Nel ricco programma della prima edizione dell’UnArchive Found Footage Fest, trova spazio una selezione di film, proiettati in pellicola 16 e 35mm, della regista franco-canadese Louise Bourque, curata da André Habib. Una preziosa occasione per poter conoscere e approfondire un cinema sperimentale, che si lega alla videoarte e che trova nel riutilizzo delle immagini e nei filmini di famiglia una parte essenziale della propria espressione.
Spesso Louise Bourque nei propri film interviene direttamente sulla pellicola, con graffi e alterazioni fotochimiche, ottiche e plastiche, nel segno delle sperimentazioni di inizio Novecento dei fratelli Corradini e Man Ray, o successivamente di Len Lye e Norman McLaren. Attraverso queste manipolazioni riesce a dare una nuova forma e dimensione alle immagini, riesumando il passato e valicando i limiti tra realtà e surrealtà.
Bye Bye Now, l’ultimo dei cortometraggi di Bourque, è un viaggio che attraverso e all’interno dell’immagine oltrepassa il tempo e lo spazio. I primi minuti, di sola alterazione della pellicola, costituiscono un flusso cinetico e cromatico che (come il viaggio onirico in 2001: Odissea nello spazio) sembra condurre in un’altra dimensione. Puro movimento, che dona una nuova vita alle successive immagini d’archivio, risvegliate sotto una nuova forma e sopravvissute alla morte. Rievocando le teorie di Aby Warburg, Louise Bourque disseppellisce – e lo ha fatto anche letteralmente, sotterrando nel giardino della casa in cui è nata le scene tagliate dei suoi primi film, riportate in seguito alla luce e utilizzate per nuove opere – le immagini del passato, riosservandole in forma spirituale e quasi orrorifica.
I soggetti dei filmati guardano e salutano la macchina da presa, dietro la quale c’era il padre di Bourque (a cui questo cortomettaggio è dedicato). Un fugace momento diventa quindi una forma di connessione tra immagine e spettatore e tra passato e futuro, disgregando il tempo ed evocando, con la plasticità della pellicola e dell’immagine che vira al suo negativo, l’irrequietezza e la cupa manifestazione di ricordi che sfuggono l’oblio per riabitare il presente.