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Cannes

“Le Retour”: da Parigi alla Corsica tra tensioni sociali e familiari, in cerca di un posto nel mondo.

La regista francese Catherine Corsini sceglie di raccontare una storia intergenerazionale, un inno al potere trasformativo della diversità, svelando i drammi e le memorie di una famiglia multiculturale.

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Anche quello di Catherine Corsini è un ‘ritorno’ a Cannes, anzi un doppio ritorno: non solo la nota regista francese torna in concorso al Festival, con il suo ultimo film Le Retour, dopo le numerose partecipazioni passate, con Repetition nel 2001, Trois mondes (Un Certain Regard) nel 2013 e La Fracture nel 2021, ma torna anche dopo un ripescaggio inatteso dei selezionatori: Le Retour, infatti, già accolto da tempo nella Selezione ufficiale, era poi stato ‘licenziato’ a causa di una serie di polemiche legate ad alcune scene di presunte irregolarità sul set, ed è stato infine reintegrato au dernière minute, superate o non considerate gravi le ‘accuse’.

Dunque un percorso a ostacoli e un ritorno ancora più gradito e atteso per la Corsini, che non firma un esplicito dramma sociale, ma decide di raccontare una storia complessa, dove le tensioni fra classi sono sottese e, in superficie, si svelano angoli della Francia poco illuminati. Al tempo stesso il film mette in luce l’energia pura delle giovani generazioni, multiculturali e gender free, cui affida una speranza di libertà ed uguaglianza ancora da venire.

Le Retour: la Corsica, le radici, le diversità sociali, la libertà

La scelta della Corsica come location principale del 12° film della Corsini  (le riprese hanno avuto luogo nell’autunno 2022) non è stata  certo casuale: terra d’origine della regista – che dichiara esplicitamente con questo film il suo ritorno alle radici corse, ispirandosi ad un viaggio autobiografico – e luogo in cui storicamente si rivendica un’autonomia dalla Francia, la Corsica è anche un’isola bellissima, pervasa di sole e luce, ideale per raccontare una storia che si muove a metà tra un passato drammatico e misterioso ed un presente dirompente, che vive del qui ed ora, rappresentato dalle giovani generazioni del film, con la loro febbricitante vitalità ed autentica capacità di abbattere (spesso esagerando, per incapacità a prendere le misure) le barriere di sesso, colore e genere, con un approccio all’altro diretto e poco formale, che passa per il corpo e la fisicità prima ancora che per la ragione, nel bene e nel male.

Madre, figlie, nonne: alla scoperta di legami perduti

Il film racconta un ‘ritorno’ del tutto particolare: Khédidja, una quarantenne di origini africane, dal volto rassegnato e malinconico (la bravissima attrice Aïssatou Diallo Sagna, rivelatasi in La Fracture, come infermiera del servizio di emergenza), lavora per una ricca famiglia parigina che le propone di passare l’estate in Corsica e prendersi cura dei bambini durante le vacanze. La donna, che 15 anni prima viveva in Corsica con la sua famiglia (il marito còrso e le due figlie), costretta da circostanze tragiche e misteriose a lasciare l’isola senza più farvi ritorno, accetta l’offerta e porta con sé Jessica e Farah (magnifiche le giovani attrici di colore Esther Gohourou e Suzy Bemba, di certo destinate a una brillante carriera), le figlie ormai adolescenti.

Questo ritorno rappresenterà per Khédidja una difficile immersione nei ricordi e, per le ragazze, un’opportunità di scoprire sé stesse e il loro passato. Mentre infatti Khédidja lotta con i fantasmi del passato – incontrando anche persone amichevoli in carne ed ossa – le due adolescenti si abbandonano a tutte le tentazioni estive: incontri inaspettati, prime esperienze romantiche, rivelazioni familiari. Questo viaggio sarà per loro l’occasione per scoprire una parte nascosta della loro storia che la madre ha sempre taciuto: sull’isola viveva il padre corso, morto quando loro erano molto piccole, in circostanze indicibili, inghiottite da conflitti familiari irrisolti.

Il segreto che aleggia sulla vicenda del film sarà svelato poco a poco agli spettatori e forse, dopo un crescendo di aspettative ben congegnato dalla Corsini, si sperava in una rivelazione finale più eclatante, in una soluzione che portasse a compimento le attese catartiche del pubblico. Ma va bene anche così, la tensione c’è comunque, al di là dell’esito, e la sostanza anche.

Denunce anonime e misoginia

La vicenda in cui è stato invischiato il film della Corsini riguardava voci ed accuse anonime inerenti “condizioni di lavoro e gesti inappropriati di due membri del team nei confronti di giovani attrici” e, addirittura, “anche atti di molestia”, riportati da numerosi media francesi sulla base di alcune testimonianze. I produttori e la regista, all’annuncio della presenza del film in competizione ufficiale, hanno diramato un comunicato stampa per cercare di spegnere le polemiche, denunciando “e-mail anonime e diffamatorie inviate alla stampa, che hanno contribuito a creare una voce straordinariamente dannosa per il film”.

In realtà sembra che il Comitato centrale per l’igiene, la sicurezza e le condizioni di lavoro nella produzione cinematografica (CCHSCT) sia effettivamente intervenuto sul set su richiesta delle parti sociali ed abbia condotto un’indagine con relativo rapporto. In un’intervista a Le Monde la regista ha confermato l’esistenza di questa procedura, denunciando “un retroscena di misoginia” dietro le critiche che le erano state rivolte, sottolineando di essere stata “una delle prime donne a lavorare con le squadre femminili”.

“I rimproveri che ho fatto talvolta sul lavoro – afferma la Corsini in varie interviste rilasciate alla stampa francese – sono stati mal interpretati da uomini con malriposto orgoglio, perché provenivano da una donna. È vero che sono esigente sul set, con i miei attori come con la mia squadra. Faccio di tutto per scuoterli <…> i giovani oggi non sono più abbastanza ‘punk’, ma piuttosto cercano di scavalcare principi o orari. Quando si sceglie di lavorare in un film d’autore, è un lusso e una lotta: bisogna crederci e non mollare mai. <…> Ovviamente non siamo santi, siamo umani”.

In particolare oggetto del contendere sarebbero “gesti inappropriati da parte di due membri del team”, stuntmen che avrebbero tentato molestie sessuali verso l’attrice principale del film, Esther Gohourou, che aveva 15 anni e mezzo al momento delle riprese, ma la ragazza non ha sporto denuncia.

Il Centro Nazionale del Cinema (CNC), intanto, ha tolto il suo sostegno finanziario al film, perché una scena che coinvolgeva minorenni non era stata dichiarata alla commissione incaricata di studiare le richieste di riprese con bambini, “Questa violazione del diritto sociale è materialmente costituita e non viene negata dal produttore del film – ha sottolineato l’istituzione – e il CNC è pertanto tenuto a revocare l’aiuto”. La produttrice ha ammesso un errore amministrativo, non dichiarando la scena dell’intimità fra minori, perché la scena è stata “riscritta all’ultimo rispetto a una prima versione e aggiunta al momento delle riprese. <…> Tale scena è stata interpretata dagli attori, di 15 e 17 anni, in modo del tutto consenziente e del tutto simulato: il personaggio femminile accarezza il personaggio maschile, ma abbiamo filmato solo i volti, quindi in realtà gli attori non si toccano.”

Nel comunicato stampa emesso quando il film è stato reintegrato,  la produttrice e la regista hanno chiesto di fermare “le fantasie, dato che gli adolescenti erano vestiti e la scena è stata girata inquadrando i volti, senza contatti inappropriati tra i due”, aggiungendo inoltre: “È una fortuna che il più grande Festival del mondo si sia preso il tempo [per] verificare a fondo la veridicità [delle voci intorno al film]” <…> “Non c’è nessuna denuncia di alcun tipo nei confronti di Catherine Corsini, né contro la produzione del film. L’unica irregolarità rilevata <…> che abbiamo riconosciuto molto presto, è l’illecito amministrativo, quello della scena non dichiarata”.

 

 

 

 

  • Anno: 2023
  • Durata: 110'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Catherine Corsini

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