Hidden Letters di Violet Du Feng (co-diretto da Qing Zhao) è un documentario cinese prodotto da un team di donne produttrici d’eccellenza (Mette Cheng Munthe-Kaas, Jean Tsien, Su Kim e Violet Du Feng stessa) e presentato al Jeonju International Film Festival.
La pellicola è ora al Biografilm Festival.
Il film racconta di una lingua nascosta, il Nüshu, parlata o meglio cantata dalle donne Yao della contea Jiangyong, nello Hunan, dove vigeva prima dell’ascesa di Mao, un ferreo sistema patriarcale. Le donne erano costrette alla cieca obbedienza, vittime della fasciatura dei piedi, e per scampare alle sofferenze di questa esistenza sottomessa cantavano le loro disgrazie trovando conforto l’una nell’altra.
Sin dalla prima sequenza, Hidden Letters è poesia, suoni, musica e grafie eteree. C’è un’eleganza intrinseca al documentario che trascina lo spettatore a viaggiare nel tempo e nello spazio, in queste parole proibite e in questo linguaggio della ribellione silente.
Hidden Letters, la trama
Sì seguono tre protagoniste, unite in forma diversa dalla passione per il Nüshu (女书,letteralmente scrittura delle donne), definita anche la lingua delle formiche. Sconosciuta fino agli anni ’80 – perché solo di recente sono stati rinvenuti gli scritti dalle stesse tombe delle donne che li redigevano -, ha ripreso vigore, tra studiosi appassionati, un museo, e sfruttatori che ne bramano le potenzialità commerciali.
Hu Xin è quasi l’ultima giovane erede delle conoscenze Nüshu , che la ultra ottantenne He Yanxin ci ha tenuto a trasmettere. Hu Xin ha votato la propria esistenza e il proprio impegno quotidiano a mantenere vivi il canto e la scrittura Nüshu, scendendo a volte a compromessi con la sua purezza e il rispetto filologico. Gestisce l’unico museo dedicato alla lingua.
La storia di Wu Simu, invece, è tipica delle donne moderne, quanto di quelle di cui i poemi Nüshu cantano. Incapace di adattarsi a un ruolo che le viene assegnato ed imposto, si allontana dal promesso sposo per mantenere fedele la sua vocazione alla musica e ai tratti delicati della lingua delle donne oppresse.
– I was no less than anybody.
– Nüshu has elevated you.
La sorellanza
Hidden Letters è un film femminista e femminile che non parla di femminismo in senso moderno. Eppure, intrecciando riflessioni storiche ad osservazioni sociologiche, mostra un potere sottile e indiretto fortissimo.
Nüshu is about sisterhood. I don’t remember anybody writing about wife-husband relationship.
La Cina della Rivoluzione Culturale e del Grande Balzo in Avanti, dove donne e uomini erano tutti allo stesso modo lavoratori, sembra un mondo così lontano dalla Cina capitalista moderna. Pertanto i lamenti accorati del Nüshu sono ancora moderni.
Nella società patriarcale cinese troviamo pesanti ruoli da cui non si riesce a fuggire e le dimensioni costrette, claustrofobiche e asfissianti delle differenze di genere: le stesse contro cui le due giovani protagoniste Millenial, Hu Xin e Simu. Che siano le donne a tenere in vita questo racconto di miserie non è casuale: perché appartiene alle donne, è per le donne.
I realized the urgency of using this film to provide a shared platform for women to start the conversation, just as what Nushu did to those women in the past. (Violet Du Feng)
La mercificazione
Quando il Nüshu incontra la mercificazione, la mascolinità lo violenta e affonda lo spirito puro di quella lingua. Tutti hanno qualcosa da dire per sfruttare il potenziale commerciale del mistero ritrovato. Al punto che la sua più nascosta identità viene deformata da considerazioni nuovamente maschiliste e ben poco in sintonia con quella che era la natura dirompente di questa comunicazione silente.
È incredibile come si sia lavorato per fare aderire il Nüshu ai canoni di bellezza ed eleganza di principessine in erba che sfilano diligenti. Certo, è effettivamente un canto e una scrittura dalle movenze leziose e morbide. Tuttavia è assurdo vedere il Nüshu piegato per aderire a un’idea deformata, un’etica di comportamento per le donne, richiamando proprio quel ruolo che la società confuciana imperiale aveva loro attribuito. E che così bene aderisce alle richieste di ruolo della società cinese contemporanea. Nella mercificazione di questo linguaggio:
Nüshu is about obedience, acceptance, resilience
È in queste sofferte dicotomie che il documentario si chiude, e nella pesantissima solitudine che le protagoniste, paladine della lingua dissidente, si trovano a dover fare propria. Non c’è compagno di viaggio per loro che non vogliono sottostare. E la denuncia più forte estrude da un canto, per affondare la lama nella Cina di oggi, dove ancora c’è davvero da lavorare sui ruoli e sulla parità di genere.
La sorprendente eredità delle donne Yao descritta da Violet Du Feng nel suo poetico Hidden Letters risuona come un canto ipnotico elegante e letale; si rivolge ad un popolo tutto, si rivolge alle donne, senza limiti di appartenenza.
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