Presentato al Toronto International Film Festival il 10 settembre 2020, e ora disponibile su AppleTV+, Fireball-Messaggeri dalle stelle segna il ritorno del sodalizio già visto in Dentro l’inferno (Werner Herzog, 2016) tra Werner Herzog e Clive Oppenheimer.
Werner Herzog e Clive Oppenheimer esplorano vari luoghi del pianeta, attraversano sei continenti e numerose location. Il cuore della ricerca è costituito da testimonianze, culture e ritualità che orbitano intorno al fenomeno dei meteoriti, i cosiddetti visitors from darker worlds. Dal gigantesco cratere di Wolfe Creek in Australia fino alle infinite distese di ghiaccio in Antartide.
Werner Herzog e Clive Oppenheimer
L’interesse intorno a questo fenomeno percorre un ampio spettro di questioni, dalle più tangibili e propriamente geologiche alle conseguenze sull’immaginario e sulla cultura. Se da un lato si hanno i crateri e le conseguenze naturali di questi cataclismi, dall’altro si possono trovare i dipinti aborigeni o i culti nati nella culla di un cratere meteoritico. Non manca infine una particolare attenzione al rapporto più umano e personale tra ciò che proviene dal cosmo più profondo e la vita delle persone.
Nella prospettiva dei registi, così come in quella dei personaggi che abitano questo documentario, i meteoriti sono portatori di un significato profondo e difficile da mettere in scena.
IL CINEMA DI HERZOG
Werner Herzog è un regista che ha sempre guardato alla natura, all’uomo e al mondo con un sguardo particolare, che tenta di riflettere sull’immagine con la consapevolezza che ciò che sta mettendo in scena è sempre mediato, in primo luogo da un linguaggio che connota inevitabilmente la realtà.
“A forza di dichiarazioni, il cosiddetto Cinéma Vérité è privo di verità. Esso sfiora una verità di pura superficie, la verità dei contabili.”
Contro la presunzione del Cinema Veritè e per una riflessione sull’indagine documentaristica, Herzog adotta soluzioni formali che sottolineano la natura soggettiva di ciò che appare sullo schermo, come l’ormai celebre voce narrante o l’incursione nel campo di operatori e cineprese, indici di un’istanza narrativa che è fonte del racconto e della natura “mediata” dell’immagine.
ECSTATIC TRUTH
Accanto alla critica “smitizzazione” dell’immagine documentaristica, Herzog crede nella possibilità di ritrarre una qualche verità attraverso la macchina da presa, attraverso il cinema e la meraviglia, quella che lui stesso definisce ecstatic truth. Al rifiuto del resoconto dei fatti, che non fa che scalfire la superficie della verità o, per dirla con Herzog, “scattare fotografie tra le rovine dei fatti”, si contrappone un utilizzo controverso della forma documentaristica che attraverso la stilizzazione, l’esplorazione della natura dell’immagine, del “landscape as a character” e altre soluzioni, cerca di portare in superficie una verità più profonda ed estetica. La nozione del sublime o, se si preferisce, del sense of wonder herzogiano proviene dalla ricerca di ciò che può eccedere le possibilità di rappresentazione del linguaggio.
Il cratere di Wolfe Creek, in Australia
Un ulteriore livello di mediazione è dato dalla soggettività di uno sguardo che giocoforza è incastrato all’interno del proprio tempo. È per questo che vige sempre una distanza. Concettualmente quella stessa distanza e impossibilità di avvicinarsi che si vedeva in Cave of Forgotten Dreams (W. Herzog, 2010). Sono gli angoli bui di una realtà perduta che è possibile osservare solo sotto la lente del presente.
Passato e rappresentazione
Fireball-Messaggeri dalle stelle è un altro piccolo tassello nella vasta filmografia del regista, in cui convivono in armonia tutte queste istanze. L’impossibilità di rappresentazione dei cataclismi ha quindi una relazione evidente con la riflessione sull’immagine e sulla verità che Herzog ha sempre portato avanti nei suoi film. Non è un caso ed è, anzi, una soluzione con forti implicazioni, che Herzog utilizzi all’interno del documentario spezzoni di film di finzione come Deep Impact (Mimi Leder, 1998) o The Lost Dinosaurs (Sid Bennet, 2012) per rappresentare l’impatto di meteoriti di migliaia di anni fa. Avvicina di fatto documentario e film di finzione su un piano di senso simile.
Un ruolo cruciale è conferito all’impossibilità della rappresentazione e alla distanza temporale dagli eventi; distanza che è ricordata anche dallo stesso Herzog nelle vicinanze del cratere meteoritico di Wolfe Creek, in Australia, dove in riferimento agli aborigeni dice:
“Non possono aver assistito all’impatto avvenuto oltre 100.000 anni fa, ma ci sono stati eventi più recenti che possono aver innescato una memoria culturale”
Inevitabilmente in Fireball: messaggeri dalle stelle emerge la necessità secondaria di spostare l’attenzione sulle ripercussioni attuali di questi eventi del passato, che in qualche modo mettono in relazione l’uomo con il cosmo, con la storia e con il tempo. È anche su questo legame misterioso e profondo che si concentra il documentario.
Nella culla dei crateri sorgono culti e civiltà, nei meteoriti superstiti rimangono incastrati gas di 4,5 miliardi di anni fa, la polvere cosmica si può raccogliere magicamente sul tetto di un’arena sportiva a Oslo.
Il documentario vive di queste suggestioni e di altrettante preziose contraddizioni. Herzog e Oppenheimer segnano contemporaneamente la distanza e l’inafferabilità di questi eventi e fenomeni, ma anche la vicinanza inestricabile che lega l’umanità allo spazio più profondo e al passato più lontano.
Fireball: messaggeri dalla stelle
Anno: 2020
Durata: 97'
Distribuzione: Apple TV+
Genere: Documentario
Regia: Werner Herzog, Clive Oppenheimer
Data di uscita: 10-September-2020
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