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In Sala

Act of Valor

Il film nasce dalla realizzazione di un documentario di sette minuti sull’”Equipaggio Guerra Speciale della Marina Militare Statunitense” che, una volta visionato il progetto, ha deciso di commissionare un lungometraggio sulle proprie attività. Il risultato, purtroppo, è decisamente patinato ed eccessivamente da fiction

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Anno: 2012

Distribuzione: M2 Pictures

Durata: 111′

Genere:  Azione/Avventura/Thriller

Nazionalità: USA

Regia: Mike McCoy /Scott Waugh

Una missione per liberare un’agente della CIA rapita (Rosalyn Sanchez, già vista nel serial tv Senza Traccia) svela una trama agghiacciante facente capo ad una organizzazione terroristica in procinto di sferrare un attacco potenzialmente letale al cuore degli Stati Uniti, con conseguenze inimmaginabili. Questa volta la missione di salvare il mondo viene affidata ad una squadra SEAL (United States Navy Sea, Air & Land forces), composta da padri di famiglia capaci di tenerezze e debolezze nella loro vita privata ma fieri e coraggiosi una volta indossata la divisa.

Il film, diretto da Mike “Mouse” McCoy e Scott Waugh della Bandito Brothers, nasce dalla realizzazione di un documentario di sette minuti sull’Equipaggio Guerra Speciale della Marina Militare Statunitense che, una volta visionato il progetto, ha deciso di commissionare ai due registi un lungometraggio sulle proprie attività. Va da sé che l’impianto dell’opera risulti caratterizzato da un tono propagandistico che rende il film molto simile ad un mega spottone che sembra essere stato creato apposta per “giustificare” le missioni militari statunitensi in giro per il mondo. L’afflato è quello celebrativo, con tanto di sacrificio finale e sermone di circostanza. Nonostante tutto, il giudizio finale non è completamente negativo: la missione ad alto tasso adrenalinico e incentrata sulle tattiche e tecniche militari per il recupero degli ostaggi tiene desta l’attenzione dello spettatore. Peggio va nella seconda parte, e in particolare negli ultimi venti minuti di pellicola, in cui le azioni militari insistite trasformano il film, già di suo appesantito da un’eccessiva durata, nella fastidiosa e snervante versione cinematografica di uno sparatutto.

Ma il problema principale di Act of Valor è un altro: si tratta di una questione di forma. Per un film che vuole mescolare realtà e finzione, accostando ad attori professionisti (la già citata Sanchez, Nestor Serrano, Alex VeadovJason Cottle) veri SEAL della Marina Militare, affidando loro i ruoli da protagonisti, il risultato è decisamente patinato ed eccessivamente da fiction, con militari bravi e bellocci, che non aggiungono un briciolo di veridicità e che non sfigurano affatto accanto ai professionisti, tanto che non sarebbe possibile distinguerli se il pressbook del film non lo gridasse a gran voce come elemento di novità assoluta del progetto. Da un film con queste premesse, ed incentrato su pericolose missioni militari, ci si sarebbe aspettato maggiormente un’estetica da reportage o cinema veritè, come l’utilizzo della macchina a mano, di riprese frenetiche, tremolanti e in soggettiva, magari attraverso visioni notturne ad infrarossi. Niente, o poco, di tutto questo. Quindi il dubbio sull’intera operazione pesa come un macigno sulla pellicola: se l’estetica è quella di un film di fiction, che senso ha questo Act of valor?

Federico Larosa

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