Mary Nighy, al suo debutto nel lungometraggio, realizza con Alice, Darling, un thriller psicologico con protagonista Anna Kendrick (The Twilight Saga, 50/50 ) sullo script di Alanna Francis nota per The Rest of Us con Heather Graham. Girato tra Usa e Canada, figurano nel cast, oltre alla Kendrick, Charlie Carrick, Kaniehtiio Horn e Wunmi Mosaku.
Alice vive una relazione in un abuso psicologico di cui non si rende conto e di cui approfitta il ragazzo Simon. Convinta dalle amiche Tess e Sophie, Alice accetta di partire in un cottage al Nord per festeggiare il compleanno di Tess, la più dura riguardo al suo rapporto con Simon, ma mentendo a quest’ultimo. Il compagno infatti è convinto che lei sia via per un viaggio di lavoro a Minneapolis. La permanenza di Alice nel cottage fatta di mutismo e voglia di ritornare al più presto da Simon. Dopo averle nascosto il telefono, le amiche riescono a separarla un momento dal pensiero del suo compagno, e a farla divertire facendola essere se stessa. I ricordi e i frammenti del suo rapporto con Simon si sovrappongono alle ricerche e poi al ritrovamento del corpo di Andrea, una ragazza del posto.
Ma, a sorpresa, Simon si presenta al cottage dopo aver visto con stupore delle stories di instagram delle amiche di Alice, e della stessa ragazza, pronto per riportarla a casa con sé. La mattina dopo Alice, inerme, sembra essere ritornata dipendente dalla morsa di Simon e i due salgono in macchina per far ritorno in città. Ma le due amiche, approfittando dell’incrocio sbarrato da alcuni ciclisti, fermano la macchina e in cerchio proteggono Alice dall’uomo. Simon riparte da solo dopo un alterco con le tre buttando per strada i bagagli della ragazza. Finalmente Alice è libera e fluttua serenamente tra le onde del laghetto.
L’interno come metamorfosi del Girl Power
Alice, Darling si concentra sul personaggio della Kendrick per sviluppare un’evoluzione psicologica dellatossicità relazionale e lo fa partendo dall’apice della sudditanza patriarcale. Alice è convinta che il suo mondo, la sua stessa esistenza e il suo stesso agire, siano conseguenza della colpa autoinflitta del non amare abbastanza. Ogni gesto e ogni comportamento sono direttamente collegabili al suo non amare abbastanza Simon. Alice è in gabbia ma non se ne rende conto. Non è consapevole di non accettare se stessa, per tutto il primo atto, di avere l’uomo che ama come unico punto di riferimento e di voler dipendere solo da lui. Mary Nighy usa molto i primi piani, e lo fa in proporzione allo sviluppo dell’identità di Alice. Sono frontali e schiacciati in base al senso di colpa, diventano distanti, semi inclinati e asimettrici appena Alice capisce la realtà sentimentale in cui è immersa.
La ribellione
La sua ribellione interiore viene facilitata dalle amiche Tess e Sophie, le quali agiscono da contraltari nella prima fase, e come cifre di riconoscimento del suo stato di subordinazione nella seconda. In ciò l’interno, il cottage in cui la Nighy decide di ambientare la maggior parte della narrazione, opera come metamorfosi della personalità femminile. Alice, chiusa e bloccata dentro il mondo che Simon le aveva creato intorno, trova nel confronto accesso con le due amiche la possibilità di essere se stessa appropriandosi della sua volontà. Si stacca dal telefono, ride, scherza, esce con le amiche verso il bar della zona, da cui torna ubriaca e felice. Alice quindi, spostandosi dall’universo costrittivo fuori dal cottage, assapora il ritorno alla normalità in una metamorfosi che dalla negazione dell’abuso la porterà al suo riconoscimento.
Alice e Andrea : vittime allo specchio
Nella metamorfosi della violenza psicologica Alice si immedesima in Andrea, la ragazza scomparsa di cui poi si ritroverà il cadavere. L’alter-ego della Kendrick decide di non partire più per continuare le ricerca della ragazza. Nel convincimento del ritrovamento del rossetto, Alice vive il dramma di Andrea come fosse il suo. Siamo ancora nel cuore del secondo atto, e la protagonista non si è ancora slegata dalla sudditanza che nutre nei confronti del compagno, e cerca quindi in Andrea di riportare, in maniera involontaria, un abuso che crede non le appartenga. La sua voglia di unirsi alla ricerca della ragazza le serve per metabolizzare ciò che le avviene e di cui non è del tutto convinta.
La speranza del ritrovamento di Andrea percorre la parte del suo subconscio, frammentato tra ciò che sta capendo e quello che non vuole ammettere. Ossia di essere anche lei Andrea e delle conseguenze che il rapporto con Simon può causare. Un identico finale a cui Alice non vuole credere perché ancora influenzata dalla tossicità dell’amore per Simon, ma anche timorosa di poter subire. Ed è quando il compagno si intromette nell’interno protettivo del cottage, buttando il giornale cittadino con la cruda verità sul tragico destino di Andrea, che Alice , sul primo piano conseguente al dettaglio della carta/verità , sblocca la realtà di un abuso che era già nei fatti e in quell’istante realizzato nella sua mente.
Il montaggio psicologico parallelo
Mentre Tess, più di Sophie, è la vera spina nel fianco rivelatrice del suo rapporto tossico, nell’interno del cottage Alice ha temporalmente un confronto con Simon. La donna abusata e l’uomo violentatore si confrontano nel tempo a distanza spaziale. La regista Mary Nighy e la montatrice Gareth C. Scales mettono in parallelo l’ansiogeno mutamento di Alicia sulla realtà del rapporto con il ragazzo. Simon, nel suo primo piano obliquo, le sussurra che ha bisogno solo di lui e che le sue amiche sono nocive per l’amore che deve ricevere, in quanto solo lui può completarla. E nel momento in cui Alice è indecisa se credere alla violenza psicologica o meno, emergono i flashback rivelatori di Simon sulle colpe che il personaggio della Kendrick crede di avere, fino a convincersi dell’abuso effettivo.
I punti di questo collegamento e distacco tra i due piani temporali sono rappresentati visivamente da due gesti. Alice affoga nell’asciugamano quasi a formare L’urlo di Edvard Munch cercando di trovare una via d’uscita alla follia di ciò che crede amore. Ma è nella scena della finzione del sesso con Simon che Alice arriva a comprendere quanto la metamorfosi della tossicità relazionale sia ormai anche nel suo convincimento. Le movenze stridenti e le grida della protagonista replicano la violenza subita da anni e che Alice cerca di sfogare sull’uomo battendo il suo corpo contro quello di Simon. Una scena in cui l’inconscio si riappropria della sua coscienza e dà modo ad Alice di vedere la violenza e l’abuso per quello che sono.
Il dramma psicologico sulla violenza sulle donne trova una lettura interessante attraverso il genere del thriller e dell’interno in cui il film agisce. Mary Nighy riesce con un continua ricostruzione di primi e primissimi piani a puntare tutto sul parallelismo temporale tra la vittima e il suo carnefice. Di certo Alice, Darling funziona bene quando il trauma sulla violenza viene indagato ed emerge attraverso le tre amiche; meno quando Simon si toglie dalla mente della Kendrick/Alice per fare la sua comparsa sulla scena. Il confronto del cerchio protettivo contro l’uomo non è preceduto da una scrittura ben salda in precedenza.
I fragili plot point in mezzo al film fino al suo climax finale fanno emergere Simon come un cattivo di plastica, una marionetta dell’abuso che sminuisce in parte la costruzione del villain visto per tutta l’opera.
Alice, Darling, avvalendosi della grande performance di Anna Kendrick, si realizza nella pregevole maestria di un thriller psicologico che vive della e nella mente di Alice. Un film imperfetto sul finale ma che rappresenta uno dei maggiori prodotti del 2023.
Alice, Darling
Anno: 2023
Durata: 89
Distribuzione: Notorious Pictures
Genere: thriller psicologico
Nazionalita: Usa/Can
Regia: Mary Nighy
Data di uscita: 20-January-2023
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