in realtà da molto tempo li ha abbandonati.
Non meno fondamentale è il rituale che la donna consuma portando al figlio ritagli di giornale che raffigurano la bella principessa inglese, ritagli ricavati dai rotocalchi che trova nel bar dell’albergo, in attesa di incontrare le sue ‘prede maschili’.
Laissez-moi – la recensione
Se ad inizio della vicenda possiamo interpretare la figura enigmatica di Claudine in maniera semplicistica, il film ci permette gradualmente di entrare nelle complessità di un’esistenza faticosa e complessa che caratterizza la quotidianità della protagonista.
Una bella signora single con un lavoro di precisione come quello di apprezzata sarta a domicilio, ma anche madre dedita con tutta se stessa alle impegnative cure nei confronti dell’amato figlio non autosufficiente, per cui ritaglia dai giornali fotografie della principessa Diana, di cui il giovane è un fan adorante.
Il melodramma di Maxime Rappaz, per certi versi un po’ retrò, per altri bizzarro e sfacciato, con le nudità ben rappresentate senza falsi pudori, si fa apprezzare come efficace ritratto femminile, sensibile e mai giudicante.
La storia di una donna, anzi di una madre di mezza età, che cerca nel sesso occasionale una consolazione alla sua solitudine.
La necessità bruciante di contatto fisico della donna sembra anche potersi aprire ad un rapporto più significativo quando un ingegnere idraulico tedesco dimostra un interesse che va ben oltre il primo incontro puramente fisico.
Molta parte del merito della sostanziale riuscita di quest’opera va certamente alla bravura della protagonista Jeanne Balibar, abile nel trovare le giuste sfumature per rendere la sua Claudine una figura reale, o almeno plausibile, pur nella bizzarria di certe situazioni, attraverso cui il pubblico possa entrare empaticamente in connessione.
Credibile e apprezzabile nella intensa metamorfosi fisica e gestuale necessaria per affrontare il complesso ruolo di disabile, è altresì la prestazione del giovane Pierre Antoine Dubey.