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‘Occupied City’ la recensione del documentario di Steve McQueen

Il regista britannico da tempo residente ad Amsterdam trasferisce nei luoghi di una contemporaneità minacciata dalla pandemia da Covid 19, le drammatiche e atroci testimonianze delle stragi compiute dai nazisti sulla popolazione ebrea nella capitale olandese

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Dopo il premio al Festival di Cannes del 2008 con la Caméra d’Or assegnata al suo Hunger, con Occupied City, Steve McQueen il grande regista di 12 anni schiavo torna con un lungo documentario dedicato alle memorie delle vittime dell’olocausto nazista ai danni degli ebrei.

Il film è in streaming su MUBI.

Film attualmente in cartellone su MUBI

Occupied city. La città occupata ai tempi del predominio nazista

I luoghi racchiudono, nella mente di chi li ha vissuti e raccontati ai posteri, le storie, troppo spesso tragiche, che nel passato hanno trovato modo di manifestarsi proprio in quel teatro del vero che ne ha generato l’accadere.

Il monumentale documentario Occupied City, che riporta in regia il talentuoso regista britannico di Shame e 12 anni schiavo dal nome impegnativo di Steve McQueen, trae spunto da un libro di drammatiche testimonianze di sopravvissuti dell’olocausto nella città di Amsterdam : Atlas of an Occupied City, Amsterdam 1940-1945, racconto  scritto da Bianca Stigter, scrittrice e regista olandese anche compagna di McQueen.

Le testimonianze, sempre drammatiche che documentano l’azione di persecuzione dei nazisti contro gli ebrei (in particolare degli abitanti di Amsterdam dal 1940 al 1945)  sono contestualizzate sistematicamente dal regista di Hunger e Small Axe scartando la soluzione cronologica temporale dei loro tragici accadimenti e privilegiando piuttosto quella dei singoli angoli, luoghi, appartamenti nella capitale olandese, ripresi nella odierna  attualità impegnata ad affrontare le difficoltà legate alla crisi pandemica del Covid 19.

Ma la drammaticità del virus non sarà mai paragonabile, e tutto ciò traspare chiaramente lungo il corso della visione lunga oltre quattro ore, alla violenza cieca e sadica perpetrata dalla dittatura nazista ai danni degli ebrei. La storia di Anna Frank si ripete in centinaia di testimonianze dure, spietate, in cui McQueen ricontestualizza la location sulla realtà odierna, creando un divario che pare impossibile essere accaduto solo settant’anni prima.

L’incubo di Anna Frank rivive nelle testimonianze delle migliaia di vittime della ferocia nazista

McQueen guida lo spettatore attraverso voli pindarici e acrobazie di ripresa di una sua camera agile che permette allo spettatore di impadronirsi a volo d’uccello di intere strade e quartieri cittadini resi deserti dalla pandemia di due anni orsono. La voce narrante, dolente ed efficace, di Bianca Stigter ne riporta una ad una le drammatiche testimonianze storiche collegate ai singoli angoli cittadini.

Probabilmente una cernita più selettiva delle testimonianze avrebbe reso Occupied City un film più alla portata del pubblico e agevole nella sua visione complessiva.

Ma è anche comprensibile l’intento dei due coniugi autori, uniti in questo progetto di alto rigore morale e testimonianza, di non voler togliere la parola a nessuna delle preziose tracce di verità che hanno caratterizzato uno dei periodi più cupi e devastanti della storia dell’uomo.

Occupied City

  • Anno: 2023
  • Durata: 262
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Regno Unito/Olanda
  • Regia: Steve McQueen

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