Si è appena conclusa la decima edizione di Mente Locale – Visioni sul territorio, il primo festival italiano di cinema documentario ideato dall’Associazione Carta Bianca e interamente dedicato al racconto del territorio – naturale, culturale, antropologico, sociale – svoltosi dal 5 al 14 maggio nelle province di Modena e Bologna.
L’edizione 2023 ha affidato la direzione artistica a Leena Pasanen, una delle figure internazionali di riferimento nel mondo del cinema documentario, già direttrice dell’European Documentary Network, di DOK Leipzig e di Biografilm Festival. Oltre che personificazione dello slow living. Finlandese di origine ma cittadina del mondo, la Pasanen si è infatti stabilita nel 2019 sulle colline di Grizzana Morandi, in provincia di Bologna, in una fattoria circondata dai suoi amati animali e da vigneti.
Leena Pasanen: l’amore per il cinema e per l’Italia
Leena Pasanen ha lo sguardo aperto e accogliente. Dalla Finlandia e attraversando cinque Paesi, approda in Italia per un sodalizio di sensi, anima e quiete. Circondata da cavalli, asini, cani e altre specie animali, coniuga vita e lavoro immersa nella campagna di Grizzana Morandi, dove porta avanti i suoi obiettivi legati all’industria cinematografica e i suoi sogni di vino.
La vita autentica è l’ultima tappa di una carriera intensa e specialissima nel mondo del cinema. Inizia nel 1988 come giornalista presso la Finnish News Agency, entrando poi a YLE, televisione di stato finlandese, come commentatrice politica e presentatrice a capo della sezione documentari. Con il passaggio al digitale, viene scelta come Responsabile dei programmi culturali, fattuali e di fiction in YLE Teema, un canale incentrato su cultura, scienza e istruzione. Subentrano incarichi di direzione. Prima Direttrice dell’EDN European Documentary Network di Copenhagen; poi a Budapest come capo dell’Istituto finlandese di cultura e addetta culturale presso l’ambasciata finlandese. Nel 2015 è Direttrice artistica di DOK Leipzig, il più antico festival di cinema documentario del mondo. Successivamente approda alla direzione di Biografilm Festival. Ha fatto parte della giuria di importanti rassegne cinematografiche come il Sundance Film Festival e l’IDFA. L’amore per l’Italia e il Pignoletto emiliano la spingono ad acquistare un ettaro e mezzo di vigna e a intraprendere studi di coltivazione e vinificazione.
Dell’Italia ama praticamente tutto. Persone, paesaggi, cibo, vino, clima. Con un legame che ripercorre l’arco di vent’anni, di cui gli ultimi quattro pienamente trascorsi in Emilia.
La direzione artistica di Mente locale 2023
Dopo nove edizioni, Mente Locale ha una direttrice artistica, a lungo desiderata. Perchè hai scelto proprio questo ruolo come nuova sfida? Cosa hai trovato in questo festival?
Conoscevo già questo festival perché invitata lo scorso anno a far parte della giuria. L’ho amato sin da subito grazie all’atmosfera e al focus sui registi e sul pubblico. Questo festival celebra realmente i registi e nasce dallo sforzo di trovare i film migliori per la tipologia di audience che abita questa regione. Il plus è che supporta il cinema indipendente, aspetto che ho particolarmente apprezzato.
Un maremmano, un pastore caucasico ed un chihuahua fanno capolino nella conversazione.
Nella mia carriera ho partecipato a rassegne cinematografiche elitarie e mi sono interfacciata per molti anni con importanti competizioni, personaggi illustri, red carpet, premiere internazionali e così via. Io sono stata realmente lì, ma quello che apprezzo profondamente è questo contatto, le iniziative speciali con persone con cui amo lavorare e la focalizzazione su problemi reali da raccontare nei festival. Anche incontrare l’audience e celebrare i territori con cibo e vino, onorare la vita buona e capire cosa succede oggi nei nostri territori. Sono concetti che adoro.
Forse è per questo che Mente locale si addice così tanto alla tua esperienza professionale e al tuo life-style
Assolutamente. È la mia passione e il mio hobby, e in questa fase della mia carriera è il modo in cui voglio vivere il film business. Forse entrare anche in quello del vino. Questo sarà il primo anno del mio Pignoletto.
L’attenzione ai territori
Il festival si apre con un bellissimo documentario su Luigi Ghirri, uno dei più importanti e potenti artisti locali che ha supportato il valore dei territori e la necessità di raccontarli, di renderli visibili. Con le sue opere e il pensiero che svelano ha provato a renderci consapevoli del fatto che osservare il mondo esterno è un esercizio di attenzione e pazienza. Credi che è ancora difficile parlare di territori perchè abbiamo perso la capacità di guardare?
Io penso che stiamo tornando indietro. Spesso tu non vedi la foresta dagli alberi. Siamo troppo abituati ai nostri territori che non riusciamo più ad apprezzarli davvero. Il fatto di essermi trasferita a Grizzana Morandi mi consente di apprezzarne il paesaggio e lo stile di vita e questo sorprende la popolazione locale. Capita a tutti. Anche io sarò poi in grado di apprezzare la mia connessione con i luoghi finlandesi da cui provengo. È un’ottima domanda. Siamo troppo intorpiditi per apprezzare le bellezze delle nostre regioni; perciò abbiamo bisogno che qualcuno ci dica di svegliarci. Tuttavia qualcosa è cambiato durante la pandemia. Per esempio, quando ci siamo spostati in questa regione, c’erano molte case vuote e invece adesso risultano vendute. Ovunque le persone cominciano ad apprezzare la vita semplice, biologica e sostenibile. Ed è qualcosa di cui vogliamo parlare anche con il festival. Per me è stato fantastico il lavoro di Ghirri, ero già una fan prima. Il fatto che vivo in una cittadina che celebra Morandi lo evidenzia. Credo sia importante raccontare le storie di eroi locali in un modo universale. I film possono toccare le persone non necessariamente perchè sono familiari con quel lavoro. L’importante è riconoscervi momenti con cui connettersi.
Cosa racconta il genere documentario
È come un cerchio: quando vivi all’estero, sei alla costante ricerca di qualcosa che ti ricordi casa. Credo che valga non solo per paesaggi e lo stile di vita, ma anche per i documentari, che sono una pietra miliare della tua carriera. Essi rivelano moltissimo del passato, ci mostrano immagini in movimento del presente. Ma cosa possono dirci del futuro?
Questo è un punto davvero stimolante. Nei film europei sui territori spesso il focus è il racconto di villaggi remoti con le loro tradizioni e io ne apprezzo il valore cinematografico. Ma quello che trovo più interessante è capire cosa sta accadendo a noi e ai nostri territori oggi, specialmente in Europa. È molto importante per me non restituire un’immagine romantica della vita in campagna, perche può essere molto dura. Molte zone hanno battaglie da combattere. Io preferisco un approccio onesto. Allo stesso tempo ho visto molte persone pienamente soddisfatte della vita in campagna e questo mi fa tornare al ricordo della pandemia, quando la gente era bloccata in appartamenti piccolissimi senza avere spazio per le proprie attività. Le persone hanno ricominciato a connettersi con la natura.
L’asino Alfredo desidera dire la sua e irrompe nella conversazione.
Vivere in campagna è qualcosa che anche le giovani generazioni iniziano ad apprezzare. Con lo stesso denaro che impieghi per un piccolo appartamento in città hai accesso a una casa intera in campagna. Puoi coltivare frutta e verdura, mangiare cibo locale, elevare la tua vita. Eppure dobbiamo essere realisti. Non è necessariamente un paradiso: penso alle scuole, alla necessità di supporto quando si invecchia. Quali sono gli elementi che possono garantirci una vita ottimale? Cosa definisce i connotati di una vita buona? Ci sono tante persone che amano vivere in città e va bene. Tuttavia è necessario apprezzare quello che abbiamo intorno e cercare di conservarlo. Io vengo dalla Finlandia, una nazione lunga che confina con la Russia con più spazio che persone. Lì il problema è rendere le aree vivibili e vissute, non un semplice dormitorio.
Relativamente a quanto detto finora, possiamo asserire che parlare di territori attraverso i documentari è una sorta di gesto politico?
Può essere. Ogni regista deve avere un’opinione, qualcosa da dire al pubblico. Il livello creativo dei documentari di cui stiamo parlando non coicide con qualcosa di oggettivo, un mero reportage giornalistico. Si tratta di espressioni artistiche e punti di vista.
La selezione dei documentari per la decima edizione di Mente locale
Andando al cuore dell’intervista, come ti sei mossa nella selezione dei documentari? Come hai scelto i 17 finali? Quale pensiero ti ha guidato?
Ho avuto necessità del supporto di tutto il team. Ognuno ha partecipato alla selezione. Per esempio di Giulio Conti, che è il founder del Festival insieme a Giorgia Boldrini. Loro conoscono benissimo il tipo di audience. Non ho vissuto qui così a lungo da saper interpretare cosa può realmente interessare al pubblico locale. C’è stato uno sforzo da parte dell’intera squadra, abbiamo visto tanti film di cui poi abbiamo discusso. C’è stato un buon bilanciamento tra film locali e internazionali. Io ho portato la connessione con i registi internazionali. Ci sono tanti film che ho avuto modo di seguire nei percorsi di training che di tutoring che ho svolto o nelle film commission a cui ho partecipato. Ho assistito alle diverse fasi di sviluppo delle idee dei registi in questi lungometraggi. Per esempio ho presenziato quattro anni fa all’esegesi del film polacco Silent Love e ho visto il suo andamento in altre parti d’Europa. Lo stesso vale per il film svedese Live till I die a cui ho ugualmente fatto mentoring, nel quale si parla maggiormente di territori mentali. Abbiamo effettuato un buon mix di approcci visivi e stili differenti per parlare di problemi che sono rilevanti oggi.
Infatti la selezione di questa edizione conferma che c’è una stretta e più visibile connessione tra territori e attualità, che rende urgente parlarne. Alcuni dei temi trattati sono la guerra in Ucraina, la gentrificazione delle città, le difficoltà di essere omosessuali in Polonia oppure l’inquinamento ambientale. Cosa era importante raccontare e cosa è rimasto fuori?
Mi sono sempre chiesta perchè un film può essere rilevante adesso, perchè è opportuno focalizzarci proprio su un tema specifico. Credo che la scelta subentri automaticamente dopo una riflessione, non solo in me ma nell’intero team. Noi abbiamo scelto argomenti importanti, ma che sono anche semplici da cogliere e da apprezzare. Spero che abbiamo fatto le scelte migliori. Per esempio abbiamo deciso di portare cosa significa vivere in un Paese molto conservatore, oppure che la Danimarca non è soltanto il miglior posto in cui vivere, come tutti credono. Le nostre società funzionano abbastanza bene, ma la felicità coincide con questo? Non necessariamente. Cosa ci rende realmente felici? Per me significa spazio, paesaggio, animali, cibo e vino locali, amici e una comunità che ti supporta. Io l’ho trovato qui. Per altre persone sarà altro. In ogni caso, è importante parlarne.
La risposta del pubblico
Forse è per questo che Mente Locale si svolge in Emilia Romagna e non altrove. Tu hai menzionato il pubblico. Che tipo di reazione hai notato da parte dell’audience? Intendo, il pubblico inizia ad essere più sensibile e attento al linguaggio documentaristico.
Quando io ho preso parte ai programmi televisivi in Finlandia, ho notato che le persone non erano abituate a vedere documentari in tv. C’era un diverso modo di intrattenere il pubblico. Oggi hai il network delle film commission, che supportano i migliori talenti emergenti e si sta incrementando la capacità di coprodurre in maniera internazionale. Attualmente la qualità è molto più alta e questo rende il pubblico maggiormente interessato a guardare questa tipologia di film. Non li vedi in televisione, ma l’atmosfera che respiri ai festival è incredibile. È stato speciale per me recarmi in queste piccolissime cittadine sulle colline. C’erano piu persone al cinema di quante potresti immaginarne a Bologna in altri festival. Questo perchè Mente Locale prima di me è stato capace di creare questo senso di comunità di appassionati di cinema. Io l’ho trovato sorprendente. Inoltre è un modo per supportare il cinema indipendente, che per esempio abbiamo già perso in Finlandia. Ritengo bellissimo che qui resistano questi cinema con il loro pubblico.
La cerimonia di premiazione del Mente locale
Parlando dei premi, ieri si è svolta una bellissima cerimonia di assegnazione, rigorosamente in campagna con cibo delizioso e vino buonissimo. Cosa vi ha guidato nella scelta dei titoli da premiare? Qual è stato il meccanismo di assegnazione?
Per tanti festival cinematografici la cerimonia di chiusura è molto lunga ed estremamente noiosa. Per questo aspetto qui ho trovato una sorta di anti-festival. Di domenica mattina, finendo in un pranzo tutti insieme. Lo abbiamo fatto due volte e l’ho adorato, non lo cambierei mai. Abbiamo trovato sponsor fantastici, che si addicono perfettamente al concept del festival, come Parmigiano Reggiano. Per me tutti i film selezionati sono vincitori, in quanto si tratta di una selezione circoscritta. Abbiamo avuto le tre persone che hanno fatto parte della giuria, Marco Cucco, Elena Sarah Schwerzmann e Claudia Tosi, un bel trio. Per me era importante che ci fossero due donne per un corretto bilanciamento dei generi. La scelta dei vincitori dipende dalla loro opinione, io non voglio interferire con questa. Sono molto contenta della diversità che abbiamo presentato e per tutti colori che hanno partecipato.
Il futuro del festival
Ultima domanda. Come immagini il futuro del festival? Ci sarai?
La sfida che abbiamo con i fondatori, Giulio Conti e Giorgia Boldrini, è quella di portarlo avanti fintanto che riusciamo a farlo con passione e siamo in grado di aiutare il territorio a più livelli. È qualcosa che ho appreso quando sono stata invitata a far parte della giuria del Sundance Film Festival e mi ha colpito. Con Mente locale abbiamo avuto location incredibili che ci hanno ispirati. Anche una bellissima cucina dove gli studenti hanno cucinato per noi. Sponsor locali di cibo e vino. Il contesto piccolo e familiare serve a far sentire le persone parte della discussione. Piccolo è magnifico. Less is more. È l’idea che ho in mente anche per il futuro.