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Unarchive

‘Radiograph of a Family’, riesaminando il passato

Documentario d'archivio con cui la regista iraniana riesamina il passato della propria famiglia, ricostruendolo anche attraverso altro materiale, e fornendo al medesimo tempo uno sguardo alla storia dell'Iran.

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In concorso nella sezione internazionale dell’UnArchive Found Footage Fest, Radiograph of a Family (2020) di Firouzeh Khosrovani è un documentario d’archivio in cui la regista iraniana ha ricostruito la storia dei suoi genitori – e la sua infanzia – utilizzando anche materiale altrui, per colmare le lacune fotografiche e video.

La storia privata della sua famiglia diviene anche una radiografia della storia dell’Iran, in particolare delle turbolente decadi Settanta e Ottanta del Novecento, scaturite dalla Rivoluzione iraniana (1978-1979).

Colmare gli spazi bianchi, ricomporre la memoria (familiare e storica)

Nel film la piccola Firouzeh, interpretata da una bambina (uno dei rari momenti di materiale girato ex novo), disegna le parti mancanti di una delle foto strappate dalla madre dopo la totale conversione all’Islam.

Questa infantile e fantasiosa operazione è la stessa che Firouzeh Khosrovani, divenuta adulta, ha attuato come film maker. Ricostruire quel lontano passato, di cui rimanevano brandelli, attraverso l’innesto di altro variegato materiale filmico.

Filmini privati, rimasti orfani, recuperati in mercatini o tramite conoscenze; filmati statali forniti dallo stato; materiale messo a disposizione dalla Svizzera (co-produttrice); foto e filmini di famiglia; alcune scene realizzate appositamente.

Un differente documentazione che la regista ha assemblato per far rivivere la vita dei genitori, dal corteggiamento fino al presente. E sin da subito l’intento della regista iraniana è stato quello di far scorrere in parallelo il privato con i fatti del mondo esterno.

Il radicale cambiamento caratteriale della madre è dovuto agli avvenimenti esterni, prima con l’indottrinamento di Ali Shariati (1933-1977), e poi con la Rivoluzione iraniana. Questi due eventi, sono la parte centrale che fanno da spartiacque, e bilanciano, il documentario.

Nel prima, vediamo che predomina la figura del padre, che se da un lato pare ormai slegato dai dettami religiosi islamici (fa una vita da occidentale, e vorrebbe che anche la giovane moglie si lasci andare) per la sua permanenza in Svizzera, dall’altro conserva una mentalità maschilista, vietando alla moglie di aderire alla sua fede.

Nel dopo, è la madre che prevale, soggiogando il marito e dettando le regole. Non è una emancipazione, ma una involuzione poiché segue i precetti dell’Islam integralista professato dall’Ayatollah Khomeini. Lei, come molte donne iraniane del periodo, ormai somiglianti nei modi e nel vestire, accetta l’obbligo del velo.

La casa, il tempo che scorre

Il Found Footage assemblato è inframmezzato da una lentissima e levigata, quanto gelida, carrellata in avanti nell’appartamento di famiglia. Un luogo candido ma al contempo asettico, che rappresenta il focolare, ossia la canonica confort zone dove ci dovrebbero essere la pace e l’amore.

Ma quel biancore è soltanto superficiale, perché all’interno si palesano i dissidi, dapprincipio classici (la musica troppo alta, oppure un quadro troppo audace), e poi più profondi e insanabili: la rivoluzione è entrata in casa e ha tolto qualsiasi spiraglio di libertà.

Quelle tese carrellate servono a scandire il trascorrere del tempo, in un appartamento che sostanzialmente, a livello d’arredo, cambia poco. Nozione di tempo che verso la fine si perde, proprio perché il culmine familiare-storico è raggiunto con il radicamento della politica religiosa di Khomeini.

E soltanto nel pre-finale Firouzeh Khosrovani mostra il presente, dopo aver zoomato all’indietro partendo da una vecchia foto in cui, bambina, era nelle braccia del padre. Forse l’ultimo momento familiare felice di Firouzeh. E se il presente iraniano, rappresentato dalla madre fervente islamica, è questo, per la regista iraniana è meglio tornare alla bambina che ridisegna fantasiosamente le parti mancanti delle foto.

L’ espediente della carrellata in avanti nell’appartamento, per compitare il flusso temporale, è ripreso anche da La famiglia (1987) di Ettore Scola, affresco interno di una dinastia borghese del Novecento, mentre gli avvenimenti storici dell’Italia sono lasciati – intuiti – fuori.

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