Il Festival di Cannes, in omaggio alla eccelsa carriera del grande attore americano Micheal Douglas, offre un tributo in diretta su France 2, durante la cerimonia di apertura.
Non solo donandogli la Palma d’oro, ma con un documentario in suo onore: ‘Micheal Douglas, the child prodigy’ .
“Be careful what you wish for, cause it may come true”
State attenti a cosa sognate, perché può diventare vero. Con questa frase asciutta, geniale e indubbiamente armonica Micheal Douglas inizia pian piano a svelare se stesso, la sua originalità e profondità nel documentario dedicato alla sua persona. Spesso incastrato in uno stupido cliché inventato dalla più bieca stampa, che lo ha incasellato come il figlio di .. (ovviamente Kirk), l’attore riesce a squarciare la nomea con risultati eccelsi. Persino dove il padre non era riuscito, Micheal strafa, divenendo ad esempio già a 30 anni un multimilionario, grazie alle sue uniche abilità produttive.
Nato il 25 settembre come Faulkner, Rothko, Elio Germano la conferma che questa data partorisca premi Nobel, premi Oscar e premi in genere, da Rothko a Faulkner, da Almodovar a Jean Sorel, è una certezza.
Michael Kirk Douglas è un attore e produttore cinematografico statunitense, già vincitore di 2Oscar, 4 Golden Globe, un Premio BAFTA e un Premio Emmy. Figlio dell’attore Kirk Douglas, esordì nel 1969 con il film Hail, Hero!, ricevendo una candidatura al Golden Globe per il miglior attore debuttante. Ora compie 78 anni e lo vedremo a Cannes per ritirare la Palma d’oro.
‘Micheal Douglas, the child prodigy’ è una produzione di Arte France e Folamour Productions, con il supporto di Ciné+. Questo speciale documentario mostra come Michael, attore e produttore come il padre Kirk, debba liberarsi dalla bravura e della somiglianza fisica che lo accomuna al genitore, superandolo poi e ottenendo risultati sorprendenti. Liberarsi del cognome Douglas per diventare Micheal non fu facile e la forza dell’attore nel superare un eroe di Hollywood come il padre, non lo ha esonerato, nell’affermarsi, da dolori, malattie e sofferenze varie come lo stare lontano dalla famiglia e dai figli.
Ma essere una star è un piacere solitario…
La scarpetta a mocassino sfilata dal piede, giocherellante, mentre Micheal Douglas rilascia un’intervista con una ottusa giornalista che ficca il dito in una piaga ormai ricolma di sale e secca, prova la rilassatezza di un’anima forte, sicura, a suo agio con sé stessa, con la telecamera, con giornalisti che spesso vanno fuori tema e soprattutto con il rapporto incombente di un padre famoso.
Quel piedino testimonia anche la pochezza di certa stampa non solo americana, che si distingue per superficialità e stridore di fronte alla grandezza di certi personaggi non scevri da errori, scandali o problemi, ma di sicuro geniali nelle loro performance artistiche.
Ennesima domanda deragliante verso un artista che è di suo memorabile senza dover, ogni volta, essere raffrontato al padre.
Liberace o Wall Street, Basic Instinct, Douglas sex symbol, molestato o molestatore, eroe della finanza o pianista visionario e gay, tutti i ruoli di Micheal sono stati sorprendenti e ricolmi di fascino. Quello non solo della sua eleganza fuori dal tempo, del suo sorriso inondante gioia, ma anche quello di una sagacia e visionarietà nel scegliere i ruoli, dirigere e produrre. Uno su tutti – nel 1976 – Qualcuno volò sul nido del Cuculo, in cui vinse di tutto.
Il documentario ‘Micheal Douglas, the child prodigy’ dimostra che il rapporto con il padre in cui Michael ha sempre cercato di dimostrare di essere all’altezza, generando oltre alle tensioni psicologiche ed emotive di una figura gigante incombente sulla tua anche frustrazioni e poi finalmente una totale libertà espressiva propria e svincolata da Kirk. Uno su tutti. L’esempio che Micheal riesce a vincere due Oscar e il padre no. Questo è niente di fronte alla capacità di sconfiggere un tumore alla gola, l’alcolismo e la dipendenza da sesso.
Fuori dal set
Douglas si è distinto anche fuori del set. Da sempre impegnato nella lotta alla diffusione delle armi negli Stati Uniti ed è un messaggero di pace delle Nazioni Unite, testimonial per il disarmo nucleare. Che ddi questi tempi servirebbe più che mai.