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‘Silent love’ in concorso al Festival Mente Locale

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Selezionato ai più prestigiosi festival internazionali arriva in Italia il documentario di debutto di Marek Kozakiewicz. Silent Love partecipa in concorso al Festival Mente Locale – Visioni sul territorio che si svolge in diverse località dell’Emilia Romagna. Il documentario è in programma per sabato 13 maggio alle 18.00 al Teatro Fabbri di Vignola.

Scritto dallo stesso regista Kozakiewicz, il film è una co-produzione Polonia-Germania, prodotto da Koi Studio, Tondowski Film, Fundaja Lekko Films e MDR, in associazione con ARTE, co-finanziato da Polski Instytut Sztuki Filmowej e Mitteldeutsche Medienförderung. Silent love è distribuito da Journeyman Pictures.

Silent love, il trailer

Silent love, la storia

Aga, originaria della Polonia, vive in Germania con la compagna Maja. Alla morte della madre rientra in patria per accudire al fratello minore Milos e avviare la pratica per averne l’affidamento. Il sogno di Aga è che Maja li raggiunga in Polonia e che insieme possano formare una famiglia. Per realizzarlo dovrà fare i conti con la rigida mentalità polacca e tacere, alle autorità che decidono sull’affidamento, il suo amore per Maja.

LGBT-free zones

Quello tra Aga e Maja, come quello di tante coppie omosessuali nel mondo occidentale, non è più l’amore che non osa dire il suo nome di fine Ottocento. In Germania il loro amore è un sentimento vissuto apertamente, accolto con naturale indifferenza, quasi banale nella sua quotidianità. Eppure, valicato il confine orientale, si chiede a questo amore di rimanere silenzioso. Perché, se è vero che negli ultimi decenni si sono fatti importanti passi in avanti su libertà e diritti civili, è anche vero che in alcuni paesi, anche dell’Unione Europea, le cose non vanno esattamente in una direzione di progresso.

È notizia del mese scorso che il Parlamento Europeo ha condannato Italia, Ungheria e Polonia per la loro “retorica anti-LGBTQ”.

I fatti del documentario Silent love si svolgono proprio in quest’ultimo paese dove è ancora forte un atteggiamento assai retrivo in molti settori della società. Dal 2018 molte municipalità e regioni della Polonia hanno adottato risoluzioni ostili a una presunta “ideologia LGBT”, auto dichiarandosi “Zone Libere da LGBT”, con tanto di cartelli gialli all’ingresso dell’abitato. Come i “Comuni Denuclearizzati” che qualche decennio fa in Italia decidevano di dare un segnale forte contro l’uso dell’atomo.

Al di là dell’incostituzionalità e dell’infondatezza giuridico amministrativa di tali risoluzioni (la UE minaccia questi Enti Locali addirittura il taglio dei fondi) questo è esattamente il clima nel quale, non per scelta, Aga e Maja iniziano a vivere. Lasciare Francoforte per lo sperduto paesino di Cieszymowo diventa il vero atto d’amore e sacrifico. Da parte di Aga per il fratellino Milos; da parte di Maja per la compagna, e poi anche per Milos che trova in lei un’affettuosa “cognata-zietta” con la quale giocare a pallone.

L’indottrinamento e l’educazione sentimentale

Da parte sua, Milos vive con naturalezza, se non proprio con gioia, la relazione che lega le due donne. Naturalezza e gioia che tuttavia non riescono a spuntare le armi ideologiche di cui gli adulti, crescendo, si sono dotati. Nella scuola che frequenta, Milos è sottoposto a insegnamenti e disciplina che si muovono esclusivamente in un ambito binario. È richiesto il suo massimo impegno per l’attività extracurricolare più importante, ovvero la preparazione al ballo dove tutti si esibiranno nella Polonaise di fine anno. E dove anche a lui si richiede di essere all’altezza della propria dama. Perché, come ribadisce il prete durante la messa, la famiglia, componente naturale e sacra dell’esistenza umana, scaturisce dall’amore tra un uomo e una donna. Punto.

Di rimando a casa sua Milos, un po’ per scherzo ma senza alcun imbarazzo, viene istruito dalle due donne su tutta la terminologia gender più smaliziata.

Lo sguardo oggettivo sulla bellezza dei sentimenti

Kozakiewicz, che è anche e prima di tutto un direttore della fotografia, cattura le immagini di Silent love con l’estetica e la poetica di un film a soggetto.

Nonostante tali premesse presuppongano una certa messa in scena, nel documentario Silent love i personaggi non raccontano se stessi con la consapevolezza del reportage in atto ma semplicemente vivono  la loro quotidianità sotto lo sguardo oggettivo dell’autore.

Nonostante la narrazione sembri seguire un flusso casuale, in Silent love è individuabile una precisa struttura narrativa scandita dalle fasi di avanzamento del processo di adozione, con atmosfere ben precise distinte dall’arrivo e dalla presenza di Maja. I personaggi, ma sarebbe meglio dire le persone, di Silent love hanno tutti una carica positiva e costruttiva. Ma va riconosciuta principalmente la funzione e l’apporto di Maja, vera eroina a compiere il viaggio indietro in un passato dal quale era fuggita per sentirsi libera, e al quale ritorna per il solo amore della sua Aga, ritrovandosi, con gradita sorpresa, ad avere un ruolo importante nella nuova famiglia e un legame speciale con il piccolo Milos.

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