Qual è la specificità di un festival come quello di Lucera?
Il festival è nato inizialmente per valorizzare il Cineteatro dell’Opera, una sala cinematografica storica, inaugurata alla fine degli anni ’50. Abbiamo pensato a una serie di iniziative per valorizzarla: Corti in Opera è nato con questo intento, connesso con l’idea di offrire al pubblico alcuni dei cortometraggi più significativi usciti nell’ultimo periodo. Un modo per fare apprezzare agli spettatori una forma di cinema che è ancora un prodotto di nicchia per le sue difficoltà distributive, soprattutto sul grande schermo. Invece il cortometraggio andrebbe scoperto e fruito maggiormente, in tutta la sua importanza e bellezza.
Quanto è complicato organizzare un festival come questo?
È sempre un grande impegno far funzionare tutto per il meglio. Noi lavoriamo molto con i bambini, quindi c’è la necessità di strutturare le tre giornate che dedichiamo al cinema e le scuole. Proiezioni per un pubblico così vanno preparate bene, bisogna arrivare al momento della visione con un elenco di contenuti, stimoli da dare per far nascere delle riflessioni. Diventano dei laboratori di conoscenza di se stessi e del mezzo filmico. Soprattutto quest’anno è stato un vero successo. La serata finale, invece, è un po’ il momento clou del Festival, perché le porte del cinema si aprono a tutti e c’è l’incontro con i registi ospiti dei corti selezionati. Anche in questo caso, bisogna lavorare con impegno perché riuscire ad avere un pubblico numeroso, come anche in questa edizione si è visto, non è così scontato.
Il barbiere complottista a Corti in Opera
Qual è stata la risposta dei giovanissimi delle scuole, di fronte a questa educazione alle immagini e al cinema che avete fatto nei primi giorni del Festival?
È stata molto positiva e, a tratti, sorprendente. Con i bambini e i ragazzi nasce sempre lo stupore. Noi diamo loro degli input, attraverso quello che prepariamo, ma poi loro lo trasformano in meraviglia. Quindi, alla fine, paradossalmente, sono loro che insegnano a noi, dandoci nuovi spunti per organizzare ogni volta qualcosa di nuovo per gli studenti della città.
Che cosa ti ha sorpreso di più nelle loro reazioni?
Per quanto riguarda i bambini della scuola primaria, la destrezza nel leggere i cortometraggi, di sviscerarli a fondo, sono incredibilmente capaci di fare delle riflessioni a tutto tondo, cogliere veramente tutti gli aspetti di un film, tutti i messaggi che sono sottesi. Per noi questa è una grande soddisfazione. Con i ragazzi delle scuole medie, invece, la relazione è, a volte, difficile, perché sono in un’età in cui tendono a chiudersi, a non esprimere i loro sentimenti e le loro emozioni. Però, anche loro, presi per il verso giusto, si aprono e riescono ad apprezzare la nostra proposta. Sono momenti, per noi, altamente formativi, affinché loro capiscano l’importanza del cinema come forma d’arte. La nostra speranza è farne degli spettatori consapevoli e, magari, appassionati.
Corti in Opera
Come nasce la tua passione per il cortometraggio, fino a pensare di dedicargli un festival?
Io sono uno scatenato appassionato di cinema. Mi piace guardare di tutto. Per me, il cortometraggio vale quanto il lungometraggio. Per cui, la risposta è semplice: tutto nasce dal mio amore per il cinema.
Qual è lo stato dell’arte del cortometraggio dal tuo osservatorio?
Penso che ogni anno in Italia escano degli ottimi prodotti. Quindi direi che lo stato è davvero buono. Anche le vittorie di alcuni dei nostri registi ospiti, quest’anno, in festival internazionali, ne sono testimonianza.
Quali sono stati i criteri di selezione dei cortometraggi finalisti di Corti in Opera?
Corti in Opera non è un festival che ha al suo interno una sezione concorsuale. La mia scelta ricade su alcuni tra i migliori cortometraggi che sono usciti nel corso dell’anno. Riguardo i quattro corti selezionati per il 2023, al di là della loro qualità, c’era l’idea di raccogliere quattro lavori che avessero un contenuto sociale. Per questo li ho visti bene insieme. È bello che ci sia questo filo che li unisce. Ci sono delle tematiche sociali che, più o meno esplicitamente, li accomunano. C’è sempre stata quest’attenzione particolare in Corti in Opera, perché pensiamo sia importante sensibilizzare il pubblico su temi fortemente attuali, come quelli affrontati dai cortometraggi selezionati.
Che bilancio puoi fare di questa edizione?
Il bilancio è molto positivo. Abbiamo visto una bella risposta nelle tre mattinate con le scuole. Questo è un obiettivo importante per il Festival ed è stato raggiunto. Mentre, per quanto riguarda la serata finale, siamo soddisfatti perché siamo riusciti a riempire di pubblico la sala e questo testimonia la bontà del progetto. È diventato un appuntamento annuale per la città e questo ci rende felici.
Ne hai ragione. Ci sono anche festival senza pubblico, oramai. La pandemia ha dato veramente una botta tremenda alla fruizione collettiva del cinema in sala. Da questo punto di vista, qual è la situazione a Lucera?
È in linea con il trend nazionale, purtroppo. Nel senso che è in grande difficoltà. Durante la stagione cinematografica ci sono lunghi momenti complicati, poi altri in cui si respira un po’, soprattutto durante le festività natalizie e quando arrivano i grandi blockbuster che danno una boccata d’ossigeno.
Che prospettive vedi per le prossime edizioni del Festival?
Oggi, quando si parla di Festival, di cinema, di arte, non è mai semplice. Il senso di precarietà è forte, quindi dire l’anno prossimo o fra due anni faremo gli stessi numeri o faremo meglio diventa campato in aria. Noi, di sicuro, lavoreremo per poter tenere vivo questo appuntamento che la città di Lucera ha ormai preso a cuore, generando, così, quella curiosità che poi spinge il pubblico a tornare, anno dopo anno.
Il regista Saverio Cappiello
Quali sono i momenti che più porterai dentro di te di questa edizione di Corti in opera?
Sicuramente le reazioni dei bambini, dei ragazzini, i loro commenti. Riguardo la serata finale, la possibilità di poter condividere tanto bel cinema con il pubblico. E poi l’occasione di stare insieme agli autori dei corti: registi, sceneggiatori, tecnici, conoscerli da vicino, capire quali sono i loro progetti, visto che la maggior parte di loro sono molto giovani, ma davvero talentuosi. Quindi, anche sperare che ci diano grandi soddisfazioni in futuro, perché, già adesso, dimostrano di avere un grande potenziale.
È bello come date voce a questi giovani registi, esplorando il loro mondo visivo e culturale, attraverso i cortometraggi e le interviste che seguono alle proiezioni. Cose di solito confinate per pochi specialisti nelle conferenze stampa.
Per noi è importante si crei un dialogo con il pubblico, che abbia la possibilità di entrare meglio nei film che hanno visto, comprenderne le sfumature e apprezzare tutto il lavoro che c’è dietro un cortometraggio.
Lo staff di Corti in Opera: il direttore organizzativo Gianni Finizio, l’ufficio stampa Danila Paradiso e il direttore artistico Marco Torinello