Black Knight di Cho Ui-seok è una serie coreana distopica, produzione Netflix in sei episodi di 45 minuti, interpretata da Kim Woo-bin (Heirs, Our Blues), Song Seung-heon, Kang You-seok e Esom (Kill Boksoon) e ispirata al webtoon omonimo di Lee Yun-kyun.
Indubbiamente Black Knight è un piacevole passatempo perché richiama una moltitudine di predecessori di successo, seriali o di cinema di genere. Ma non basta a farne una serie convincente: appesantita dalla ridondanza del già visto, incapace di sostenere la sua stessa struttura narrativa sul finale, si risolleva grazie ad un supporto di effetti visivi stupefacenti e scene d’azione eterogenee. Perché mai affondare così tanto nel passato se la forza del cinema coreano è in questo momento il futuro?
Nel 2071 la terra è colpita da un meteorite e tramutata in una landa deserta. La Corea del Sud ha perso il suo cielo blu e l’aria è diventata irrespirabile. Per mantenersi in vita, la gente è costretta a respirare con maschere speciali e vivere rinchiusa nelle proprie abitazioni acquistando ossigeno consegnato porta a porta da valorosi corrieri.
La vita del corriere, infatti, è esposta all’attacco di pirati dell’ossigeno che rubano dalle fasce benestanti di una società classista, anche questa stortamente controllata da una chaebol, la CM, dello spietato Ryu Seok (Song Seung-heon).
5-8 (Kim Woo-bin) è il più valoroso tra questi deliverymen, e controlla una piccola organizzazione segreta, la Black Knight, che trama per ribaltare l’ordine sociale e liberare le classi più povere dei rifugiati. Tra di loro anche Sa-wol (Kang You-seok), nato rifugiato ma dotato di un talento speciale, che sogna di diventare un corriere per uscire dai bassifondi.
Black Knight è un prodotto di computer grafica straordinario. Un film dark con i toni bui giustamente soffocanti. Ma se dentro è solo luce al neon dalle frequenze disturbanti, fuori è una penombra affannata: la polvere ossessiva che avvolge le giacche abbondanti e le facce sempre coperte fa virare al seppia il mondo intero.
Non ci disturba più vedere gli attori recitare sempre e solo con gli occhi, mezzo volto coperto da maschere nere. È sicuramente efficace nel trasmettere il fastidio di questa vita buia, polverosa, ostruita, dove non si respira, non si vede, forse non si sente, oltre la coltre di inquinanti.
I campi lunghi di Seoul, poi, con questi ponti allungati che non si innalzano più sull’acqua ma su un mare di deserto, puzzano di western moderno (Mad Max senza troppi indugi); e si propongono esattamente come il mondo che Bong Joon-ho aveva disegnato in Snowpiercer, ma in una stagione opposta. Al film si ispira anche la divisione in caste e la ribellione segreta che la frangia dei corrieri sta tramando.
Cho Ui-seok non ha preso unicamente ispirazione dal webtoon di Lee Yun-kyun, perché il suo intento sembrava piuttosto quello di omaggiare altre opere, per utilizzare un eufemismo. I plot sono diversi: c’è un viaggio di crescita e di affermazione dalle stalle alle stelle. C’è un film di spionaggio. C’è Squid Game (e di quest’ultimo, quasi un intero episodio) ma anche Karate Kid, se si impara a tirare pugni alle palline da tennis. E chiaramente Matrix, nel discorso sulla consapevolezza del mondo in cui si vive, la mentorship e un alter ego di Neo che sembra anche un po’ Robin Hood.
Il gioco dei rimandi si fa quasi divertente, se non fosse che Black Knight finisce per non reggere la sua originalità, e schiantarsi in un ultimo episodio affrettato. Ci lascia degli irrisolti le cui motivazioni non sembrano narrativamente plausibili. Ma se coscientemente si schivano queste domande e ci si concentra sull’azione, ce n’è abbastanza per non annoiarsi e tendere al binge-watching, complice il formato breve che in meno di una notte si esaurisce!
Piacevole scoperta è Kang You-seok, a cui fanno capo la maggior parte delle scene di azione e combattimento corpo a corpo. Kim Woo-bin si occupa invece delle missioni segrete: è il carbonaro della Corea distopica avvolta nella tempesta di sabbia. I due sono i concorrenti dell’azione, ma anche parte di una dinamica tra fratello maggiore e minore, maestro e discepolo, il mentore saggio che fa da guida e da riferimento per una vita di sofferenze.
Gli inseguimenti in auto, o in automezzo, sono avvincenti, specialmente perché vinti al cambio manuale. E i match di MMA si combattono sul ring, fatali in ogni mossa.
Elegante quindi l’alternarsi tra la strada e gli scontri ad arma da fuoco, dove il film si mostra ben strutturato, equilibrato, e pensato per mantenere l’adrenalina alta.
Questo talento per il cinema sci-fi, che dispiega risorse uniche nella CG, è la punta di diamante delle produzioni Netflix in Corea del Sud. Ci si augura si vada esplorando anche altrove, più che intestardirsi nel riproporre pagine fotocopiate.