In sala dall’11 maggio 2023, distribuito da Medusa Film, La caccia è la seconda prova da regista di Marco Bocci. Emerso e apprezzato nel ruolo del Commissario Scialoja in Romanzo Criminale – La Serie, il cineasta originario di Marsciano (PG) realizza un’altra opera di genere, assolutamente degna di nota.
Il film, girato tra Roma, Terni e Rieti, è prodotto da Santo Versace e Gianluca Curti per Minerva Pictures, con Rai Cinema e sarà presentato in anteprima il 10 maggio al Riviera International Film Festival.
La caccia | La trama
Quattro fratelli – rispettivamente interpretati da Paolo Pierobon, Filippo Nigro, Pietro Sermonti e Laura Chiatti – si ritrovano a dover fare i conti con il proprio passato e con un’eredità pericolosa, dopo la morte del padre. Giorgio (Pierobon) sembra aver raggiunto il successo, sia sul piano lavorativo che su quello familiare, ma in realtà è succube della moglie e della figlia, ed è pieno di debiti.

Stesso discorso per Luca (Nigro), che vende auto ma ha il vizio del gioco, per cui alcuni strozzini – tra cui spicca il volto dello stesso Bocci – gli sono alle calcagna. Mattia (Sermonti) ha, invece, preso la strada dell’arte: la pittura e la creatività fanno parte della sua vita, insieme alla giovane compagna attrice, ma la realizzazione non è esattamente a portata di mano. Infine c’è Silvia (Chiatti), l’unica femmina, ex tossicodipendente e ora decisa ad avere un bambino.
I figli dovrebbero sempre somigliare ai buoni genitori.
L’improvvisa dipartita del genitore li costringe a riunirsi e a rivangare ricordi non piacevoli. Oltre a dover gestire gli affari di famiglia rimasti in sospeso.
Marco Bocci onora la sua compagna Laura Chiatti
Il secondo lungometraggio firmato da Bocci mette ben in evidenza la passione di quest’ultimo per il suo mestiere. La sua, è una regia presente. Lo sguardo, attento e spietato, capace di immortalare una realtà e di renderle giustizia attraverso la creazione di un’atmosfera ad hoc. Complici, senza dubbio, i collaboratori di cui si circonda, compresi i suoi attori. Avendo lui stesso esperienza in tal campo, sa come guidarli, consigliarli, spingerli e dirigerli al meglio.

Non a caso, sceglie la sua stessa compagna di vita – con la Chiatti ha due bambini, Enea e Pablo – per affidarle un ruolo delicato. E lei lo ripaga, apportando fascino e credibilità al suo personaggio. Silvia rappresenta il punto di vista femminile all’interno di un mondo virato al maschile, ma non è l’unico, sebbene sia il più importante. Nel suo rapporto con Mattia vengono fuori i pochi momenti di tenerezza e affetto fraterno, mentre nel desiderio di maternità si legge un essere donna in cerca di affermazione.
E vissero per sempre infelici e scontenti
Tutti e quattro i fratelli hanno a che fare con un passato ingombrante, impenetrabile, che ha lasciato ferite profonde, difficili da condividere persino dentro la stessa famiglia. Attraverso i flashback conosciamo la storia di ciascuno di loro, avvicinandoci ai motivi di determinate scelte di vita.
Non voglio più scappare.
L’idea della voce fuori campo che racconta, utilizzando un’analogia a unire i protagonisti della pellicola con quelli di una favola, crea e immerge completamente nel mood. Il mistero aleggia, insieme alla nebbia che circonda la tenuta di famiglia, mentre i ragazzi vengono tirati su da un uomo solo e piuttosto ruvido. Il sangue nutre i legami, ma mancano quei sentimenti che permettono di alimentare una vita sana e serena.

La caccia non ha nulla di conciliante o consolatorio, esibendo un iper-realismo a tratti disturbante, eccessivo, ma utile a trasmettere qualcosa. Un’emozione, un messaggio, una riflessione.
*Sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.